5/ Esserci… in bellezza

 a cura dei giovani adulti di Avalon Ship clicca qui 

.

L’educazione alla bellezza è sempre rapporto con la concretezza del reale, con il vero, a partire dall’ordinarietà del quotidiano. Alla base dell’educazione alla bellezza, già nelle prime fasi dell’esistenza, é necessario porre la percezione estetica della realtà nel suo senso originario dell’avvertire, del sentire, del’apertura allo stupore e alla meraviglia dalla quale prende forma la gratitudine per la vita e per il mistero in essa custodito.

.

[vc_toggle title=”Bellezza é … rinascere oltre il buio ” color=”white”][/vc_toggle]
a cura di Miriam Burbi

.

Tutto ciò che ho scritto di migliore, l’ho scritto per Altri. Ho la sensazione netta che la parte migliore di me venga fuori quando posso donarla a qualcuno.

La scrittura migliore, per come la concepisco io, è una scrittura di profonda comunicazione con l’Altro. Amo una frase di Yeats: “Se ciò che io dico risuona in te, è semplicemente perché siamo entrambi rami di uno stesso albero”. Per me è questo che significa sia scrivere che leggere: sentirmi in armonia con qualcuno per il semplice fatto che è un essere umano, e che si sta aprendo con me. Entrambe queste azioni consistono nel varcare un cancello, un cancello di incomunicabilità.

Vi invito a varcare il mio, leggendo i miei scritti, e spero che ne valga la pena.

Il tema della Bellezza mi ha spinto a riflettere circa che cosa io ritenga Bello. E la risposta è stata: ciò che intorno a me è Vita. E la Vita migliore è quella che si afferma quando si riescono a superare mille avversità, situazioni così difficili da rappresentare una Morte simbolica per la nostra Anima.

Ogni  piccolo componimento rappresenta una storia vera e racconta la vicenda di una persona che ho conosciuto, una persona che è emersa da un abisso di dolore per tornare a Vivere davvero. I nomi reali sono stati sostituiti con nomi inventati  per rispettare la privacy.

“La bellezza salverà il mondo” diceva Dostoevskij, perché prima salva noi stessi.

.

foto by Gioacchino Bordo
LA NOTTE ...

.

LA STORIA DI CLAUDIO

Camminavamo piano.

La pioggia ci toccava spalle, e nuca,

come la mano di una madre premurosa.

Senza cattiveria.

Fu allora che parlasti.

Il silenzio fu rotto come

uno specchio spaccato da nocche insanguinate.

Il tuo riflesso, distorto e dolorante.

Quasi distopico.

Mi dissi  di aver tentato il suicidio.

I miei occhi divennero vitrei  e freddi.

 

“Ero su quel balcone e mi buttai giù”.

Immaginai il tuo bacino frammentarsi

come biglie sfuggite dal sacchetto di un bimbo, d’estate.

“Sono vivo”.

Un lungo respiro.

Ti abbracciai, poi.

Il tuo cuore batteva forte.

Sorridesti.

“Sono felice di essere vivo”.

Silenzio

.

L'ABBANDONO

.

LA STORIA DI GIORGIA 

Sei anni insieme a lui.

Sei anni di relazione forte come  un tuono che non ha paura di far rumore.

Mi lasciò.

L’abbandono è qualcosa di strano, quando è improvviso.

Il disorientamento prevale,

l’ansia preme e non lascia tregua.

Ti guardai con tenerezza.

Siamo tutti stati lasciati.

Abbiamo  provato la sensazione della sabbia appoggiata su una mano aperta che non vuole tenerla stretta.

E poi fatta scivolare giù, con fastidio.

“Mi son ricostruita da capo, che fatica.”

Mi suonò una canzone con una chitarra scordata.

Era bella e semplice, come lei.

“Non amerò più”.

Mentiva.

E la canzone correva tra le sue dita,

e nemmeno il tempo di armonizzare quelle note,

e la voglia di musica nelle orecchie,

e non era questo amore?

.

 

LE OMBRE...

.

LA STORIA DI INES 

“La cocaina pioveva dal cielo come neve a Natale”.

Davvero? Pensai.

“Hai mai provato?”

No.

Il pensiero di una sostanza che circoli nel mio sangue come un ladro d’appartamento mi disgusta da sempre.

“La droga è bella, altrimenti la gente non ne farebbe uso.

Mi chiedi se ne sia valsa la pena?”

Non lo avevo chiesto.

“La risposta è no”.

Le chiesi come ne fosse uscita.

“L’amore”.

Immaginai un forte sentimento percorrere i reticoli delle sue vene più forte di mille particelle chimiche.

La immaginai sentire  fragranze pulite come la pelle di chi ami.

“E la neve?”

“Si sciolse”.

.

LA SOLITUDINE ...

.

LA STORIA DI MARGHERITA 

Lei la spingeva di continuo come una risacca marina che non si stanca mai di portare a riva i residui.

Non si stancava mai di colpirla, di insultarla, di rovesciarle addosso fiumi di parole sporche.

“Il bullismo ti logora”.

Ascoltavo Margherita offrire al mondo petali con scritto solo “non  m’ama”.

I suoi occhi verdi, veloci e guizzanti come anguille, trasmettevano ora una strana serenità.

“Ha mai smesso?”

“No, cambiai scuola.”

“E ora?”

Chissà se nelle persone Margherita crede ancora, mi chiedevo.

Poi andammo a visitare Firenze.

Si stupiva come una bambina di fronte ai monumenti, sotto lo sguardo severo di Foscolo.

Camminavamo su sanpietrini scomodi, e sorrideva.

Un passante ci chiese indicazioni, rispose.

Precisa.

Sì, ci credeva ancora.

 .

IL DONO

.

LA STORIA DI UN PADRE

Quella malattia era sbucata dal nulla.

Nessuno se l’aspettava.

Il dolore venne improvviso, sferzante.

I reni smisero di funzionare, appassirono come geranei senz’acqua.

Arrivarono i giorni caldi, i giorni d’ospedale.

I giorni nel bianco asettico.

Le pareti della camera sembravano  i bordi di un disinfettante e noi chiusi in quella bottiglia.

Il mio amore per te cresceva più cresceva quel male.

Il tuo sorriso divenne così amaro e i tuoi tentativi di nascondere il male così vani.

Un giorno scoprimmo che tua moglie poteva regalarti il suo cuore.

“Trapianto di rene da vivente”.

Cinque parole come le cinque lettere della parola Amore.

E tra il magma vulcanico, e tra la lava cocente,

la Ginestra

respira.

.

.

.

.

.

[vc_toggle title=”Bellezza é … vivere, cadere, rialzarsi” color=”white”][/vc_toggle]
a cura di Mattia Russo

Secondo alcune fonti mitologiche, Afrodite (Venere per i romani), dea della bellezza, nasce da qualcosa in apparenza “morto” … Sono molte le ipotesi sulla nascita della dea. Tuttavia quella che più mi affascina sostiene che Venere nacque dal  seme di Urano, dio del cielo, quando i suoi genitali caddero in mare  a seguito della castrazione subita dal figlio Cronos, per vendicare Gea, sua madre e sposa di Urano. Quando il titano Cronos (il tempo) recise i genitali  del padre Urano e li gettò in fondo al mare, il sangue ed il seme in essi contenuti si addensarono in forma di schiuma e galleggiarono fino all’isola di Cipro, dove Venere emerse dalle acque e dalla schiuma.  Venere non aveva avuto quindi né infanzia, né fanciullezza: era venuta al mondo come una donna giovane e del tutto formata.

Sandro Botticelli, Nascita di Venere (1482–1485 circa) Galleria degli Uffizi, Firenze

Il seme della vita è più forte di ogni conflitto e di ogni bruttura,  la vita sempre e in modo sorprendente aspira a nuovi inizi …

Citando de Andrè, “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”.

Per rinascere più belli e più forti bisogna cadere. La vita ci insegna che, molto spesso, è dal dolore e dalla sofferenza che nasciamo, risorgiamo, diventiamo più belli  e migliori di prima. È solo quando abbiamo sperimentato “le notti e il buio della vita” che possiamo ambire ad una nuova rinascita, proprio come l’araba fenice.

L’opera nasconde un’allegoria neoplatonica basata sul concetto di amore come energia vivificatrice, come forza motrice della natura. Sicuramente la nudità della dea non rappresentava per i contemporanei una pagana esaltazione della bellezza femminile, ma piuttosto il concetto di Humanitas, intesa come bellezza spirituale che rappresenta la purezza, la semplicità e la nobiltà dell’anima. Non a caso è stato fatto un parallelismo tra Venere e l’anima cristiana, che nasce dalle acque del battesimo. Sarebbe dunque un’allegoria dell’amore inteso come forza motrice della Natura e la figura della dea e la posa di Venus pudica (ossia mentre copre la sua nudità con le mani ed i lunghi capelli biondi) rappresenterebbe la personificazione della Venere celeste, simbolo di purezza, semplicità e bellezza disadorna dell’anima.

[vc_toggle title=”La bellezza é … ovunque intorno a noi ” color=”white”][/vc_toggle]
a cura di Eleonora Braida

La Bellezza è una forma del Genio, anzi, è più alta del Genio perché non necessita di spiegazioni. Essa è uno dei grandi fatti del mondo, come la luce solare, la primavera, il riflesso nell’acqua scura di quella conchiglia d’argento che chiamiamo luna.

(Oscar Wilde)

.

É proprio vero!! La bellezza si trova ovunque, in tutto ciò che ci circonda… La bellezza è un concetto estremamente complesso da spiegare ed estremamente soggettivo. Ciò che  maggiormente mi accompagna a scoprire l’idea di Bellezza è  la natura.

La natura con i suoi colori, la sua diversità ed i suoi meravigliosi profumi rasserena e rallegra l’anima, con la sua semplicità ed il suo tranquillo e pacato modo di essere unica e perfetta. Con  l’arrivo della Primavera, poi, la bellezza della natura sboccia in tutta la sua grandezza, con  i colori, gli odori che, a volte, riportando alla mente momenti di vita ormai lontani, finiti nella dimenticanza …  

Trovo e scopro la bellezza anche  nelle persone  intorno a me e non solo.
Basta andare in giro per una qualsiasi città per cogliere la meraviglia di un antico splendore, opera di mani sapienti…

 

È primavera. La natura esplode al suo risveglio, la carezza dolce della brezza scompiglia i pensieri e s’insinua nell’anima, e appare sul viso un breve sorriso. Se guardi il tuo riflesso t’accorgerai che dagli occhi guizza un fremito di vita nuova, lasciati pervadere e sorridi alla Vita.
(Sa Shan)

È proprio questo che la primavera incarna, la Vita. Un albero spoglio, che sembra morente, in primavera torna a vivere  riempiendo i suoi rami di verde, giallo, rosa, bianco… un’esplosione di colori! In un certo senso, la Primavera è la resurrezione della natura che, da “natura morta”, torna viva e piena di luce.

Semplice perfezione by E. Braida
Antica bellezza by E. Braida
2/ PASQUA CRISTIANA 2018

Pasqua cattolica o protestante: 1 aprile 2018

Pasqua ortodossa:  8 aprile 2018

.E Colui che sedeva sul trono disse: 

“Ecco: faccio nuove tutte le cose” (Ap 21,5)

.

Ci sono due vie:
 Una via calca la terraferma
 Fa quel ch’è giusto e ragionevole 
Misura, soppesa, prevede.
Ma l’altra via attraversa le acque. 
Non puoi più misurare né prevedere.
Devi solo credere senza sosta. 
Basterebbe un istante, ed ecco affondi.

Madre Marija Skobcova

.

La croce gloriosa, Basilica di Sant’Apollinare in Classe

torna alla pagina iniziale clicca qui