Glossario EDA

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Il Glossario descrive  il quadro di riferimento teorico e gli ambiti di interesse che orientano Geapolis nell’impegno di promuovere una cultura della formazione permanente, aperta a tutti e  inclusiva.  L’obiettivo è  quello di proporre uno strumento di facile uso, capace di offrire una scelta dei termini più ricorrenti e più significativi.

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Per coloro che intendono approfondire  i termini e i concetti  descritti nel Glossario EDA, proponiamo  una selezione di parole chiave che presentano l’organizzazione e i metodi dell’educazione degli adulti in Europa. La selezione fa  soprattutto riferimento  ai Paesi con i quali Geapolis ha collaborato, collabora attualmente o ne condivide la mission.  clicca qui

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L’etimologia del  termine “adulto” rimanda al latino “adolescere”, che significa crescere. Esso è riferito ad un processo, piuttosto che ad uno stato o ad un ruolo specifico. Dal punto di vista biologico, un adulto è colui che ha raggiunto una piena maturazione fisica. Da un punto di vista emotivo, è colui che conosce e sa gestire le proprie emozioni, concentra l’attenzione per trovare la motivazione e il controllo di sé, riconosce le emozioni altrui e sa controllarle.

Il concetto di apprendimento permanente (lifelong learning)  rinvia alla possibilità di un processo di formazione/apprendimento che coinvolge gli individui lungo il corso della loro esistenza, abbracciando i diversi ambiti di vita, da quello professionale a quello familiare, da quello privato a quello sociale.  Nell’ottica adottata del lifelong learning l’accento viene  posto sulla capacità umana di creare e usare le conoscenze in maniera efficace, intelligente, creativa e proattiva. Si tratta di un apprendimento che supera la dimensione puramente funzionale in direzione dello sviluppo delle capacità (conoscenze, abilità, competenze) di dare un  significato al proprio e all’altrui agire e al contesto in cui si vive. 

Si stabiliscono degli obiettivi da raggiungere in contesti definiti e istituzionalizzati dedicati all’insegnamento, alla formazione e all’apprendimento, nei quali le attività sono condotte da facilitatori dell’apprendimento, professionisti del settore, che conoscono le materie e che abitualmente insegnano a categorie specifiche di studenti (definite per classi d’età, livello e specializzazione). Gli obiettivi di apprendimento sono quasi sempre decisi esternamente, il processo di apprendimento è monitorato e valutato; gli obiettivi raggiunti sono riconosciuti attraverso certificati e diplomi.  La maggior parte dell’apprendimento formale è obbligatorio (istruzione scolastica).

Si tratta di apprendimento volontario che avviene in situazioni e contesti nei quali l’insegnamento, la formazione e l’apprendimento non sono necessariamente le attività uniche o principali. Si stabiliscono degli obiettivi da raggiungere. Le situazioni e i contesti possono essere temporanei e le attività o i corsi realizzati possono essere condotti da facilitatori professionisti (trainer) oppure da volontari (animatori giovanili). Le attività e i corsi sono programmati ma raramente strutturati da ritmi convenzionali o materie curriculari. Le attività sono normalmente destinate a target group specifici ma raramente valutano o certificano gli obiettivi raggiunti in modi convenzionali e visibili.

Dal punto di vista di colui/colei che apprende, si tratta di una forma di apprendimento che non prevede alcun obiettivo; si realizza quotidianamente nei contesti familiari, al lavoro, nel tempo libero e nella società in generale. Ciò che viene appreso  raramente è documentato, non è certificato né visibile per colui che apprende. Non è riconosciuto ai fini dell’istruzione, della formazione oppure in termini di richiesta di lavoro.

L’autonomia personale rimanda ad alcune caratteristiche inerenti il concetto di età adulta. Le qualità più comuni che delineano questa età nella maggior parte delle culture, anche se non sempre vi è concordanza tra le qualità e l’età fisica della persona, sono: l’autocontrollo, la stabilità, la capacità di gestire la vita  in modo serio, la responsabilità, l’ampiezza di vedute, la stabilità, l’esperienza, l’oggettività e la capacità di prendere decisioni.

L’autoformazione rappresenta una significativa declinazione del lifelong learning, come competenza-chiave per il nuovo millennio. La competenza auto formativa si articola in cinque attitudini personali, focalizzate su aspetti diversi ma confluenti su una capacità auto regolatrice e auto organizzativa del soggetto. Esse sono:

  • La conoscenza di sé e delle proprie modalità di apprendimento
  • La riflessione critica durante e dopo l’apprendimento
  • L’accettazione dell’incertezza quale condizione connaturata alla complessità dell’apprendimento e quale limite al controllo/potere del soggetto che apprende
  • La flessibilità al cambiamento nei confronti della realtà in cui vive e in cui si apprende, con i condizionamenti e i limiti che essa pone
  • La condivisione e l’interazione con gli altri

Numerose ricerche attestano che stabilità e cambiamento segnano il corso di vita, anche se differentemente per i diversi aspetti della personalità e i vari contesti storici e sociali. La stabilità è cruciale per mantenere e consegnare agli altri un’immagine consistente di sé. Il cambiamento è cruciale per interagire efficacemente  con ambienti plurimi e costantemente mutevoli. Le principali dimensione del benessere psicologico (Ryff, 1989):

  • Auto accettazione (positivo atteggiamento verso se stessi.. riconoscimento ed accettazione di se stessi e della propria storia passata..)
  • Autonomia (autodeterminazione e indipendenza, abilità di resistere alle pressioni sociali di pensare o agire in modi non convenzionali)
  • Crescita personale (apertura alle esperienze, capacità di provare sentimenti, crescita per la realizzazione del proprio potenziale, capacità di  valorizzare e migliorare il comportamento nel corso degli anni)
  • Rapporti positivi con gli altri (avere calorose, soddisfacenti, fiduciose relazioni interpersonali)

Le competenze sono definite in questa sede alla stregua di una combinazione di conoscenze, abilità e attitudini appropriate al contesto. Le competenze chiave sono quelle di cui tutti hanno bisogno per la realizzazione e lo sviluppo personali, la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale e l’occupazione…” (Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006  relativa a competenze chiave per l’apprendimento permanente).  La nozione di competenza utilizzata nei documenti europei  ricopre allo stesso tempo conoscenze, saper fare e disposizioni interne. Essa si può acquisire in ogni specie di contesto, in modo formale, informale o non formale, e in modo intenzionale o non intenzionale. La competenza chiave, risponde ad alcuni criteri specifici: é trasferibile, quindi applicabile a un gran numero di situazioni e contesti; è polivalente, nel senso in cui può essere messa in opera per raggiungere degli obiettivi diversi, risolvere diversi tipi di problemi e compiere delle mansioni di diverse nature. Il quadro europeo di riferimento delinea otto competenze chiave….

Questa competenza comprende la consapevolezza del proprio processo di apprendimento e dei propri bisogni, l’identificazione delle opportunità disponibili e la capacità di sormontare gli ostacoli per apprendere in modo efficace.. .. Una persona dovrebbe essere in grado di consacrare del tempo per apprendere autonomamente e con autodisciplina, ma anche per lavorare in modo collaborativo quale parte del processo di apprendimento, di cogliere i vantaggi che possono derivare da un gruppo eterogeneo e di condividere ciò che ha appreso. Un’attitudine positiva comprende la motivazione e la fiducia per perseverare e riuscire nell’apprendimento lungo tutto l’arco della vita. Un’attitudine ad affrontare i problemi per risolverli serve sia per il processo di apprendimento stesso sia per poter gestire gli ostacoli e il cambiamento. Il desiderio di applicare quanto si è appreso in precedenza e le proprie esperienze di vita nonché la curiosità di cercare nuove opportunità di apprendere e di applicare l’apprendimento in una gamma di contesti della vita sono elementi essenziali di un’attitudine positiva. (tratto da Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006 )

La competenza digitale consiste nel saper utilizzare con dimestichezza e spirito critico le tecnologie della società dell’informazione (TSI) per il lavoro, il tempo libero e la comunicazione. Essa è supportata da abilità di base nelle TIC: l’uso del computer per reperire, valutare, conservare, produrre, presentare e scambiare informazioni, nonché per comunicare e partecipare a reti collaborative tramite Internet. La competenza digitale presuppone una solida consapevolezza e conoscenza della natura, del ruolo e delle opportunità delle TSI nel quotidiano: nella vita privata e sociale come anche al lavoro. L’uso delle TSI comporta un’attitudine critica e riflessiva nei confronti delle informazioni disponibili e un uso responsabile dei mezzi di comunicazione interattivi. Anche un interesse a impegnarsi in comunità e reti a fini culturali, sociali e/o professionali serve a rafforzare tale competenza. (tratto da Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006 )

La comunicazione nella madrelingua è la capacità di esprimere e interpretare concetti, pensieri, sentimenti, fatti e opinioni in forma sia orale sia scritta (comprensione orale, espressione orale, comprensione scritta ed espressione scritta) e di interagire adeguatamente e in modo creativo sul piano linguistico in un’intera gamma di contesti culturali e sociali, quali istruzione e formazione, lavoro, vita domestica e tempo libero. Un atteggiamento positivo nei confronti della comunicazione nella madrelingua comporta la disponibilità a un dialogo critico e costruttivo, la consapevolezza delle qualità estetiche e la volontà di perseguirle nonché un interesse a interagire con gli altri. Ciò comporta la consapevolezza dell’impatto della lingua sugli altri e la necessità di capire e usare la lingua in modo positivo e socialmente responsabile. (tratto da Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006 )

La comunicazione nelle lingue straniere condivide essenzialmente le principali abilità richieste per la comunicazione nella madrelingua: essa si basa sulla capacità di comprendere, esprimere e interpretare concetti, pensieri, sentimenti, fatti e opinioni in forma sia orale sia scritta,  in una gamma appropriata di contesti sociali e culturali, istruzione e formazione, lavoro, casa, tempo libero, a seconda dei desideri o delle esigenze individuali. La competenza in lingue straniere richiede la conoscenza del vocabolario e della grammatica funzionale e una consapevolezza dei principali tipi di interazione verbale e dei registri del linguaggio. È importante anche la conoscenza delle convenzioni sociali, dell’aspetto culturale e della variabilità dei linguaggi. Un atteggiamento positivo comporta l’apprezzamento della diversità culturale nonché l’interesse e la curiosità per le lingue e la comunicazione interculturale. (tratto da Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006 )

Queste includono competenze personali, interpersonali e interculturali e riguardano tutte le forme di comportamento che consentono alle persone di partecipare in modo efficace e costruttivo alla vita sociale e lavorativa, in particolare alla vita in società sempre più diversificate, come anche a risolvere i conflitti ove ciò sia necessario.  La competenza sociale è collegata al benessere personale e sociale che richiede la consapevolezza di ciò che gli individui devono fare per conseguire una salute fisica e mentale ottimali, intese anche quali risorse per se stessi, per la propria famiglia e per l’ambiente sociale immediato di appartenenza e la conoscenza del modo in cui uno stile di vita sano vi può contribuire… La competenza si basa sull’attitudine alla collaborazione, l’assertività e l’integrità. Le persone dovrebbero provare interesse per lo sviluppo socioeconomico e la comunicazione interculturale, e dovrebbero apprezzare la diversità e rispettare gli altri ed essere pronte a superare i pregiudizi e a cercare compromessi…. Le abilità in materia di competenza civica riguardano la capacità di impegnarsi in modo efficace con gli altri nella sfera pubblica nonché di mostrare solidarietà e interesse per risolvere i problemi che riguardano la collettività locale e la comunità allargata..( da Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006 )

Ha una componente attiva e una passiva in quanto comprende sia la propensione a indurre cambiamenti in prima persona, sia ad accogliere, appoggiare e adattarsi alle innovazioni sollecitate da fattori esterni. L’imprenditorialità coinvolge il prendersi la responsabilità delle proprie azioni, positive e negative, sviluppando una visione strategica, ponendosi degli obiettivi e raggiungendoli, essendo motivati ad avere successo. Le abilità concernono una gestione progettuale proattiva (che comprende ad esempio la capacità di pianificazione, di organizzazione, di gestione, di leadership e di delega, di analisi, di comunicazione. Occorre anche la capacità di discernimento e di identificare i propri punti di forza e i propri punti deboli e di soppesare e assumersi rischi all’occorrenza. Un’attitudine imprenditoriale è caratterizzata da spirito di iniziativa, capacità di anticipare gli eventi, indipendenza e innovazione nella vita privata e sociale come anche sul lavoro. In ciò rientrano la motivazione e la determinazione a raggiungere obiettivi, siano essi personali, o comuni con altri, anche sul lavoro. (tratto da Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006 )

Consapevolezza dell’importanza dell’espressione creativa di idee, esperienze ed emozioni in un’ampia varietà di mezzi di comunicazione, compresi la musica, le arti dello spettacolo, la letteratura e le arti visive. La conoscenza culturale presuppone una consapevolezza del retaggio culturale locale, nazionale ed europeo e della sua collocazione nel mondo. Essa riguarda una conoscenza di base delle principali opere culturali, comprese quelle della cultura popolare contemporanea. È essenziale cogliere la diversità culturale e linguistica in Europa e in altre parti del mondo, la necessità di preservarla e l’importanza dei fattori estetici nella vita quotidiana. Una solida comprensione della propria cultura e un senso di identità possono costituire la base di un atteggiamento aperto verso la diversità dell’espressione culturale e del rispetto della stessa. Un atteggiamento positivo è legato anche alla creatività e alla disponibilità a coltivare la capacità estetica tramite l’auto espressione artistica e la partecipazione alla vita culturale. (tratto da Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006 )

Secondo la Commissione Delors ( nel rapporto all’UNESCO del 1996 – L’éducation: un trésor est caché dedans): “l’educazione deve fornire la mappa di un mondo complesso e in continuo cambiamento e la bussola che consente di orientarsi”. Il rapporto raccomanda di prestare uguale attenzione a quattro pilastri base dell’educazione:

  • “imparare a conoscere” (conoscenze di base e cultura generale)
  • “imparare a fare” (competenze professionali e operative in genere)
  • “imparare a vivere con gli altri” (capacità di cooperare, rispetto delle differenze, regole di cittadinanza)
  • “imparare a essere” (capacità critica, autonomia di giudizio, responsabilità).

 

L’età adulta viene concepita come “luogo” di molteplici transizioni, piuttosto che come fase statica e conchiusa della vita attiva e, più in generale, del corso di vita. Si tratta di un orientamento culturale e scientifico secondo il quale lo sviluppo umano- inteso come processo dotato di dinamismo e di plasticità che dura tutta la vita e che rende scientificamente sostenibile la possibilità, la necessità e il desiderio di apprendere in tutte le età- si realizza attraverso processi di  trasformazione e crescita.

 

Il concetto di lifelong learning  declina il principio della formazione permanente in una prospettiva che sposta l’attenzione dalla prevalente dimensione istituzionale del percorso di istruzione scolastica al soggetto e ai suoi desideri/bisogni di formazione.  In questa prospettiva si rinvia alla possibilità di un processo di formazione/apprendimento che coinvolge gli individui lungo il corso della loro esistenza, abbracciando i diversi ambiti di vita, da quello professionale a quello familiare, da quello privato a quello sociale. Si sottolinea, di conseguenza, l’importanza di costruire una pluralità di vie per l’apprendimento  che pongano al centro il valore della dimensione dell’esperienza, realizzata da ogni singolo individuo. L’obiettivo è quello di favore  la sua capacità  di apprendere, di sviluppare il  pensiero riflessivo, di progettare e ri-progettare nuove strategie e scelte in ambito formativo e/o professionale. 

Si basa su alcuni aspetti innovativi del lifelong learning  dove l’adulto diventa protagonista del proprio processo di apprendimento.  La persona  motivata che apprende è interessata a: personalizzare l’apprendimento, aprirsi al cambiamento di sé, contestualizzare la formazione e trasferirla in ambienti quotidiani e reali di vita; includere nell’apprendimento la dimensione intima e quella del rischio; ricercare in maniera autentica e originale se stessi; condividere con altri il progetto di sé; condividere dinamicamente la propria formazione.

Le definizioni di patrimonio si riferiscono alle diverse tipologie che ne indicano l’ambito. La distinzione tradizionale è quella tra patrimonio immateriale e materiale, che a sua volta può essere distinto in mobile e immobile.

Patrimonio materiale: 

immobile (esempi: siti archeologici, centri storici, monumenti, mulini a vento, paesaggi, canali ecc.)

mobile (esempi: quadri, statue, gioielli, cimeli, monete, francobolli, mobili, arazzi, libri, fotografie, film, strumenti musicali, documenti ecc.)

Patrimonio immateriale:

esempi: abilità artigianali, rituali, racconti, usanze, ricette, feste, lingue, riti, credenze, canti, forme di spettacolo, sport e giochi ecc.

Di recente vi è stata una netta tendenza a superare le barriere e a lavorare in modo pluridisciplinare. La classificazione comprende i musei,  gli archivi, il patrimonio immateriale, i monumenti,  i paesaggi.

Il patrimonio, per sua natura, offre la possibilità di integrare emozioni e conoscenze; consente il passaggio continuo dall’affettivo al cognitivo e viceversa, facilitando lo sviluppo di capacità e l’acquisizione di conoscenze.  Il patrimonio è  inoltre fattore di educazione “estetica” ed “etica”. Attraverso la pedagogia del patrimonio infatti,  si apprende a dare valore e senso alle cose e ci si orienta alla qualità della vita. L’attenzione è posta sulla natura dinamica del patrimonio stesso,  che non è certo un’entità fissa, ma in continua evoluzione: un processo dinamico determinato in gran parte da ogni individuo e dalla comunità.   La pedagogia del patrimonio sviluppa  perciò la motivazione a coinvolgersi nella vita e nella gestione della propria area territoriale e motiva ad una assunzione di responsabilità sociale e civile….

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