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Fra il desiderio profondo di legarsi, di impegnarsi corpo e anima, e
il desiderio ugualmente profondo di conservare la propria libertà, di sfuggire ad ogni legame, che caos!
Ma per vivere queste esigenze contraddittorie e di pari dignità senza venir dilaniato,
non c’è da aspettare soccorso né dalla filosofia, né dalla morale, né da nessun sapere costituito…
Probabilmente i soli modelli adatti a consentirci di procedere sono l’alto volteggio e l’arte del funambolo.
Un matrimonio non si contratta. Si danza. A nostro rischio e pericolo
Christiane Singer (da Elogio del matrimonio del vincolo e altre follie)
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La vita di tutti noi si può considerare come una serie di passaggi da un’età a un’altra, da un ruolo sociale a un altro.
Ognuna di queste fasi è tradizionalmente contrassegnata da un rito, che serve a formalizzare il cambiamento e a garantire il successo del passaggio.
Un rito di passaggio segna il cambiamento di un individuo da uno status sociale, culturale, fisiologico ad un altro, attraverso un rituale che mette in scena in modo metaforico simbolico il cambiamento che riguarda un ciclo della vita.
Nascita, pubertà, matrimonio e morte sono eventi tradizionalmente accompagnati da riti di passaggio.
In questa prospettiva e attraverso i secoli, il matrimonio ha costituito “il contratto sociale e il rito per eccellenza” attraverso il quali entrare a pieno titolo nell’età adulta.
È ancora così?
Il matrimonio non rappresenta più il passaggio dall’ adolescenza all’età adulta, né l’accesso alla sessualità e alla procreazione e neppure l’inizio della coabitazione della coppia. Sempre più spesso la celebrazione del matrimonio riguarda esclusivamente il cambiamento dello stato civile. Tuttavia la celebrazione attuale del matrimonio, soprattutto di quello religioso, si configura ancora e a tutti gli effetti come un rito tradizionale di passaggio.
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“Nel contesto attuale, in cui si tende a privatizzare il rapporto di coppia,
quando la coppia decide di attuare il “passaggio” ricorrendo a un rito, ne sceglierà spesso uno di tipo “tradizionale”,
confermando che: “La modernità del matrimonio contemporaneo si basa per molti aspetti sul ricorso alla tradizione”.
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Il problema principale della nostra società è quello che ognuno di noi si trova ad attraversare i passaggi spesso senza comprendere il valore della trasformazione che sta vivendo e senza avere a disposizione delle guide, intese anche come obiettivi, che ci accompagnino sul significato dei nostri cambiamenti (emotivi, fisici, sociali). Di conseguenza il “passaggio” o non viene percepito affatto oppure viene vissuto come trauma, come una crisi che indebolisce l’individuo anziché fornirgli nuova forza.
In questa prospettiva, l’approccio autobiografico si rivela un metodo di lavoro significativo per analizzare il problema della complessità e della flessibilità dell’ istituto e del rito del matrimonio, nella dialettica tra la continuità e i cambiamenti culturali e sociali degli ultimi decenni.
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…Amare è liberare l’altro dalle mie buone intenzioni … Il dono che ti posso fare è di ritirare da te tutta la volontà di trasformazione che vi ho messo – per zelo o per ignoranza-, ritirarla da te per rimetterla al suo vero posto: in me. Così proteggeremo l’uno e l’altra il segreto lento e silenzioso delle nostre gestazioni…
Christiane Singer (da Elogio del matrimonio del vincolo e altre follie)
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