1/ Dal dovere al piacere di leggere … c’era una volta

TESTIMONIANZE

Cultura e lettura: un binomio inscindibile. La cultura e la maturità di un popolo si possono misurare infatti dall’amore che questo ha per i libri, mentre coloro che hanno abbandonato e distrutto le loro biblioteche hanno lasciato tracce della propria barbarie. Quando ero bambina mi diceva spesso mia madre: ”Leggi che ti istruisci e impari a fare i temi!”. Erano gli anni ’50. Alice nel paese delle meraviglie e La piccola duchessa sono stati gli unici  libri di narrativa della mia infanzia; libri cartonati e illustrati (ricevuti in dono), di cui ogni tanto leggevo qualche pagina e che riponevo poi con cura come oggetti preziosi. A quelli tuttavia preferivo i miei semplici e poveri giocattoli: bambole di pezza che la nonna pazientemente mi costruiva con cenci e bastoni.

Leggevo scorrevolmente, ma sicuramente non ero una lettrice, nel senso che non amavo particolarmente la lettura, che mi appariva (come alla maggior parte dei bambini) un dovere da compiere più che un piacere da ricercare. All’epoca erano del resto ancora lontane le intuizioni di Daniel Pennac,  che parecchi anni più tardi avrebbe affermato che la lettura può essere  (alla pari del gioco) un’attività avvincente se non la si impone, ma vi si avvicina per libera scelta, poiché “Il verbo leggere non sopporta l’imperativo,  come il verbo amare e sognare”.

Rivoluzionari ed entusiasmanti i suoi “Diritti del lettore”, primo fra tutti il “diritto di non leggere”. Diritto di non leggere se la lettura è imposizione, noia, sacrificio, e di contro diritto di leggere con gioia ed entusiasmo.

    Ma…- viene spontaneo obiettare – si possono realizzare questi principi? La mia esperienza di insegnante mi fa rispondere di sì: il libro può essere considerato un passatempo e addirittura un gioco e un’evasione se viene valorizzato da un’opportuna educazione alla lettura che, facendo acquisire delle competenze specifiche, aiuta ad operare la scelta del libro “giusto” (più consono ai propri gusti e alla propria personalità) facendone scoprire l’attrattiva e il fascino.

    Un libro interessante non passa mai di moda. In ogni epoca e ad ogni età leggere vuol dire  volare con la fantasia insieme ai personaggi e alle storie immaginate, ampliare i propri orizzonti e, in definitiva, vivere mille avventure e mille vite, perché  “chi legge – come ha acutamente osservato Umberto Eco – c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito…”

    In un mondo pigro e dominato delle immagini, la lettura è inoltre un esercizio prezioso che serve a mantenere attiva e giovane la mente,  obbligandoci a pensare, ricordare, confrontare e confrontarci.

Sono quindi da  plaudere e incrementare tutte quelle iniziative che  stimolano l’amore per i libri attraverso una valida opera di educazione permanente: associazioni artistiche e socio-culturali che valorizzano il territorio e tengono viva la memoria di un vissuto collettivo che la comunicazione aiuta a non dimenticare e a tramandare come un retaggio prezioso.

     Mi viene spontaneo a questo punto chiedermi: – La comunicazione, affidata tradizionalmente alla carta stampata, crea cultura anche quando corre sul web? Internet consente agli utenti di emozionarsi e riflettere come il caro vecchio libro?

    Sono sicuramente molti i vantaggi offerti dal nuovo mezzo di comunicazione. Rapidissimo, preciso, universale, ci mette tutto a portata di mano con un clic: ci consente di visualizzare più libri e autori contemporaneamente (con gli ipertesti), di ricevere e trasmettere video, immagini, documenti in tempo reale, di raggiungere tutti gli utenti che si collegano ad un determinato sito, di conoscere tutto ciò che succede nel mondo. Non è poco!!

    E i libri? Non offrono di certo tutti questi vantaggi, ma ne hanno uno insostituibile: sono oggetti che vivono solo nel momento in cui vengono letti e consentono un rapporto  personalissimo tra autore e lettore, il quale trasferisce nell’opera tutta la sua sensibilità, la sua fantasia e la sua capacità logico- interpretativa.  Il lettore sceglie il suo libro e, se la scelta si rivela felice, si crea un feeling che dura tutta la vita, come avviene con le grandi amicizie. Con il computer  si instaurano invece rapporti più  rapidi e immediati ma anche più effimeri e passeggeri, che raramente si trasformano in un  innamoramento profondo.

   

Tra mezzo cartaceo e strumento tecnologico, quindi, non competizione ma collaborazione e integrazione, allorché si riconoscono le specificità e i settori preferenziali di utilizzo di ognuno.

Entrambi avranno raggiunto i loro scopi se  saranno serviti a creare cultura, quella cultura che si crea e si diffonde quando  pensieri ed emozioni, nella condivisione, diventano universali.

 

                                                                                                                Giuseppina Martinelli 

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