La Canna e la Quercia
Un giorno la Quercia vide una Canna che ondeggiava nel campo e le disse: “Come è infelice il tuo destino! Mai nessun uccello ti si posa sopra per riposarsi un poco, e anche il più piccolo soffio di vento basta a farti piegare la testa. Guarda me piuttosto, come sono alta e imponente, tanto da poter sfidare un monte. Innalzo i miei possenti rami verso il sole e sfido ogni temporale. Se per te ogni soffio sembra una tempesta, per me ogni tempesta sembra un soffio!” Vedendo che la Canna non ribatteva, continuò: “Almeno se poteste nascere sotto la mia sicura ombra! Invece la natura di solito vi fa crescere sulla riva delle paludi, esposte al vento e al freddo”.
A quel punto la Canna prese la parola e rispose: “Capisco bene che la tua commiserazione deriva dal tuo buon cuore. Eppure tu non vedi che il vento che mi colpisce, mi piega, sì, ma non può farmi alcun male. Questo, invece, non sempre si può dire delle querce. Tu sei robusta e forte, è vero, ma chi ti garantisce che questo tuo corpo così grosso sia un bene per te?”
La Canna e la Quercia lasciarono quindi da parte la questione, vedendo che le loro opinioni sull’argomento non potevano trovare un punto d’incontro.
Un giorno ci fu un grande uragano, con fulmini e tuono che scuotevano tutto il cielo. La pioggia cadeva fitta e il vento travolgeva tutta la natura con le sue potenti folate. La molle Canna si piegava incessantemente sotto le raffiche, mentre la Quercia resisteva immobile.
Dopo aver sopportato molti colpi, però, a un soffio più violento, il tronco della Quercia cedette e venne sradicato completamente da terra.
(Liberamente tratta dalla favola di Jean de la Fontaine /Libro primo/XXII)