1/ Con Teresa Moschini… il panno tusciano rivive

Imparare ad imparare con un filo– Laboratorio del racconto  marzo  2018

Chi vuol lavorar gentile, ordisca grosso e trami sottile. (Proverbio italiano)

Teresa Moschini é la promotrice di un interessante progetto di recupero e di valorizzazione dell’antico panno tusciano. Attraverso i suoi laboratori di ricamo, esso torna a rivivere e a caratterizzare l’arredamento delle nostre “modernissime” case… Originaria di Capodimonte (VT), fin da piccola, accanto alla mamma, alla nonna e alla zia materna, Teresa è cresciuta circondata da tessuti ricamati, fili colorati e creazioni di pregio. Da loro ha ereditato la passione e anche il “saper fare”, le tecniche e i segreti dell’arte del ricamo. Oggi vive a Grotte di Castro (VT), dove si è trasferita da giovane dopo il matrimonio.  

Attraverso una inedita e interessante pagina della storia di Grotte di Castro e del territorio limitrofo, la professoressa Moschini ha riportato alla luce i rumori, i gesti, le voci e le capacità imprenditoriali delle donne tessitrici che agli inizi del XVIII secolo divennero protagoniste di una pagina importante della storia locale.

Nell’estate scorsa ci ha accolto nella sua casa, dove attualmente vive con la sua famiglia e dove tutto è iniziato… La ringraziamo per aver voluto condividere con gli amici di Geapolis le sue conoscenze e le sue esperienze che costituiscono un elegante e raffinato biglietto da visita della storia e dell’identità del nostro territorio. Lasciamo a lei la parola…

Telaio non vuol rabbia, né stizza, né pancia vizza. (Proverbio italiano)

Come è nato l’interesse per il panno tusciano?  Il primo incontro con il panno tusciano avvenne subito dopo il mio matrimonio quando, giovane sposa, sono venuta ad abitare a Grotte di Castro nella casa che era stata dei nonni materni di mio marito.  

Lui aveva perso la mamma da piccolissimo. Il corredo di questa giovane sposa venne raccolto e conservato dai nonni di mio marito in un baule che io ho ritrovato qui in casa. Il baule era pieno di antichi tessuti, rotoli di panno di varia consistenza, realizzati con canapa grezza, canapa raffinata, canapa e cotone  lavorata attraverso le varie tecniche di tessitura a telaio (a trama semplice oppure a righe, a scacchi, a spinato, a occhio di pulcino…). Nel baule erano ordinati una sessantina di “torselli”, come venivano chiamati i rotoli di panno del corredo della sposa. Una curiosità: il termine torsello è un termine tardo medievale e deriva dal latino torquere (torcere, pressare, arrotolare strettamente).  

Fino alla metà del secolo scorso Grotte di Castro è stato un punto di riferimento strategico per la coltivazione e la tessitura a telaio della canapa. Quando e come si é sviluppata  questa attività?

Posso partire dalla mia esperienza. Dopo aver ritrovato il baule con il corredo della mamma di mio marito, iniziai a parlare con alcune donne del paese  che fino agli anni ’60  avevano continuato a tessere. Ricordo con particolare affetto e stima la signora Italia Apolloni, morta recentemente all’età di novant’anni. L’andavo a trovare  nella sua casa dove  aveva lavorato con un telaio enorme che occupava  quasi completamente una intera stanza. È stata lei a tessere il corredo da sposa  della giovane mamma di mio marito, prematuramente scomparsa…  quel corredo che ho ereditato ha costituito,  fin dai primi anni di matrimonio,  un invito ad approfondire, a  conoscere meglio la storia di quei tessuti e di tutti quei telai che scoprivo qua e là nelle cantine di Grotte e che  ritornavano alla memoria nei discorsi degli abitanti del luogo. Mi raccontavano  di come Grotte di Castro fosse un punto di riferimento importante per il territorio. Quando si trattava di realizzare corredi da sposa e lavori di particolare  pregio, da Onano, da San Lorenzo, da Piansano, da Valentano, si veniva a Grotte per  avere un lavoro “meglio fatto”. Spesso erano i committenti a fornire alle tessitrici la canapa già filata. 

Una quindicina di anni fa mi recai nell’attuale  chiesa di san Marco, situata fuori dal centro storico del paese, in una piccola piazza intitolata a Paolo di Castro e costruita verso la fine del XIX inizio XX secolo. Mi era stato riferito che nella Chiesa c’era un quadro che aveva a che fare con la storia delle tessitrici del paese. Un edificio sacro dedicato a San Marco, con annesso convento dei Padri Conventuali, esisteva già poco distante dalla stessa chiesa, ma venne distrutto a seguito della rettifica della strada Maremmana.  Alcune delle opere  che si trovavano nella precedente chiesa vennero così  ricollocate nel nuovo edificio di culto. Tra esse,  nel primo altare a sinistra la tela della Madonna con Gesù Bambino e Sant’Anna tra Santa Lucia e San Biagio donata all’antica  chiesa di san Marco  nel 1729 dalla società delle tessitrici. Ricordo che, a causa della poca luce presente in quella parte della chiesa, domandai una lampadina tascabile ad una signora che abitava lì vicino. Salita su una sedia riuscii a leggere nella parte bassa a destra della tela: “Societas thextricum 1729”. Ho iniziato così anche le mie ricerche storiche che mi hanno riportato indietro di alcuni secoli. Credo che le donne del territorio rimarranno piacevolmente sorprese… Agli inizi del 1700 le tessitrici grottane  lavoravano  infatti per conto terzi  ed avevano dato vita ad un modello di economia  protoindustriale. clicca qui

Chiesa di San Marco – Grotte di Castro (VT) 

Il 17 Ottobre 1706, viene fondata una congregazione di donne  tessitrici.  Era una congregazione molto numerosa per l’epoca. Già alla stipula  dell’atto di fondazione della congregazione, il notaio Angelo Balducci  nell’annotare puntualmente il loro nome e cognome (quando possibile) e  il numero, ben 179 iscritte, afferma che “sono la maggior parte ed affatto tutte perché molte ammalate o comunque impe­dite a partecipare alla riunione  indetta nella chiesa di S. Marco sede  di un convento di frati  conventuali francescani ove la cappella dedica­ta a S. Anna, Santa Lucia e S. Biagio, ab antiquis, dette tessitrici avevano richiesto in patronato a protezione dello loro arte”.

Dopo una prefazione  nella quale “…la Congregatione  delle tessitrici delle Grotte, desiderosa di riassumere la pietà delle loro antenate delle quali nella chiesa di S. Marco fu già eretta la Cappella delle SS. Anna e Lucìa e di S. Biagio”, passano alla lettura dei dieci capitoli che stabiliscono le regole da seguire. Scopriamo che  “ogni anno andavano celebrate le tre  feste di S. Anna al 26 luglio, di S. Lucia al 13 Dicembre e di S. Biagio al 3 Febbraio…” e  che, per mantenere econo­micamente in vita l’associazione “…ogni telaio sia tenuto a paga­re un baiocco al mese almeno sino a tanto che sia terminata la Cappella…”

Questa numerosa ed eccezionale congregazione femminile si organizza strategicamente per evitare ogni ingerenza maschile. Due soltanto sono, infatti, gli uomini che vengono citati nell’atto di fondazione della congregazione: “il Priore pro-tempore del convento di S. Marco padre Frezza Giuseppe e un uomo ammogliato  prudente e  fedele  e che sappia leggere e scrivere il  quale abbia l’incombenza d’andare alla fine d’ogni mese per telai con la bussola di latta serrata con lucchet­to…” ad esigere le elemosine stabili­te nello statuto costitutivo… “Consegnata chiusa da lucchetto alla Priora la bussola veniva aperta e, contata la moneta ricavata, ne riponeva il tutto nella cassetta delle due chiavi redigendo il consuntivo mentre esatto riscon­tro doveva aversi nell’agenda del questuante cercatore”. Molte altre particolarità sono contenute negli altri capitoli tra i quali si stabilisce il numero aperto della associazione alla quale, con il rispetto di quanto stabilito, potevano, aderire altre donne appartenenti indistintamente alle vedove, maritate e zitelle. Le cari­che sociali venivano assegnate esattamente nell’ordine descritto. Era stabilito che la Priora dovesse essere ammogliata.  Alle vedove venivano  assegnate le cariche più importanti e via via alle zitelle quel­le più umili che si concludevano con quella di “sacrestane” che venivano attribuite alle più giovani,  in considerazione  di espe­rienze acquisite e di forza giovanile ancora da mettere a frutto.

Madonna con Gesù Bambino e Sant’Anna tra i Santi Lucia e Biagio. Chiesa di San Marco, navata – (Tela commissionata dalla Congregazione delle tessitrici) 

Disse la canapa al lino: quando ti consumi, io mi affino. (Proverbio italiano)

I LABORATORI DI RICAMO SU PANNO TUSCIANO 

Come sono nati i laboratori di ricamo che coordini ormai da diversi anni?

Sono ormai trent’anni che mi dedico  allo studio e alla valorizzazione del  panno tusciano. I laboratori sono nati  dal “un dialogo creativo” fra le tradizioni e le esperienze della mia famiglia di origine e quella di mio marito.

Provengo da una famiglia di ricamatrici. Fin da piccola, accanto alla mamma, alla nonna e alla zia materna, sono cresciuta circondata da tessuti ricamati, fili colorati e creazioni di pregio. Da loro ho ereditato la passione e anche il “saper fare”, le tecniche e i segreti dell’arte del ricamo. La sorella di mia nonna, in particolare, era bravissima. Rimanevo incantata quando la vedevo realizzare ricami di pregio utilizzando la canottiglia d’oro, un filo sottilissimo con il quale ornava anche tessuti  e paramenti  destinati  alla liturgia e all’arredo delle chiese. Aveva una vista eccezionale e una capacità di concentrazione che lasciavano sbalorditi.   

Durante i primi anni di matrimonio ho iniziato a pensare a come avrei potuto valorizzare “i torselli” che giacevano inanimati dentro quel baule. Le mie prime creazioni sono state le tovaglie che ho utilizzato in famiglia. Ho realizzato questi primi manufatti con mia madre sotto la direzione di mia zia. Fin da subito  quella “simpatia” verso quei pezzi di canapa più o meno finemente tessuta si è trasformata in una vera e propria passione…

Ho cominciato a riordinare i torselli in base alla tipologia di filatura della canapa: tessuto di canapa grezza derivato dai cascami di canapa, tessuto derivato dalla prima rasura di canapa che veniva utilizzato per confezionare  i teli per lievitare il pane, i sacchi della farina e che doveva essere più morbida… In base al tipo di tessuto iniziavo a pensare che cosa potevo realizzare. Sono nati così non solo tovaglie, ma anche cuscini, tende… 

Più cresceva in me la creatività e l’entusiasmo tanto più scoprivo intorno non solo disinteresse ma anche una certa volontà di liberare gli armadi e le cassapanche di tutti quei tessuti ormai inutili e “fuori moda”. Ricordo quando, grazie all’aiuto di una cara amica, recuperammo anche vicino ad una discarica alcuni sacchi abbandonati che contenevano torselli di eccellente qualità.

Ormai avevo chiara la mia mission: recuperare, valorizzare e far rivivere il panno tusciano!!!

Così sono nati i primi corsi di ricamo che sono proseguiti nel corso degli anni e che attualmente tengo qui a Grotte di Castro. La sfida è quella di riuscire a trasmette alle donne che partecipano ai corsi l’interesse e la passione per imparare a saper riconoscere la qualità e il valore del panno tusciano.

Nel nostro territorio, in ogni famiglia ci sono questi tessuti che provengono dagli armadi delle nonne, delle mamme, delle zie… Io le invito ad andarli a recuperare  e poi insieme decidiamo come valorizzarli, che cosa realizzare, quali decorazioni e quali tecniche di ricamo utilizzare. Cerchiamo di far incontrare  e far dialogare l’antico e  il moderno: i tessuti, i disegni, i colori, le forme si rimodulano in modo originale e nuovo..

La sfida è quella di caratterizzare l’arredamento delle nostre “modernissime” case con la semplice e discreta eleganza  del panno antico lavorato a telaio.

Con un torsello  tessuto con “canapa grossa” (rasura di canapa) ho realizzato una tenda che ho collocato nella stanza più soleggiata della casa. Per la decorazione ho riprodotto un disegno dei primi del Novecento. Stante il tipo di tessuto, la tenda  resiste perfettamente anche ai più potenti raggi del sole. 

A CASA DI TERESA MOSCHINI IL PANNO TUSCIANO RIVIVE 

Tre tipologie di panno tusciano: tessuto raffinato (canapa e cotone), tessuto grezzo a trama semplice, panno tessuto a “occhio di pulcino”

Ricami realizzati con la tecnica del punto pieno orizzontale e del  punto pieno in diagonale (o punto lanciato)

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