1. Intervista a Elettra De Maria

La scrittura autobiografica e l’immaginazione narrativa costituiscono la via privilegiata per arrivare all’incontro profondo con se stessi e con la propria storia personale. È l’itinerario  che ha scelto di percorrere e di cui si fa interprete  Elettra De Maria. Dopo il libro “Il volo della farfalla”, lo scorso 10 aprile 2016 a Montefiascone, Elettra ha presentato il suo ultimo romanzo, Natale con gli Olmi. Una testimonianza  autentica di come la scrittura  possa essere considera uno  spazio protetto, dove incontrare i pensieri,  le speranze e le paure  che hanno accompagnato  e accompagnano le esperienze,  spesso dolorose e traumatiche,  della vita. La scrittura, perciò, come spazio protetto, dove rielaborare le esperienze, per scegliere finalmente di reagire, rialzarsi, ricostruire la propria autonomia  e continuare a vivere .. 

Con grande disponibilità e generosità Elettra De Maria ha accettato di condividere con Geapolis la sua esperienza di scrittrice e di persona in cammino e in  ricerca del senso  profondo e ultimo  della vita…

Innanzitutto una domanda forse scontata ma inevitabile: che cosa è per te la scrittura?

Per me la scrittura ha una funzione liberatrice di tutto quello che sento dentro e che diversamente non saprei esprimere.

Partiamo dalla presentazione dell’ultimo  tuo libro “Natale con gli olmi”. Quando e come è nata l’idea di scriverlo? Che cosa rappresenta per te questo libro?

L’idea di scriverlo probabilmente e semplicemente è scaturita dalla mia età. Infatti è ambientato in una casa di riposo per anziani, quando non resta che fare i conti con la propria vita, per cercare di capirne il senso e in cui l’unica meta vera che si dovrebbe aver raggiunto è la saggezza senza la quale nulla ha avuto senso.

Come si inserisce quest’ultimo libro  nel tuo percorso di scrittrice?

La parola scrittrice mi imbarazza un po’, poiché penso che si possa attribuire solo a chi ha il desiderio di farsi conoscere attraverso l’editoria ufficiale. Io fondamentalmente scrivo solo per me e per chi, conoscendo me, fosse interessato a conoscere il pensiero che affido alle mie parole. Mi sembra infatti che se non si lascia in testimonianza -quasi una sorta di eredità- il tentativo di dare un’interpretazione della vita sia inutile averla vissuta. É stato con questo intento che è nato il mio primo libro: “Il volo della farfalla”, un romanzo autobiografico. Il senso di ciò l’ho affidato all’esergo in cui le mie parole sono state “perché nessuna storia è veramente esistita se non viene raccontata, ma quando viene raccontata tradisce la verità”. Sì, perché, pur nella volontà di affidare la mia storia al pensiero degli altri, c’è in me presente la consapevolezza che, mentre scegliamo le parole, queste cristallizzano una verità che, in fin dei conti, è solo soggettiva e forse anche opinabile e che – altrettanto ‘forse’ – la scelta di altre parole renderebbero la storia del tutto diversa. 

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“Parco degli Olmi”. Residenza per anziani. La scritta campeggia sul cancello di ferro dell’entrata e certo non si può dire né ospizio, né casa di riposo perché assomiglia di più ad un albergo pluristellato : in ogni stanza c’è anche la possibilità di aggiungere una poltrona letto nel caso qualche badante o familiare voglia fermarsi. Con un piccolo supplemento dicono. Chissà perché il supplemento lo definiscono sempre ‘piccolo’ , quando in realtà  è ampiamente compreso nel prezzo di base! Comunque la vicinanza alla clinica  adiacente assicura ogni intervento medico  che si rendesse necessario e il personale è gentile e professionalmente preparato… Nel parco tutto funziona a meraviglia anche perché è stato inaugurato recentemente e, come ogni cosa, avrà tutto il tempo per deteriorarsi nella struttura e nella buona volontà dei singoli. Anche gli anziani che vi si sono ritirati per il momento non hanno fatto in tempo ad aggravare la loro decadenza.

Elettra De Maria (tratto da Natale con gli Olmi) 

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Ci sono dei momenti particolari durante la giornata, durante l’anno, in cui ti senti particolarmente creativa? Oppure sono gli avvenimenti della vita che hanno scandito  e scandiscono la scrittura dei tuoi libri?

Scrivo quando posso, quando il tempo me lo concede e non ho altri impegni. L’anno scorso una persona mi ha chiesto se avessi mai scritto prima e io ricordo di aver risposto di no. Tuttavia poi ci ho ripensato. Forse i presupposti erano già presenti nelle decine di lettere che mi sono trovata a scrivere quando volevo far capire qualcosa a qualcuno. Ho sempre pensato che se ci sono messaggi importanti da far pervenire si può solo scriverli. In un contraddittorio – che prevede le più varie reazioni della controparte- non si riesce ad esprimere fino in fondo ciò che si vuole, ad argomentare con coerenza e completezza le proprie ragioni. Scrivendo, si spera di poter indurre ad una riflessione maggiormente interiorizzata e non frutto di un’emotività transitoria. Attraverso il mio lavoro di insegnante ho poi scritto decine (centinaia?) di relazioni per presentare le classi. In esse  “ho scritto” dei miei “singoli” alunni …. Ho sempre cercato di considerarli al meglio, perché è solo facendo leva sui lati positivi di situazioni e persone che non ci lasciamo affogare nel male.

La mia attività di ‘scrittrice’ fino a tre anni fa è stata questa. Poi… L’anno precedente era sopravvenuta inaspettata la morte di mio marito ed io ho impiegato un anno a elaborarla …  É stato allora che, nel 2013,  ho scritto il mio romanzo autobiografico: “Il volo della farfalla”.

Per la verità, la voglia di scrivere mi era già venuta qualche tempo prima – spinta e motivata da mio marito-…  Avevo iniziato a scrive  “Il volo dell’aquila”, che poi era rimasto lì. Il mio impegno con  l’associazione EstrosIdee  mi ha poi indotto a stendere le mie “Favole da Montefiascone”, per cercare fondi che ci aiutassero a portare avanti i nostri progetti. A quel punto, mi sono resa conto che sedermi al computer, in qualche modo ad ‘aspettare’ che le parole si rincorressero sulla tastiera, mi rilassava, mi dava pace e in un certo senso motivava le mie giornate, all’improvviso diventate senza storia. E’ stato così che ho ripreso e portato a termine “Il volo dell’aquila”. Ho dedicato il libro all’AVIS, quasi per saldare un mio debito, in quanto, non avendo mai donato il sangue per vari motivi, in un’occasione avevo ricevuto invece una donazione. E infine “Natale con gli olmi”, anche stavolta a favore della mia associazione che ha in animo altre idee.

APPRENDERE IN ETÁ ADULTA E DIALOGO INTERGENERAZIONALE

Che cosa significa per te “Apprendere per tutta la vita”?

Apprendere tutta le vita! Ogni giorno che passa arricchisce la nostra esperienza e la nostra capacità di elaborazione del vissuto che si deve portare ad un livello cosciente perché non vada sprecato.

In che modo il romanzo “Natale con gli olmi” può aiutare a riflettere sui temi dell’invecchiamento e della formazione in età adulta?

Mi si chiede poi  di fare un collegamento fra un testo di  Eric Erickson  e il mio “Natale con gli olmi”. Il primo recita così: La vita della persona adulta vede la persona impegnata a risolvere il conflitto fra il rammarico (disperazione) e l’integrazione. Quest’ultima consiste nel riconciliarsi con l’esistenza così come è stata, con i suoi elementi positivi e negativi. La saggezza, virtù psicologica dell’anziano, consiste in uno sguardo rappacificato sulla vita, ma non ingenuo. Si manifesta come preoccupazione disinteressata e nello stesso tempo attiva nei riguardi della vita stessa di fronte alla morte.” Il mio libro, ambientato in una casa di riposo in cui probabilmente c’è solo da aspettare la morte, ha come protagonista una giovane. Un anziano ad un certo punto parla così ad un’altra ospite: “Questo posto non è poi tanto male e la vecchiaia possiamo viverla come se ci trovassimo su un ponte che collega, è vero, la vita con la morte, ma da qui possiamo scorgere, nell’acqua che ci passa sotto, tutta la nostra esistenza e, se tu non sai trovarne nessun significato, vuol dire che ti sei persa la parte migliore: l’occasione della conquista di un po’ di saggezza!”. Dopo varie vicende, incontri e scontri, la giovane, arrivando la vigilia di Natale, osserva: “… Nel salone c’è un’aria di festa particolare, come se gli occhi dei miei vecchi risplendessero del riflesso di Dio, come se, dopo la fatica del vivere, la pace si fosse finalmente posata sui cuori di ognuno mentre tutto intorno sembra rimandare al mistero della vita accettata nel bene e nel male”. “Natale con gli olmi” finisce poi con il pensiero di lei che dice: “… mi rendo conto che i mali, i dolori, i traumi, che mi sono trascinata dietro tutta la vita, mi sembrano ora scomparsi di fronte all’umanità dolente che ho conosciuto qua dentro, di fronte alla profondità dei sentimenti, all’accettazione della sofferenza che la vita ha imposto a tutti loro, alla consapevolezza che mi hanno insegnato che è solo l’amore a poter trascendere ogni male”. E dunque sì, mi pare che il collegamento ci sia proprio!

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Noemi … la giovane protagonista del libro  ….

….. la mia mente se ne va invece a quando sono arrivata qui la prima volta. Avevo posteggiato e avevo stretto le mani sul volante e ci avevo reclinato sopra la testa e avrei voluto sbattercela –oh, se me lo ricordo bene!- e non avrei voluto scendere. Uno ospizio per anziani! Come avrei fatto a rapportarmi a loro? Avrei capito le loro parole biascicate? Sarei stata in grado di rispondere a persone per le quali l’udito sarebbe stato soltanto un ricordo lontano? Avrei stretto mani pulite?

“Ora che sei tornata a ciondolare in questa famiglia, tanto vale che tu vada a tenere compagnia ad Ada, almeno guadagni qualcosa perché lei i soldi ce li ha!”Sì, è stata proprio Ginevra a spedirmi qui. Voleva certo umiliarmi e farmi sentire una reproba e invece mi ha fatto un piacere. Certo il denaro che guadagno in questo modo mi fa comodo per non passare dalle forche caudine di richieste a lei… Dovrò riprendere in mano i libri: un paio di esami e la tesi, anche se non so cosa ci potrò fare con una laurea in psicologia di questi tempi, ma se non altro, ho deciso di impegnarmi per fare un dispetto a Ginevra che mi reputa una nullafacente se non addirittura un rifiuto dell’umanità. …. L’unica attenuante che le posso trovare è che sta con mio padre. Ma che cavolo di famiglia è o è mai stata la mia? Quando mi fermo a riflettere, mi accorgo che quasi tutta la mia vita è come stata scritta su una lavagna che giorno dopo giorno mi ostino a cancellare….

Elettra De Maria (tratto da Natale con gli Olmi)

Il Parco degli Olmi  luogo di relazioni  autentiche … Noemi si interroga sull’amore

…..Chissà come erano da giovani! …. Guardarli mi fa tenerezza…..Vedo Michele che si china lentamente verso Lina per scostarle un ricciolo dalla fronte, sorridendo  come per dirle “io ci sono perché ci sei tu e poi le da la mano per aiutarla ad alzarsi e se ne vanno così, mano nella mano, con un senso di appartenenza che ha del sublime! Amore coniugale! Amore eterno! Ne so niente io nella famiglia in cui sono vissuta? Ne sappiamo niente noi giovani di oggi che ci troviamo a letto ancora prima di prenderci per mano? Luigi e tutti voi con me dovreste venire qui a fare un corso  d’aggiornamento su che cosa possa significare davvero amare! Io, per quanto mi riguarda, credo di non averlo ancora davvero capito o, forse, non ne sono capace.

Elettra De Maria (tratto da Natale con gli Olmi)

ELETTRA DE MARIA & ESTROSIDEE

Il  ‘Rapporto all’UNESCO della Commissione Internazionale sull’Educazione per il Ventunesimo Secolo propone una educazione basata su quatto pilastri: Imparare a conoscere, cioè acquisire gli strumenti della comprensione; Imparare a fare, cioè agire creativamente nel proprio ambiente; Imparare a vivere insieme, quindi partecipare e collaborare con gli altri; Imparare ad essere. Come vicepresidente di EstrosIdee pensi che l’ associazione possa riconoscersi in queste finalità? In che modo?

Se l’associazione culturale Estrosidee insegna a conoscere, a fare, a vivere insieme e dunque ad essere? Direi senz’altro di sì. E’ nata infatti con l’intento di recuperare la memoria storica del nostro territorio con le mostre su ‘Montefiascone ritrovata’; insegna a fare, con i suoi laboratori creativi e con l’esposizione di lavori usciti dalle mani dei nostri artigiani; crea sinergie con le realtà culturali del territorio, per riscoprire insieme  le stratificazioni storiche dell’identità locale e imparare ad avere una maggiore consapevolezza di noi stessi e del nostro divenire nel tempo … 

Cosa significa per te abitare un territorio? In particolare “abitare la Tuscia”?

Abitare un territorio vuol dire anzitutto conoscerlo (ho chiesto recentemente a ragazzi di tredici anni quali fossero le chiese di Montefiascone e ne sono venute fuori solo tre-quattro!) e poi rispettarlo e valorizzarlo. Sotto quest’ultimo aspetto la Tuscia si presenta come un tesoro di storia, di arte, di tradizioni che ha attraversato i secoli e rischia la decadenza.

Siamo ancora capaci di perseverare e impegnarci per il bene e lo sviluppo della nostra terra e delle nostre comunità?   Attraverso quali iniziative è possibile aiutare gli adulti a percepire il proprio territorio e le comunità locali  come luoghi  intrisi di storia e umanità,  non solo da guardare ma da vivere e rendere vivi?

Le associazioni culturali si propongono  al di là degli interessi personali – e forse proprio grazie a questo!- di recuperare l’identità e la dignità dei nostri luoghi stupendi anche da un punto di vista paesaggistico.  Solo così si può anche maturare una visione del futuro. In un’epoca in cui giovani senza speranze tendono a far girare a vuoto le loro vite, devono essere proprio gli adulti con uno scatto di orgoglio. Dobbiamo essere noi adulti a dare l’ esempio di come vivere e rendere vivi i nostri luoghi, con un coinvolgimento sempre più capillare da parte delle persone di buona volontà che proprio a questo fine hanno creato le associazioni.

foto by Gioacchino Bordo
MAPPA & BUSSOLA

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