I giorni delle spose a Piansano

Storie di vita 2/ Testimonianza autobiografica scritta da Giuseppina Martinelli

Luminose giornate di settembre; dorate distese di granoturco davanti alle porte delle case; frotte di bambini che giocano o (i più fortunati ai miei occhi) scavano solchi a piedi nudi sui tappeti fluttuanti che colorano le strade; donne affaccendate che vigilano sulla preziosa “mercanzia” posta ad asciugare al sole; voci che si rincorrono e si intrecciano dagli usci, dai balconi, dalle strade, per chiedere e diffondere notizie: queste le immagini che affiorano alla mia mente quando ripenso ai GIORNI DELLE SPOSE. Al tempo della mia infanzia settembre era il mese delle spose, perché solo dopo il raccolto i contadini potevano permettersi di affrontare le spese straordinarie di un matrimonio. I GIORNI DELLE SPOSE erano giorni di festa e di allegria per tutto il paese, perché allora una festa di matrimonio non coinvolgeva solo una ristretta cerchia di parenti e amici, ma l’intera comunità. Tutti accorrevano ad ammirare la sposa, che sfilava per le vie seguita dal corteo degli invitati. Soprattutto i bambini vivevano con gioia e spensieratezza quelle giornate di festa, che per loro erano anche le ultime giornate delle vacanze estive.

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Rispetto agli altri ragazzi, io mi sentivo privilegiata perché, essendo mia madre la sarta del paese, potevo seguire da vicino la scelta, la confezione e la prova dei vestiti da sposa. Il giorno del matrimonio, ero poi particolarmente raggiante quando la mamma, dopo pressanti insistenze, mi permetteva di accompagnarla a “vestire la sposa”: era allora consuetudine che la sarta aiutasse la ragazza ad indossare l’abito, per poter dare gli ultimi eventuali ritocchi. Ciò mi dava l’opportunità di gustare, mentre lei era intenta a sistemare pieghe e merletti, la squisita e profumatissima cioccolata che mi veniva immancabilmente offerta (la famosa “cioccolata delle spose”, che si preparava in occasione dei matrimoni).

Quando si avvicinava l’ora del passaggio del corteo, la gente cominciava ad accalcarsi ai lati della strada; le donne si affrettavano a coprire con grossi teloni il granoturco (per impedire che venisse preso d’assalto dai bambini al momento del lancio dei confetti) e i ragazzi interrompevano i loro giochi per intrufolarsi in mezzo ai grandi e guadagnare buoni punti di osservazione. Io invece correvo a casa, perché il mio balcone si affacciava sulla via principale del paese e perciò potevo godermi lo spettacolo da un punto di vista eccezionale, comodamente accoccolata in mezzo ai vasi fioriti dei gerani. Lì avevo inoltre la possibilità di raccogliere, indisturbata, i confetti che i giovanotti lanciavano verso la mia loggia affollata di “sartorette”: le ragazze che venivano ad imparare a cucire dalla mamma. Ad un certo punto, giù nella strada, voci e rumori si trasformavano in un brusio confuso; qualcuno gridava: “La sposa!!!”, e immediatamente tutti gli sguardi venivano ansiosamente rivolti verso la nuvola bianca che appariva in lontananza.

Allora anche la mamma, perennemente indaffarata in mille faccende, si affacciava al balcone per ammirare dall’alto l’abito della sposa: morbido, vaporoso, impreziosito da pizzi, tulle e nastri lucenti. Osservazioni, commenti, emozioni, sguardi, sorrisi………

E poi la sposa, bella ed elegante come una principessa, lentamente si allontanava, seguita dal corteo degli invitati, dalle grida dei ragazzini che si azzuffavano per raccogliere i confetti sparsi per terra e dagli applausi della gente. Poi, inevitabilmente, la gente si sparpagliava ed ognuno tornava alle proprie occupazioni. 

Dopo la cerimonia, nuovi assembramenti, nuove attese e nuovi applausi. Seguiva (per sposi ed invitati) il festoso pranzo nuziale, in magazzini addobbati ed imbanditi per l’occasione.

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Questi i GIORNI DELLE SPOSE stampati nella mia memoria: parte del mio vissuto di bambina, e pertanto inevitabilmente arricchiti da quell’alone di fantasia e di magia che sempre accompagna l’infanzia.

Oggi, quando mi soffermo a rievocare quei fatti, non posso peraltro evitare di oltrepassare quell’atmosfera favolosa e di “vedere” anche un’altra realtà : il duro lavoro nei campi (con gli occhi sempre rivolti al cielo) che rendeva possibili quelle giornate; gli acquisti “calcolati” in base al raccolto e al numero dei componenti il nucleo familiare; la scelta di abiti e regali badando a non “sfigurare”, ma anche a trovare scampoli e possibilità di risparmio; la preparazione in casa di pranzi e rinfreschi, utilizzando prodotti della campagna accantonati per l’occasione(il vino della botte “buona”, il prosciutto stagionato con più cura, la marmellata preparata coi frutti dell’orto…).

Che differenza con i matrimoni di oggi, super-sfarzosi, super-organizzati, super-eleganti! Ai giorni nostri ci si sposa di meno, in tutte le stagioni e programmando la festa con largo anticipo, in modo che tutto risulti perfetto. Per chi non ha tempo o voglia di occuparsi dei preparativi, c’è addirittura la possibilità di rivolgersi ad agenzie specializzate, che organizzano l’evento in modo minuzioso ed impeccabile. Nel mondo povero di ieri tutto era all’insegna del risparmio e della semplicità, in quello “ricco” di oggi non si bada a spese e si ricerca l’originalità e il lusso. E le spose? Bellissime ieri come oggi, anche se molte cose sono cambiate.

La modernità ha portato benessere, ma anche sfaldamento di rapporti e scomparsa della genuina coralità di un tempo. Ed era forse proprio quella coralità, oggi irrimediabilmente perduta, ciò che rendeva tanto suggestivi e unici I GIORNI DELLE SPOSE.

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