Caro Alessandro Manzoni … rimani ancora con noi

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“… la poesia e la letteratura in genere debba proporsi l’utile per iscopo, il vero per soggetto e l’interessante per mezzo.

Debba per conseguenza scegliere gli argomenti pei quali la massa dei lettori ha o avrà,

a misura che diverrà più colta, una disposizione di curiosità e di affezione, nata da rapporti reali,

a preferenza degli argomenti, pei quali una classe sola di lettori ha una affezione nata da abitudini scolastiche,

e la moltitudine una riverenza non sentita né ragionata, ma ricevuta ciecamente.

E che in ogni argomento debba cercare di scoprire e di esprimere il vero storico e il vero morale,

non solo come fine, ma come più ampia e perpetua sorgente del bello … “

Alessandro Manzoni,  tratto da  Lettera a Cesare d’Azeglio

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  • Chi è stato Alessandro Manzoni?
  • I promessi sposi sono ancora un romanzo attuale?
  • E perché i giovani devono continuare a leggere e studiare questo romanzo?

Con il suo romanzo il Manzoni  ha portato la storia nella letteratura dando voce agli umili e una lingua e degli ideali agli italiani. Egli  si impegnò a portare l’Italia a conoscere la propria storia e a vedere il mondo in modo diverso  da quello che in quel  momento era emergente. È un  Manzoni laico, aperto ai problemi dell’Italia… un Manzoni pieno di novità e di visioni nuove… Questo è il Manzoni che forse dovremo conoscere meglio  …

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L’INFANZIA E GLI ANNI PARIGINI

Alessandro Manzoni nacque a Milano il 7 marzo 1785 dal nobiluomo Pietro e da Giulia, figlia di Cesare Beccaria, molto più giovane del marito e assai più vivace d’ingegno e di carattere. Quando Manzoni ha sette anni i genitori si separano. La madre va a vivere a Parigi e il piccolo Alessandro resta a Milano con il padre. 

Fra il 1791  e il 1800   studia in vari istituti religiosi, tra cui  i  padri  somateschi a  Merate e a Lugano, successivamente presso i  barnabiti a Milano: erano gli anni della rivoluzione, e il giovane assorbì tutto ad un tempo  una solida conoscenza del mondo classico, una conoscenza  abbastanza larga della cultura settecentesca, idee e aspirazioni contemporanee.

Intanto la madre  conviveva a Parigi con Carlo Imbonati.  Fino al  1805 il Manzoni  passò per varie esperienze di vita e di studi.  All’età di vent’anni, morto l’Imbonati, si stabilì presso la madre a Parigi, e lì, nel circolo di “ideologi”  francesi che lei frequentava, maturò in modo singolarmente rapido e severo. La conversazione con uomini di cultura e di ingegno; l’amicizia, che strinse presto, con lo storico Claudio Fauriel, benché questi  fosse  più anziano di una quindicina di anni; la conoscenza, che allora fece, della letteratura classica francese, furono avvenimenti  fondamentali della sua storia interiore e influirono decisamente sulla sua  formazione intellettuale.

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IL MATRIMONIO E LA CONVERSIONE

Nel 1808 si sposò con Enrichetta Blondel, di famiglia ginevrina residente a Milano, e il matrimonio fu un’altra esperienza decisiva, sia per l’affetto profondo che lo legò alla moglie, sia per l’influsso che questa, calvinista fervente, esercitò sulla vita religiosa di lui. Presto infatti emerse evidente la divergenza tra lui, non ateo ma indifferente al problema religioso, e lei, cresciuta severamente in una fede diversa da quella in cui il Manzoni era stato educato.  

Il matrimonio segna così l’inizio di quel faticoso travaglio, di quella intensa meditazione intorno alle confessioni cattolica e protestante, che dovevano concludersi coll’adesione dello scrittore alla fede cattolica.  Tornato nel 1809 a Parigi, il Manzoni vi frequentò gli eredi della tradizione di Port Royal e vi conobbe il sacerdote giansenista  Eustachio Dégola, che riuscì, vincendone le esitazioni, i dubbi, l’avversione nei confronti del cattolicesimo, a portare Enrichetta alla accezione della fede cattolica. Così il problema religioso si presentò anche al Manzoni, che lo affrontò con la serietà pensosa che gli era propria.

La sua vita dal 1810 al 1833 – l’anno della morte di Enrichetta- si indentificò, in un certo senso con le sue opere,  ed è risolvibile interamente in queste e nel carteggio con gli amici, soprattutto con Claudio Fauriel, che gli fu, in quella fase, non solo amico del cuore, ma confidente intellettuale.

In quegli anni il Manzoni si accostò a suo modo alle tesi romantiche; fu, con il suo consueto riserbo prudente, vicino ai giovani del “Conciliatore”, che difese con la lettera Sul Romanticismo; seguì con interesse, ma da lontano , senza prendervi parte direttamente, tanto le polemiche letterarie quanto i primi moti risorgimentali.

UNA VECCHIAIA LUNGA E OPEROSA MA SEMPRE PIÚ GRIGIA ...

Dopo il ’30 la sua vita, almeno in parte cambiò. La morte di Enrichetta, sofferta come un’ingiustizia assurda – scrisse, per questa morte, un frammento di una lirica, Il Natale del ’33, di angosciata disperazione-, lo colpì duramente; la vena poetica , che aveva dato luogo in pochi anni a capolavori, parve essiccarsi, e il Manzoni era troppo scrupoloso per insistere in  una attività che sentiva non animata più dal fervore  spontaneo di una volta. Più tardi,  vennero  un secondo matrimonio con  Teresa Stampa, contrasti, sia pure contenuti, tra i figli e la moglie, malattie e morti frequenti dei figli: una vecchiaia lunga e operosa, ma sempre grigia, la cui tristezza traspare da certi passi pudichi di alcune sue lettere.. Tuttavia, in questi lunghi anni , compose ancora vari scritti, di storia, di erudizione, di lingua, e seguì con animo caldo, anche se non con una partecipazione diretta, il corso del risorgimento nazionale, di cui condivise sempre gli ideali e le speranze.  Nel 1861 fu nominato senatore del Regno. Morì a Milano nel 1873.

Scuola interattiva … Mappa concettuale 

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“Il Manzoni attingeva agli illuministi il patrimonio di idee e di atteggiamenti che rimarrà fondamentale per lui anche in seguito, quelle idee di democrazia largamente intesa, di libertà, di giustizia; quella critica spregiudicata degli schemi  e delle strutture retrive, nella scienza e nelle lettere, nella politica e nel costume; quella cordiale fiducia nella virtù espansiva e benefica dei lumi intellettuali e quindi nella funzione educativa della letteratura, che erano le idee forze del secolo, e che in lui dovevano articolarsi e chiarirsi, assecondando il processo generale della cultura contemporanea, attraverso la conquista di un più maturo senso storico…. La ferma adesione ai princìpi del cristianesimo  lo induceva a sottolineare  il senso fortissimo della  personalità umana e della dignità  spirituale del singolo… a rifiutare la miserabile politica dei potenti, l’iniqua ragione della spada,  -la feroce forza che fa nomarsi dritto-. Il Manzoni cristiano rimase illuminista e democratico”   N. Sapegno

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.“I Promessi Sposi”: un romanzo storico in duplice senso. In quanto, attorno alle vicende dei due protagonisti, Manzoni ricostruisce  la condizione umana della Lombardia intorno al 1630, negli anni del dominio spagnolo; in quanto si riallaccia programmaticamente al “romanzo storico” il cui gusto, a opera dello scozzese Walter Scott, si diffondeva in Europa.

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“….Misto di storia e di invenzione, il romanzo fu per il Manzoni narrazione di una vicenda privata sullo sfondo delle vicende di un paese e un popolo; e già in questo legame stretto fra il “grande” e la “piccola” storia è uno degli aspetti  innovatori del libro. L’umile vicenda privata di un filatore di seta e di una popolana – Renzo Tramaglino e Lucia Mondella, cui un signorotto del paese vieta di sposarsi, e che al matrimonio arrivano dopo molte traversie dolorose- appare tutt’uno con le vicende non solo della Lombardia spagnola, ma della Spagna e di altre grandi potenze; e l’intreccio e lo scioglimento della loro storia d’amore non sarebbero possibili o comprensibili senza i tumulti della carestia  a Milano, l guerra del Monferrato, la calata dei lanzichenecchi, la peste. Così, naturalmente, a un certo momento, il villaggio cede il posto a Milano; i piccoli intrighi, le prepotenze meschine di don Rodrigo, la passività timorosa di un curato di campagna, fanno largo agli intrighi della grande politica, al conte zio, al padre provinciale, al governatore di Milano; l’amore di due giovani contadini si intrica con le passioni di grandi e potenti; il  -romanzetto dove si parla di promessi sposi- come scrisse  sornionamente il Giusti, diventa il poema della Lombardia  affamata e in tumulto, corsa dagli eserciti stranieri, devastata dalla peste, l’epopea di un popolo oppresso e dei suoi oppressori…”

Giuseppe Petronio, tratto da L’attività letteraria in Italia 

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I PADRI DEL ROMANZO STORICO: ALESSANDRO MANZONI E WALTER SCOTT clicca  

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