.Ogni luogo ha il proprio spirito, il proprio passato,
le proprie aspirazioni.
Jerome Bruner.
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pagina collaborativa con i contributi di …
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.Anna Laura (archeologa) – Direttrice del Museo Civico Archeologico “Pietro e Turiddo Lotti” – Ischia di Castro
Elettra De Maria (Insegnante in pensione) – Scrittrice autodidatta
Ennio De Santis – Poeta autodidatta
Progettazione e coordinamento web content a cura di Antonella Cesari
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“Siamo ora a Castro, dove piglio in gran diletto di considerare i giramenti del mondo. Questa città, la quale altre volte mi parve una bicocca di zingari, sorge ora con tanta e si subbita magnificenza, che mi rappresenta il nascimento di Cartagine…”
Annibal Caro, Lettera a Paolo Giovio 28 Luglio 1543
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Il ducato di Castro fu un feudo dell’Italia centrale, sorto come vassallo dello Stato Pontificio (di fatto indipendente) e retto dai Farnese. Costituito nel 1537, rientrò nel patrimonio di san Pietro nel 1649. Comprendeva una piccola fascia territoriale dell’attuale Lazio a ridosso della Toscana. Si estendeva dal mar Tirreno al lago di Bolsena, in quella striscia di terra delimitata dal fiume Marta e dal Fiora, risalendo fino all’affluente Olpeta e al lago di Mezzano, di cui è un emissario. Castro, una cittadina arroccata su una rupe tufacea nei pressi del fiume Fiora, era la capitale e la residenza del duca. Il ducato di Castro fu creato da papa Paolo III Farnese (1534-1549), con la bolla Videlicet immeriti del 31 ottobre 1537, in favore del figlio Pier Luigi e della sua primogenitura maschile. Il suo territorio era composto in parte di paesi già appartenenti ai Farnese, e in parte da paesi aggregati dalla Camera apostolica. Il ducato comprendeva le seguenti località: Castro, Montalto, Musignano, Ponte della Badia, Canino, Cellere, Pianiano, Arlena, Tessennano, Piansano, Valentano, Ischia, Gradoli, Grotte, Borghetto, Bisenzio, Capodimonte, Marta, le isole Bisentina e Martana. Paolo III vi aggiunse anche Ronciglione e altre terre contigue, col titolo di contea. Il ducato di Castro diventò così il feudo più importante dello Stato pontificio, sia per l’estensione, sia per le vistose rendite. (Leggi tutto clicca qui )
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Le macerie della distrutta città di Castro ben presto furono ricoperte e nascoste da una fitta vegetazione e sparì anche la colonna con l’iscrizione “Qui fu Castro”. Ma poco fuori di quella che era stata la Porta del Ghetto i demolitori – che pure avevano raso al suolo tutte le Chiese – risparmiarono un masso a forma di parallelepipedo triangolare che, sulla facciata rivolta a mezzogiorno, aveva dipinta l’immagine del Crocifisso. Sulle altre facciate erano dipinte la Madonna del Carmine – nel tempo sostituita da una piccola statua della Madonna di Loreto – e S. Antonio da Padova. Il masso si trovava al centro di un trivio, sicché da ognuna delle strade si poteva vedere una delle nicchie dipinte. L’immagine del Crocifisso certamente non venne risparmiata per i particolare pregi artistici. Infatti è piuttosto semplice nella forma… Inoltre appare scrostata e mutilata nella parte inferiore.
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1/ I luoghi del silenzio … VERSO CASTRO 13 dicembre 2016 clicca qui
.2/ I luoghi del silenzio … ECHI DALLA CARTAGINE DI MAREMMA 24 gennaio 2017 clicca qui
.3/ I luoghi del silenzio … LE PIETRE DELLA CATTEDRALE RACCONTANO 3 aprile 2017 clicca qui
.4/ I luoghi del silenzio … “CI MISERO UNA CROCE SOPRA” 26 aprile 2017 clicca qui
.5/ I luoghi del silenzio … APPUNTAMENTO A PIAZZA MAGGIORE 17 giugno 2017 clicca qui
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I centri del silenzio
come retaggio dei centri della vita
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CASTRO… L’ANTICA CAPITALE FARNESIANA
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LA PRIMA CATTEDRALE:
Santa Maria “intus civitatem”
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IL DUOMO: SAN SAVINO
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LA PIAZZA: PIAZZA MAGGIORE
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DAL SILENZIO DELLE PIETRE … L’ECO DELLA VITA
Una passeggiata nell’antica Castro
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UN SILENZIO CHE SA DI PRESAGIO …
Castro muore
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GIGI OH! O IL SILENZIO INNOCENTE
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FUGA NELL’OBLIO
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IL TRADITORE
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Siv Schonberg, Qui fu Castro (2009)
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LA GUERRA
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… E l’uomo
ha levato la mano.
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Ha scagliato con furia
come sasso da fionda
l’ira contro la terra
e colpito il suo regno.
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Ha destato
un vento feroce
di lame e di fuoco
che ha spazzato dimore,
troncato gli arbusti
e trafitto le madri.
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… E gli occhi singhiozzano,
le voci sono stracciate
e c’è odore di sangue bruciato.
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Ahimè
sono fuggite colombe.
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