1/Voci dal silenzio… dalle pietre l’eco della vita

I RACCONTI DI ELETTRA DE MARIA

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 DAL SILENZIO DELLE PIETRE … L’ECO DELLA VITA 

… una passeggiata nell’antica Castro 

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La documentazione fotografica è stata gentilmente concessa dalla Dott.ssa Anna Laura, Direttrice del Museo Civico Archeologico “Pietro e Turiddo Lotti” – Ischia di Castro

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LA MAGIA DEL SILENZIO

 …. Svogliatamente Elide si sedette alla scrivania e prese i libri mentre lo sguardo le vagava desideroso fuori dalla finestra aperta. Era una dolce giornata di novembre con tutto l’incanto dell’autunno e dei suoi colori stanchi…. Non che il latino le fosse mai piaciuto un granché, ma ora questa supplente addirittura proponeva la traduzione di frasi dall’italiano! …. E, dunque, frase numero uno… “La padrona sacrificava vittime nel bosco”. Vediamo, si diceva. Domina mactabat hostias in … bosco… come si dice bosco in latino? Di nuovo volse lo sguardo fuori rimpiangendo la passeggiata che avrebbe potuto fare giù a valle, lungo le rive del lago nella stagione magica in cui il paesaggio ti appartiene non contaminato – sì, contaminato, si diceva – dalla presenza dell’uomo. Prese il vocabolario.

Chiesa  di Santa Maria intus civitatem (Prima Cattedrale di Castro) – Architrave edicola absidale braccio destro del transetto –Nella fascia si legge il nome di IERONYM SPONT NI

E, dunque, bosco. Ah, sì, silva: Domina mactabat hostias in silva. Come non ci aveva pensato prima ? Ma lo sguardo le andò anche a un sinonimo che poi proprio sinonimo non le parve. Il bosco come lucus, bosco sacro. Cosa è un bosco sacro? E la mente abbandonò definitivamente il latino, la padrona e le sue vittime e ritornò di colpo alla passeggiata che nella tarda estate aveva fatto nell’antica Castro.

Non che le interessasse tanto andare fra le rovine quanto Luigi, quel ragazzo della V B che allora le era parso tanto interessante, e così era salita volentieri in macchina con lui e Lucia. Evidentemente non aveva capito niente perché Luigi aveva cominciato a fare il filo proprio a Lucia e lei si era sentita subito il terzo incomodo. Beh, non è che in fin dei conti le dispiacesse tanto per Luigi, ma trovarsi in quella situazione le era subito pesato come assai imbarazzante e così li aveva lasciati per fatti loro e si era addentrata nella boscaglia che si era ormai impadronita della città distrutta. Fra l’altro faceva anche un gran caldo e allora si era seduta su una pietra all’ombra di un albero.

Città  di Castro: Sagrato della Chiesa di S. Pancrazio

Ricordava tutto come se rivivesse quei momenti: aveva tirato un sospiro rassegnato e si era soffermata a guardare un passero che si era posato cinguettando accanto a lei. Poi era volato via e, improvvisamente, era stata avvolta dal silenzio. Tutto taceva intorno a lei, ma era davvero silenzio quello? Accarezzò la pietra su cui era seduta e si accorse che doveva forse essere stata l’architrave scolpito di una porta e allora le sembrò di udire le grida della soldataglia pontificia che portava la distruzione, il fragore delle costruzioni abbattute, le urla della gente in fuga e poi ancora come una lieve brezza, un sospiro che venisse da un passato più lontano a narrare storie di lucumoni ed eremiti…

Elementi architettonici provenienti dalla Città di Castro

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Chiesa  di Santa Maria intus civitatem (Prima Cattedrale di Castro) –  Altare dell’Abside del Transetto Destro

…. e in quel silenzio si accorse che quello che stava sentendo era in realtà l’eco, mai sentita prima, del profondo della sua anima.  Era stato come se quel silenzio le avesse permesso per la prima volta di scoprire davvero se stessa e in quella strana boscaglia era stata sopraffatta da un senso di pace infinita, sacra, arcana. Elide riprese la penna in mano e cancellò silva.

Domina mactabat hostias in luco.

Chiesa  di Santa Maria intus civitatem (Prima Cattedrale di Castro)

Affreschi: Maria con il Bambino e San Giovanni Evangelista

(Città di Castro: campagna di scavo 1997)

ECHI LONTANI ... CASTRO: LA CARTAGINE DI MAREMMA

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“Siamo ora a Castro, dove piglio in gran diletto di considerare i giramenti del mondo. Questa città, la quale altre volte mi parve una bicocca di zingari, sorge ora con tanta e si subbita magnificenza, che mi rappresenta il nascimento di Cartagine…” Annibal Caro

Lettera a Paolo Giovio  28 Luglio 1543

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PER SAPERNE DI PIÚ...

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Il ducato di Castro fu un feudo dell’Italia centrale, sorto come vassallo dello Stato Pontificio (di fatto indipendente) e retto dai Farnese. Costituito nel 1537, rientrò nel patrimonio di san Pietro nel 1649. Comprendeva una piccola fascia territoriale dell’attuale Lazio a ridosso della Toscana. Si estendeva dal mar Tirreno al lago di Bolsena, in quella striscia di terra delimitata dal fiume Marta e dal Fiora, risalendo fino all’affluente Olpeta e al lago di Mezzano, di cui è un emissario.  Castro, una cittadina arroccata su una rupe tufacea nei pressi del fiume Fiora, era la capitale e la residenza del duca. Il ducato di Castro fu creato da papa Paolo III Farnese (1534-1549), con la bolla Videlicet immeriti del 31 ottobre 1537, in favore del figlio Pier Luigi e della sua primogenitura maschile. Il suo territorio era composto in parte di paesi già appartenenti ai Farnese, e in parte da paesi aggregati dalla Camera apostolica. Il ducato comprendeva le seguenti località: Castro, Montalto, Musignano,  Ponte della Badia, Canino, Cellere, Pianiano, Arlena, Tessennano, Piansano, Valentano, Ischia, Gradoli, Grotte, Borghetto, Bisenzio, Capodimonte, Marta, le isole Bisentina e Martana. Paolo III vi aggiunse anche Ronciglione e altre terre contigue, col titolo di contea. Il ducato di Castro diventò così il feudo più importante dello Stato pontificio, sia per l’estensione, sia per le vistose rendite. (Leggi tutto… clicca qui )

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