Con Adriana Armanni… Arti & Pensieri tra le dita

 Nella mia mente qualsiasi cosa può essere ricamata: un particolare architettonico, un paesaggio, una grata, una nuvola, il disegno delle mie nipotine… Di solito parto da un’idea e in corso d’opera la modifico così tante volte che diventa tutt’altra cosa. Nonostante sia un  paradosso per un’insegnante di ricamo, ho poco tempo per ricamare le mie idee […]  La lentezza alla quale il ricamo ci obbliga con i suoi tempi, è quasi un esercizio spirituale. Sapere di lavorare per due o tre ore su un solo centimetro quadrato di tessuto, allena la mente ad accettare tempi lunghi e risultati minimi. Serve ad affrontare la vita.  (Adriana Armanni)

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A quanti anni e in che modo si é avvicinata al mondo del ricamo?

Affascinata dalle dita della mia nonna materna che preparavano vestitini ricamati per le mie bambole, fin da piccola ho voluto cimentarmi con il ricamo. Un fazzolettino rosa, realizzato con un avanzo di tessuto, è stato forse il mio primo lavoro. Piccoli fiori a punto margherita intorno ad una A a punto catenella, hanno dato il via ad una passione che non avrei mai pensato mi avrebbe seguito così fortemente per tutta la vita. Qualche anno più tardi, per impegnare le giornate di vacanza estiva, mi regalarono un kit di ricamo e mezzopunto. Avevo 11 anni e a fine estate regalai il lavoretto alla nonna paterna che lo fece incorniciare. E’ ritornato a me, dopo la sua morte.

Conservo con amore questo ed altri oggetti di ambedue le nonne, fautrici a loro insaputa di questa passione, divenuta la mia professione.

Quali sono le tecniche di lavorazione principali alle quali si dedica? 

E’ il ricamo in bianco che mi affascina e mi attira in particolar modo: crea con un solo colore ombre e luci, rilievi e vere e proprie sculture nel tessuto. Lo studio approfondito di questa tipologia mi ha rivelato tecniche, mode, Storia e storie di persone, come non avrei mai immaginato. Intorno ad un fazzoletto o ad un lenzuolo ci sono persone, fatti storici, guerre, eredità, passaggi di mano non sempre leciti e molto altro. Avere la possibilità di “leggere” tutto questo in un tessuto ricamato è impagabile.

Secondo lei, nella lavorazione prevale l’aspetto della tecnica, della disciplina, della passione per ciò che si fa? Che altro?. In che modo questi aspetti si integrano e interagiscono tra loro?

Come in ogni altra disciplina, bisogna prima imparare a fondo la tecnica, poi la si può stravolgere a piacimento, essendone padroni. Facendo un parallelismo con la pittura, quanto bisogna imparare prima di usare il colore come Picasso? Nel ricamo è la stessa cosa. 

Le tecniche sono infinite, le possibilità di espressione anche, la passione deve essere parte integrante di quanto si realizza. La lentezza alla quale il ricamo ci obbliga con i suoi tempi, è quasi un esercizio spirituale. Sapere di lavorare per due o tre ore su un solo centimetro quadrato di tessuto, allena la mente ad accettare tempi lunghi e risultati minimi. Serve ad affrontare la vita.

Un manufatto  al quale é particolarmente legata?

Ogni mio lavoro ha la sua storia: le ore passate sul telaio, la progettazione, l’idea, i colori, tutto ha un perché.  Tra i tanti, ne scelgo uno che è stato anche sulla copertina di Rakam di qualche anno fa.

Era il campione realizzato per presentare il punto risparmiato come tecnica alternativa al mezzo punto per le copertine di dodici seggiole di una casa patrizia. La scelta è poi caduta sul mezzo punto ed il campione a punto risparmiato è rimasto a me. Mi ricorda un periodo di lavoro intenso, con scadenze ravvicinate, che mi toglieva il sonno e la tranquillità, la cui remunerazione sebbene interessante, non ha mai ripagato gli sforzi.

E’ la storia comune a tutte le ricamatrici di ogni tempo e sono certa che ogni appassionata o professionista che legga queste righe condivida queste sensazioni, senza bisogno di spiegarle oltre.

Non ci sono solo “rose e fiori” nel ricamo e passatemi questo piccolo doppio senso…

Ci sono tuttavia le soddisfazioni, anche nei restauri! Le foto sotto riportate, per esempio, riguardano un lavoro che ricordo con particolare piacere: un punto Rinascimento applicato ad una bellissima, leggera stoffa gialla. Diverso dal solito bianco, sia per il colore che per la leggerezza del tessuto e del merletto, ma  piuttosto impegnativo e lungo perché molte barrette si erano staccate ed il piede del nastrino a tombolo che crea il disegno era rotto in più parti.

Un ago 12 ed un filo sottilissimo, uniti alla pazienza, hanno riportato il merletto alla sua integrità.

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Quando è nata  la scuola di ricamo? Perché la denominazione Arti & Pensieri? Quali gli obiettivi principali? 

Spesso mi succede che pensando ad un’idea, improvvisamente si affaccia nella mente qualcosa di chiaro, istintivo, che niente ha a che fare con la razionalità. Ho imparato nel tempo a captare questi segnali, spesso flebili e temporanei, ma che a volte sono determinanti nella vita. “Arti & Pensieri” è nato così, molto prima che decidessi di aprire la Scuola. Avrebbe potuto diventare il marchio di una linea di oggettistica che in quel momento stavo progettando per conto terzi, oppure morire dimenticato in brevissimo tempo. Mi è invece piaciuto, l’ho tenuto a mente facilmente e periodicamente si riaffacciava nei pensieri, senza un perché.

Quando nel 1994,  a seguito di uno studio di fattibilità,  ho deciso di aprire la Scuola di ricamo, “Arti & Pensieri” era già lì, pronto a condensare in due parole quello che sono i nostri incontri: arte, parole, intuizioni, pensieri, appunto. E’ piaciuto a molti, tanto che in seguito ho trovato più di una associazione  che ha adottato questo nome, anche se si occupano di altre arti, poiché per il ricamo il marchio è registrato. 

In quasi 25 anni di insegnamento le allieve sono state moltissime. Ne ho ritrovate alcune recentemente, in occasioni fortuite, che si sono fatte riconoscere e mi hanno raccontato i progressi fatti. È un enorme piacere sentire dai loro racconti che quello che ho seminato ha dato frutti nel lungo periodo.

Ci racconta un aneddoto particolarmente significativo legato alla sua esperienza di insegnante?

L’insegnamento in inglese o francese è per me una esperienza molto interessante. Al di là del piacere di parlare una lingua straniera – altra mia forte passione -, la possibilità di condividere la mia esperienza e confrontarmi con altre culture è importantissima. All’inizio della mia carriera, quasi cinque lustri fa,  ho incontrato una studiosa di ricamo italiano, americana. La signora Vima DeMarchi Micheli  (http://www.vimadesigns.com/vimadesigns/Home.html)  ha studiato a Firenze in gioventù e si è innamorata della mia città e dell’Italia. Del ricamo ha fatto il suo mestiere, ha scritto libri, spesso è relatrice in conferenze ed organizza viaggi in Italia per far conoscere il ricamo italiano ad appassionate americane. Nel corso degli anni ho tenuto più corsi a tema con i suoi gruppi a Firenze, in inglese.

LE POTENZIALITÁ DEL WEB ...

In uno degli ultimi qualche anno fa, ho conosciuto Jeanine Robertson, una famosa blogger canadese che si occupa di ricamo italiano e parla benissimo la nostra lingua. Molti la conoscono per la sua interessantissima rubrica sul giornale Giuliana Ricama.

Sul suo blog (http://italian-needlework.blogspot.com/search?q=adriana+armanni), ha raccontato il corso di ricamo in bianco che ha frequentato con me e quel post mi ha messo in contatto con molte persone anglofone che cercano corsi di ricamo sia a Firenze, sia on line. Insegnare on line ha qualche limitazione rispetto alla presenza di persona, ma la tecnologia ci aiuta moltissimo e lavorare a distanza è possibile.

IL CORSO DI RICAMO IN GIORDANIA ....

Nel 2017 ho ricevuto invece l’incarico di insegnare in Giordania. Quando sono stata contattata, ero al contempo entusiasta dell’offerta e altrettanto dubbiosa sulla possibile sicurezza. Dopo un pò di titubanza, ho deciso di andare e mi sono ricreduta su molti errati stereotipi. 

Ad Amman ho trovato una città immensa, in pieno sviluppo, caotica, viva, piena di giovani, accogliente e bellissima, dove il vecchio ed il nuovo convivono in uno splendido, incredibile opposto equilibrio. Ci si può trovare nel vecchio mercato con il pane venduto per strada ed a pochissimi minuti essere in pieno centro commerciale modernissimo, purtroppo esattamente uguale ad uno europeo, con gli stessi negozi e lo stesso aspetto.

I corsi di ricamo di Adriana Armanni ad Amman (Giordania) 

Diversa è la città in cui ho tenuto il secondo corso, Irbid. Una città meno cosmopolita, ma ugualmente interessante.

Mi è rimasta nel cuore la gente, tutta. Le allieve dei corsi di ricamo, forse un po’ dubbiose nella prima ora di lezione, sono state estremamente accoglienti e fantastiche nell’apprendere: curiose di imparare e di vedere tecniche diverse dalla loro tradizione. Ho insegnato loro ricamo a mano e tecniche varie di free motion a macchina, veramente lontane da quanto conoscevano. Hanno scelto loro stesse soggetti e materiali e le foto illustrano alcuni dei lavori che ne sono usciti, con soddisfazione di tutte.

 I corsi di ricamo di Adriana Armanni ad Ibrid (Giordania) 

Abbiamo condiviso il ricamo ed il cibo, gustosissimo, che hanno preparato per farmelo assaggiare. Un  ottimo connubio per conoscere le nostre culture. Con alcune di loro sono in contatto per consigli, come faccio con le allieve italiane e non. La tecnologia ci aiuta e ci mette in contatto facilmente, per fortuna.

Che cosa significa per lei realizzare un manufatto? Come nasce l’idea, come si sviluppa? Cosa prova quando terminato l’ultimo punto può dire: “Il lavoro è concluso!”

Non ho mai abbastanza tempo per realizzare tutte le idee che mi vengono. Il ricamo si presta a così tante interpretazioni! Nella mia mente qualsiasi cosa può essere ricamata: un particolare architettonico, un paesaggio, una grata, una nuvola, il disegno delle mie nipotine… Di solito parto da un’idea e in corso d’opera la modifico così tante volte che diventa tutt’altra cosa. Nonostante sia un  paradosso per un’insegnante di ricamo, ho poco tempo per ricamare le mie idee. Purtroppo, in un anno riesco a malapena a produrne una o due, sono però felicissima di riversare i miei progetti sulle mie allieve, che spesso mi guardano dubbiose quando propongo loro qualcosa. A lavoro finito, il loro compiacimento di averlo portato a termine con tecniche che ritenevano prima troppo difficili, è la mia massima soddisfazione.

LA SCUOLA ARTI & PENSIERI PER EDUCARE A ....

Al di là e oltre la formazione professionale, l’educazione degli adulti è fondamentalmente apprendimento per tutta la vita (lifelong learning). Come si colloca la scuola Arti& Pensieri in questa prospettiva? 

Per questo mi piace ricordare Fiorenza, una tra le mie allieve più avanti nell’età, una donna che è rimasta nel cuore di tutti, che ci ha lasciato un suo motto: “Dalla culla alla bara, sempre si impara”. E’ vero: io per prima non smetto di imparare, di confrontarmi con altre professioniste dalle quali posso sempre apprendere un piccolo trucco, un modo diverso di fare la stessa cosa, oppure qualcosa di totalmente nuovo. La formazione degli adulti è un concetto moderno, è un’opportunità  di crescita che va al di là dell’età. Si può estendere a qualsiasi campo, anche al mondo creativo del ricamo. E’ un atteggiamento mentale, che richiede apertura e flessibilità. Cerco di trasmetterlo piano piano, punto dopo punto, affinché attraverso di essi diventi uno stile di vita.

IL RICAMO IN ORO ... VIAGGIO DI STUDIO A SIVIGLIA

Il gusto del bello si può apprendere oppure è una competenza innata? In questa prospettiva che cosa significa per lei promuovere l’arte del ricamo attraverso la sua scuola?  

Il gusto – in tutti i sensi –  si impara, anche inconsapevolmente. Ciò che ci circonda è importante per la nostra crescita, tanto quanto lo è essere guidati ad osservare l’architettura od un quadro, ascoltare la musica, gustare un cibo od un vino. Il gusto cresce via via che lo si educa. Ciò che vediamo in un fazzoletto ricamato al primo colpo d’occhio è esattamente ciò che vediamo guardando per la prima volta la Venere del Botticelli: un bel quadro e basta. Se qualcuno però ci spiega il significato dei fiori, del dettaglio, ci racconta la storia che sta dietro ad ogni componente del quadro, vediamo una scena: i personaggi diventano vivi, ognuno ha il suo ruolo e ci racconta di sé e delle proprie sensazioni, come in un film. Il ricamo fa altrettanto: racconta stili, status symbol, storie di nobiltà o povertà, culture diverse.

In che modo, attraverso quali discipline, quali contenuti è possibile educare alla bellezza e al gusto del bello? Oltre alle lezioni di ricamo attraverso quali iniziative vi impegnate? 

Quando organizzo viaggi di gruppo per imparare una nuova tecnica, cerco di non limitarmi alla sola organizzazione del corso, ma di mettere in programma la visita della città stessa e di alcuni musei che siano significativi per quella tecnica.

Questo ci dà modo di capire la cultura che sta dietro a quel ricamo, di capirne a fondo il significato che ha avuto nella storia.  

E’ il caso del viaggio fatto lo scorso aprile 2018 a Siviglia, dove in collaborazione con il maestro di Ricamo in Oro Sivigliano Jorge Maya, ho organizzato un gruppo per imparare questa tecnica e visitare il Museo della Macarena, dove sono custoditi gli abiti ricamati che vengono utilizzati nella processione della settimana Santa.

Per saperne di più clicca qui 

Queste foto non rendono giustizia a quanto si vede dal vivo, ve lo assicuro, ma possono dare un’idea della ricchezza, dell’opulenza, di queste decorazioni. Il rilievo dato con il solo ricamo è pari alla scultura orafa: non trovo altri paragoni.

Viaggio di studio a Siviglia: visita al museo della Macarena 

La settimana di soggiorno è stata molto divertente per tutti, ricamatrici ed accompagnatori, perché Siviglia è piacevolissima. Girare in lungo ed in largo, con la guida prima e da soli poi, ha fatto sì che si potesse godere appieno la città. Ho scelto una settimana speciale per questo corso: la settimana della Feria de Abril, durante la quale la città intera è in festa, le donne elegantissime e bellissime nel loro abito tradizionale flamenco – anche se sono al giardino con i bambini – ma soprattutto nell’area dedicata alla Feria. Ho già organizzato il viaggio per l’anno prossimo, perché divertirsi apprendendo, è magnifico e senza fine.

Viaggio di studio a Sivliglia: corso di  Ricamo in Oro Sivigliano  condotto da Jorge Maya

Quali sono, secondo lei, per una ricamatrice i maggiori ostacoli alla creatività?

Spesso mi trovo di fronte a persone che definisco “rigide”, perché obbligate per scelta inconsapevole ad atteggiamenti fissi. Me ne accorgo, ormai per esperienza, appena prendono l’ago in mano o quando scelgono la tecnica. So che attraverso il ricamo possono sciogliere le tensioni e cerco di accompagnarle in un percorso che, senza forzare la loro personalità, le porti invece ad esprimerla. La rigidità è il peggior nemico della creatività.

L’arte del ricamo per ritrovare se stessi… Il silenzio e l’arte del ricamo: quale relazione?

Sì, ricamando si ritrova sé stessi. E’ un momento di colloquio con il proprio io. Quando posso sedermi, davanti al mio telaio, con il mio ago ed i miei fili davanti, mi astraggo da quanto mi circonda. E’ il “mio “ momento. Anche dopo una giornata di insegnamento mi rilasso ricamando, a volte in compagnia di musica classica, a volte di musica leggera un  pó datata.

L’arte del ricamo per creare relazioni interpersonali… La condivisione del proprio lavoro con gli altri… quali competenze sviluppa? In che modo la scuola Arti & Pensieri si impegna in questo?

Chiacchierare amabilmente in gruppo, condividendo piccoli problemi quotidiani, scoprendo che il cruccio di una è esperienza di tutte, è un indubbio arricchimento per ognuna. Poiché nel gruppo ogni allieva decide la propria tecnica ed esegue il lavoro per il tempo che ritiene opportuno, il manufatto della vicina sprona le altre ad imitarla in un continuo rincorrere novità ed ispirazione, dove ognuna però mette qualcosa di suo ed irripetibile. Avviene che lo stesso disegno ripetuto abbia una connotazione totalmente diversa nello stile, nei colori e nelle tecniche e quindi non assomigli affatto all’originale. Si condivide piacevolmente proprio per vedere come la propria collega interpreti in modo diverso ciò che si sta facendo e spesso se ne prende spunto per un altro lavoro ancora.

‘Ogni luogo ha il proprio spirito e le proprie aspirazioni’, è una citazione dello psicologo ed educatore J. Bruner. Alla luce del suo impegno con la scuola  Arti & Pensieri, cosa significa per lei abitare un territorio? In particolare “abitare Firenze”?

Questa è una domanda che richiederebbe una risposta tanto lunga da annoiare i lettori. Io amo profondamente la mia città, non vorrei vivere altrove, anche se sono felicissima di conoscere il mondo ogni volta che posso.  Sapere di poter tornare nella mia città dopo un viaggio, di poter godere delle sue bellezze ogni volta che voglio, di poterne scoprire ancora angoli nascosti nonostante ci viva da sempre, è impagabile. È fonte quotidiana di ispirazione per il ricamo, forse è l’essenza della città, che oltre alle sue tante  bellezze, nei secoli ha fatto del tessuto e del ricamo due tra le professioni di riferimento tra le più conosciute in Europa ed in America prima, e, nei tempi moderni,  anche nel resto del mondo.

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TRADIZIONE & INNOVAZIONE

Negli ultimi anni sto cercando di traghettare il ricamo con le sue tecniche tradizionali verso una forma di arte che trovo possa avere una vita più longeva. La vita frenetica quotidiana, la mancanza di tempo, i nuovi tessuti e la moda ormai entrata prepotentemente anche nell’arredamento, hanno abbandonato sempre più il ricamo a mano. Utilizzarlo quindi come forma artistica apre a questa tecnica nuovi utilizzi, che credo possano aiutare ad evitarne l’oblio.

Le creazioni di Sophie Liard

Ben vengano quindi le proposte che lo vedono protagonista in quadri d’arte. Sono stata estremamente contenta di vedere come SOPHIE LIARD, giovane artista franco-fiorentina, una volta appresa con estrema diligenza ed attenzione la tecnica per un punto pieno super imbottito mutuato direttamente dalle cifre ottocentesche mie predilette,  ne ha fatto un utilizzo totalmente diverso, ottenendo dei risultati molto innovativi.

Facebook mi ha messo in contatto con MIRELLA BULLETTI, di cui potete leggere l’intervista qui (clicca). Completamente diversa da Sophie, ma ugualmente grande artista d’ago. Io e lei siamo sulla stessa lunghezza d’onda, lo abbiamo scoperto frequentandoci e direi che la nostra collaborazione arricchisce entrambe. A turno proponiamo, elaboriamo e realizziamo, in una sequenza senza fine, che ogni volta vede tradizione ed innovazione fondersi, complicarsi o semplificarsi a seconda del momento.

Per iniziare... il Kit di Adriana Armanni e Mirella Bulletti 

Tenendo presente le esigenze di chi si approccia al ricamo per la prima volta, abbiamo insieme pensato ad una linea di kit da realizzare in pochissimo tempo con punti che, seppur basici, diano effetti molto superiori all’impegno necessario per ricamarli. Con nostra soddisfazione, questa proposta è stata accolta con gioia da moltissime appassionate. È infatti un modo per avvicinare chiunque al ricamo e far venire voglia di lavorare con gioia e risultato anche a chi per le ragioni più diverse, non ha troppo tempo da dedicarvi.

Che cosa ha ancora da dire il ricamo  alle nuove generazioni?  Quanto è importante far conoscere  le persone, le scuole  e il mondo che ruota intorno a queste realtà?

Il ricamo ha ancora molto da dire: è una tecnica così duttile! Non smetto di ripeterlo e raccontarlo a chiunque sembri interessato ad ascoltarlo. Purtroppo in Italia mi sento sempre rispondere, senza molto entusiasmo : “Eh, la mia nonna lo faceva…”. “Sì, anche la mia”, penso dentro di me un po’ stizzita “ecco perché sono qui!”. Non senza un filo di tristezza, perché dietro a queste solite affermazioni si cela una visione miope e sbagliatissima del  ricamo come arte della nonna, destinata a vecchi salotti ombrosi che odorano di chiuso, che presto morirà perché inutile nel mondo moderno. Invece è la ragione per la quale da così tanti anni mi trovo ad avere una professione che affiancandosi alle mie altre esperienze lavorative mi ha permesso di creare e di avere relazioni con il mondo intero. E’ un Arte, non un passatempo per vecchie signore.

Quali prospettive vede nel  futuro per il mondo del ricamo e del merletto? Che cosa si potrebbe fare anche a livello nazionale per promuovere questo settore?

Dovremmo fare molto per la formazione. La figura professionale di formatrice del ricamo e merletto è demandata alla sensibilità nebulosa di ciascuna Regione e non tutte la riconoscono. Diciamocelo: siamo considerate un po’ di serie C…, forse anche D. Non abbiamo riconoscimento alcuno per la nostra professionalità, se non la soddisfazione che ci viene dall’insegnamento alle nostre allieve. Quasi nessuna di noi ha una sede propria, a causa degli eccessivi costi fiscali ed economici in generale, per un’attività genericamente considerata “artigiana”, che non può invece avere gli stessi introiti di una ditta vera e propria. Nel corso degli anni ho fatto più volte lezione a gruppi di insegnanti di ricamo di altri Stati, ogni volta con la difficoltà di trovare una sede adeguata che ci ospitasse. Quello che ha sorpreso molte di loro, è che in Italia non ci sia una Università di Arti Applicate e che il nostro sapere sia frutto esclusivo di tradizioni tramandate e di passione, mentre per esempio negli USA in Università di questo genere si insegnano non solo il ricamo ed il merletto, ma la falegnameria, la forgiatura ed altre simili. E.. sì: sono Università statali!

IL CONTRIBUTO DI EURE.K

Noi che siamo la culla della manualità, il fior fiore dell’artigianato riconosciuto a livello mondiale, non lo insegniamo. Paradosso?  Sì, purtroppo. Come per altri settori, abbiamo troppo e pensiamo che duri per sempre, senza bisogno di coltivarlo. La ricerca condotta da Geapolis, oltre a raccogliere le testimonianze e a portare al di fuori del nostro settore realtà che per noi sono ormai ben conosciute, potrebbe essere lo spunto ufficiale per arrivare tutte insieme dove una sola voce non può essere sentita; coordinare finalmente tante singole persone per raggiungere uno scopo comune.

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LA BELLEZZA ... secondo ADRIANA ARMANNI

Che cosa è per lei la bellezza?  Dove la cerca? Dove la trova?

Basta volerla vedere con gli occhi del cuore e la bellezza è ovunque: nelle passeggiate che riesco a fare nelle zone intorno a casa, a volte mi fermo a guardare un muro. Guardare vuol dire osservare, voler vedere. Quanta vita c’è in un muro? Piccolissime piante, dalle forme più strane, fiori, colori vari, insetti, pietre con mille sfumature tutte ben coordinate tra loro, ombre, luci, rilievi. Eppure è solo un muro. La bellezza è ovunque. Guardiamola.

Che cosa significa e che cosa dovrebbe significare per un italiano saper riconoscere, apprezzare, gustare il bello? Come fiorentina quale il privilegio e .. forse… quale anche la responsabilità?

Fiorentina! Un aggettivo che mi avvolge e mi offre la mia città su un piatto d’argento. Sono circondata da Firenze con le sue infinite bellezze, cerco di conoscerne il più possibile, ma c’è sempre qualcosa che ancora non ho visto e mi sorprende. Penso che tutto questo influisca sul mio gusto del bello, ma non saprei identificare come. Posso dire, a ragion veduta: “Grazie, Medici”…

Ogni volta che vedo qualche turista fermo ad un crocevia con la cartina in mano, mi offro di dare una mano gentilmente indicando la giusta direzione. Un gesto che non costa niente, che riceve sempre un sorriso di ringraziamento e che spero fortemente faccia ricordare gli abitanti di Firenze come persone gentili e collaborative. Esigo però rispetto per questa città, come lo meritano tutte a dire il vero,  e sono altrettanto ferma nel far rispettare le regole se necessario. In questo caso non ricevo sorrisi in cambio, ma pazienza…

Tre aggettivi per descrivere i luoghi dove sei  cresciuta da bambina e dove oggi vivi…

Preferisco alcune foto per raccontare dove sono nata e dove vivo, perché non riesco ad essere sintetica, quando parlo di Firenze. Forse l’avrete notato…  Perciò una cartolina fa Firenze, saluti  da Ponte Vecchio,  e dal Mugnone alle Cure, il  quartiere fiorentino in cui vivo … clicca qui 

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