in collaborazione con FIDAPA (Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari)
Referente: Felicita Menghini Di Biagio- Presidente Sezione di Viterbo
.
Dio piantò un giardino in Eden, a oriente (Gn 2,8)
.
Beato Angelico, L’Annunciazione (dettaglio) 1426 Museo Nazionale del Prado, Madrid
In principio era l’Eden…. dal Paradiso terrestre alla Gerusalemme celeste, la Bibbia comincia e si conclude con l’immagine di uno spazio di salvezza destinato all’uomo. Nel cantico dei Cantici la sua celebrazione più bella: i luogo dell’amore. Quintessenza del raccoglimento, il giardino del chiostro diventa anche il luogo dove è possibile gettare lo sguardo oltre …
Nei monasteri benedettini si riproduceva con chiara intenzione simbolica, il giardino biblico dell’Eden. Dal centro del chiostro, segnato da una fonte o da una cisterna o da un albero, si dipartivano quattro bacini d’acqua o quattro sentieri disposti in maniera cruciforme a memoria dei quattro fiumi del mondo descritti nella Genesi. Il chiostro diveniva immagine del paradiso terrestre e figura di quel Paradiso eterno del quale la vita monastica doveva essere anticipazione: la Gerusalemme celeste, di cui parla l’Apocalisse, al cui centro è piantato l’albero della vita.
La rinnovata attenzione per la natura, che nel Duecento si sarebbe straordinariamente sviluppata grazie al francescanesimo e alla scuola scientifico-filosofica di Oxford, trova il suo fondamento nei maestri di Chartres. Si approfondì il concetto desunto dal Timeo di Platone — di anima mundi (“l’anima del mondo”): l’universo è considerato un grande essere animato, pervaso da una forza vitale che è tramite fra Dio e la materia. L’ anima mundi si tradusse in una gamma infinita di immagini simboliche: ora splendida ed enigmatica figura femminile che rinvia alla personificazione della Natura, ma anche alla Vergine Maria; ora Arbor Vitae, simbolo desunto dalla Genesi ma riproposto nell’ arte dei secoli XII e XIII quale simbolo dell’origine unica e dell’infinita varietà delle forme assumibili dalla natura. Da ricondurre ai maestri di Chartres anche il messaggio del Roman de la Rose, testo-base della filosofia del giardino nell’Europa medievale.
Capolavoro del genere allegorico, il Roman de la Rose testimonia le profonde trasformazioni in atto nella cultura e nella società francesi del Duecento. La Rose, va sottolineato, ha goduto di un enorme successo di pubblico in tutta Europa, influenzando, tra gli altri, la poesia di Dante, Chaucer e Guillaume de Machaut. Clicca qui
.
[…] Ecco: è il giardino tutto quadrato;
è ciascuno lato pari ad un lato.
[…] tutto dipinto sembra il giardino,
splendido tutto e profumato
gradevolmente. Sono incantato!
Debbo tacere, ché più non oso,
tanto è il giardino delizioso;
prende, vi dico, l’animo stesso:
meglio è che resti dentro, inespresso.
GUILLAUME DE LORlUS, Le Roman de la Rose
.
Il giardino del chiostro é anche il luogo dove “i ricami d’amore” diventano promessa di Bellezza, dove “il Filo di seta si intreccia nell’ordito”…“Ogni volta che infili l’ago nel tessuto, hai l’impressione di riannodarti a qualcosa, anzi, a Qualcuno… quel filo è una promessa di Bellezza!” Sono le risonanze “vere e gentili” del laborioso impegno di realizzare completamente a mano, nel rispetto di una antica e consolidata tradizione i decori che arricchiscono i paramenti liturgici e gli arredi sacri attraverso i ricami. Un impegno che ha visto protagonisti e custodi, nel corso dei secoli, i monasteri dove le donne consacrate, con l’audacia creativa di una mano e attraverso un filo, hanno desiderato incontrare e cantare l’incontro del Cielo sulla terra …
Ma l’arte del ricamo è anche ri-prendere il filo del discorso che unisce “il saper fare” e il “saper essere” con il saper ascoltare e il saper trasmettere, attraverso il linguaggio simbolico, il senso ultimo della Storia della Salvezza intrecciato con la storia degli uomini …
Dettaglio del Paliotto per l’altare maggiore della cattedrale di S. Margherita a Montefiascone (Vt) donato da Maria Clementina Sobieska di Polonia.
Paliotto donato nel 1731 dalla regina Maria Clementina Sobieska di Polonia alla Cattedrale di S. Margherita a Montefiascone (Vt), recante al centro lo stemma della casa regnante di Inghilterra. La tradizione vuole che la regina abbia collaborato di sua mano all’esecuzione del ricamo insieme alle monache del monastero di Santa Cecilia a Roma.
in collaborazione con l’associazione culturale ESTROSIDEE
torna alla pagina iniziale clicca qui