.
I Romani consideravano sia i luoghi che i volti delle persone come manifestazioni esterne di un vivente spirito interiore.
Ogni luogo come ogni persona aveva il suo genio individuale … Ma interrogare il Genio del Luogo,
significava anche cercare di comprendere la potenziale perfezione naturale di un luogo e
aiutarla ad emergere, se necessario, mediante interventi discreti.
C.W. Moore et alii, a cura di, La poetica dei giardini, 1988, Padova, F. Muzzio)
.
“Quando siamo entrati per la prima volta alla Cannara io vidi un luogo in totale abbandono. In alcune sue parti era ridotto quasi a discarica, in alcuni punti incolto. Io mi limitavo a vedere ciò che c’era, ovvero la Cannara, la casa-ponte sul fiume Marta. Ai due lati vedevo il nulla! Mirella invece si innamorò subito di quel luogo. Io vedevo una landa desolata, lei vedeva l’acqua, la terra, la casa- ponte. Da subito cominciò a immaginare ciò che quel luogo poteva diventare”.
Così Massimo Faggiani ricordava quel lontano 1978, quando, insieme alla moglie Mirella Valmaggi, decisero di acquistare la Cannara.
Sembrava azzardato considerarlo un buon affare, come era necessaria una buona dose di creatività per immaginare che le due sponde del fiume Marta, in quel punto, potessero trasformarsi in un incantevole giardino.
Mirella amava molto la natura ed aveva innato il senso dell’armonia.
All’inizio, il marito Massimo considerava l’amore di Mirella per la Cannara un “amore cieco”! In realtà l’amore di Mirella per la Cannara fu un “amore visionario”.
Da alcuni anni, dopo la scomparsa di Massimo e Mirella, è il figlio Marco Valerio Faggiani che si occupa della gestione della Cannara. A lui è toccato l’onore e l’onere di prendersene cura, valorizzare il frutto dell’impegno quasi trentennale di mamma Mirella, l’armonia di un giardino che nasce dalla visione audace in mezzo ad una “landa desolata”.
Il giardino della Cannara è aperto a tutti coloro che vogliono visitarlo o magari soggiornarvi. Per info http://www.lacannara.it/
Mirella Valmaggi (foto archivio Faggiani)
.
Maria Irene Fedeli, bibliotecaria della biblioteca comunale di Marta e amica della famiglia Faggiani ha conosciuto Mirella Valmaggi. Ha avuto modo di vedere il giardino della Cannara in vari momenti della sua realizzazione e della sua crescita nel corso degli anni. La ringraziamo per la sua preziosa testimonianza. Essa ci restituisce un ritratto di Mirella che oggi, dopo la sua scomparsa, continua a riproporsi nell’armonia di un giardino che parla di lei, della sua vitale creatività e della sua delicata e profonda sensibilità.
.
Ho conosciuto Mirella Valmaggi nel 1983 per una serie di circostanze legate al mio percorso di studi musicali di composizione. Da quel momento nacque una bella amicizia con Mirella e con la famiglia Faggiani che è durata nel tempo, un legame che sicuramente mi ha permesso di conoscere più da vicino Mirella, la sua storia e la storia del giardino della Cannara.
Mamma Mirella Valmaggi è riuscita a trasmettere il meglio di sé ai due figli Martino e Marco Valerio. A Martino ha trasmesso la passione per la musica. Oggi Martino Faggiani collabora con il teatro La Monnaie di Bruxelles, dopo aver diretto per diversi anni il coro del Teatro Regio di Parma. Marco Valerio è diventato invece il nuovo proprietario della Cannara. Possiamo dire, con una battuta, che il suo era un destino segnato! Ricordo tutto l’orgoglio di mamma Mirella quando mi mostrava il ponte sul fiume. Oltre alla Cannara che fa da casa-ponte c’era anche la necessità di attraversare il fiume oltre la casa. Fu Marco Valerio che progettò e costruì il ponte subito dopo la sua laurea in ingegneria.
Fino a quando i genitori Massimo e Mirella sono riusciti autonomamente a gestire la Cannara, Marco si è dedicato completamente alla sua professione di ingegnere. Considerava la Cannara “il sogno, il capriccio” della mamma! Amava la Cannara come si amano le cose amate dalle persone care. Ma poi, da quando i genitori sono recentemente scomparsi, a poca distanza l’uno dall’altra, Marco Valerio ha cominciato a sentire, dentro di sé, il desiderio di conoscere questo luogo, legato in modo inscindibile alla storia della sua famiglia, del territorio e probabilmente di se stesso… Ora sente di amare profondamente la Cannara.
Mirella Valmaggi era di origini toscane, mentre Massimo Faggiani era originario di Capodimonte. Di lei ricordo la delicatezza, di lui la capacità di comunicare.
Si erano conosciuti e poi sposati a Roma, dove hanno vissuto stabilmente fino agli inizia degli anni anni ’80, proprio in coincidenza con l’acquisto della Cannara. Massimo Faggiani era molto legato al suo territorio di origine. All’epoca fu tra i fondatori di Italia Nostra. Ricordo che in un certo periodo veniva a casa mia per fare delle lunghe chiacchierate con mia madre. Annotava con scrupolo sui suoi taccuini i proverbi, i detti popolari, gli aneddoti, i canti popolari e di devozione legati alla Madonna del Monte. Parlavano di attività femminili, ricordo quando volle vedere i coprifasce che mia madre aveva personalmente confezionato e ricamato con le tele di batista! Tuttavia, per quanto riguardava il giardino della Cannara, ha sempre tenuto a precisare che quello era “il sogno e il mondo” della moglie Mirella.
.
Lavoro come un giardiniere o come un vignaiolo. Le cose maturano lentamente.
Il mio vocabolario di forme, ad esempio, non l’ho scoperto in un sol colpo. Si è formato quasi mio malgrado. (Joan Mirò)
.
Subito dopo l’acquisto della Cannara, la famiglia Faggiani si impegnò a ripristinare la casa-ponte attraverso misurati interventi per conservare l’edificio nella sua dimensione e struttura medievale. Mirella aveva poco più di quarant’anni quando iniziò ad occuparsi della progettazione e della realizzazione del giardino. Io iniziai a frequentarla proprio all’inizio di questa sua avventura. Ricordo che in quel periodo mi chiese una pianta di mimosa e alcuni bulbi per iniziare a tentare alcuni abbinamenti di colore. Alla Cannara non si parlò di architetti di giardini. Fu Mirella a progettare e a sperimentare personalmente e in tutta libertà!
Mi parlava spesso della desolazione in cui aveva trovato il luogo. Io ne ero ben conscia. La famiglia Faggiani aveva acquistato la Cannara da Tancredi, un commerciante di pesce di Marta, originario di Capodimonte. Egli utilizzava la Cannara in modo funzionale alle esigenze del suo lavoro. Probabilmente, mai avrebbe pensato che quel luogo potesse trasformarsi in un giardino! Mirella mi faceva notare tre alberi già presenti, un pino marittimo e due cipressi. Essi costituivano alcuni degli elementi dello stemma della famiglia Brenciaglia dalla quale Tancredi, a sua volta, aveva acquistato la Cannara.
Il giardino di Mirella è cresciuto nel tempo, frutto di tentativi e anche di errori. La vedevo rimboccarsi le maniche e piantare bulbi.
Mi raccontava dei tentativi realizzati dietro la casa-ponte per creare una aiuola di salvie profumate. Ricordo con quanta cura aveva messo a dimora piante di salvia, che sarebbero fiorite in sequenza, passando dalle sfumature del bianco, al lilla, al blu e accompagnate dalle differenti fragranze. L’armonia del giardino di Mirella ricorda molto l’armonia dei giardini all’inglese. Amava articolare gli spazi in modo da suggerire e rivelare una natura ordinata ma libera. Nella progettazione del giardino aveva tenuto conto non solo dell’abbinamento dei colori ma anche delle sequenze dei periodi di vegetazione e di fioritura, affinché il giardino non rimanesse mai spoglio… Era solita fare ordinazioni di piante e bulbi che faceva arrivare dai vivai specializzati di diversi paesi europei. Privilegiava particolarmente i vivai olandesi.
Ricordo che un libro le era molto caro. Era un volume intitolato “Le rose dell’imperatrice”. Esso raccoglieva i meravigliosi acquarelli di Redouté, il pittore al servizio dell’imperatrice Giuseppina di Beauharnais, da lei incaricato di realizzare una raccolta di acquarelli che riproducessero le rose presenti alla Malmaison. Mirella era affascinata da questo volume e ne traeva ispirazione per mettere a dimora nel suo giardino rare specie di rose antiche.
Tra gli interventi più creativi, realizzati con gusto e armonia, ricordo le piante antiche sui i bordi del fiume. Si impegnò a fondo per guidare la crescita dei glicini bianchi, rosa e lilla in modo da riuscire a intrecciarli nelle piante di pioppo. Al momento della fioritura del glicine, i pioppi scomparivano, sommersi dall’esplosione dei colori e delle fragranze del glicine. Era ispirata dal connubio terra-acqua. Adorava le piante acquatiche, gli iris d’acqua e le ninfee che aveva inserito nelle antiche vasche che un tempo erano destinate a contenere e conservare le anguille a vivo.
Per concludere, posso dire che il giardino della Cannara oggi rispecchia completamente lo stile e la personalità di Mirella.
Era una donna dolcissima e decisa. Quello che voleva ce l’aveva ben chiaro ma al tempo stesso si poneva sempre con un tratto di mitezza che sicuramente la caratterizzava. Fisicamente era minuta e aveva sempre un sorriso per tutti. Amava la musica e aveva iniziato a suonare da bambina. Si era diplomata in flauto dolce e flauto traverso dedicandosi poi all’educazione musicale. Era una persona con una notevole apertura mentale, sensibile e creativa. Il suo giardino è sicuramente espressione di queste sue caratteristiche.
.
E allora ci piace ricordare Mirella intenta a comporre l’armonia del suo giardino:
“per diventare musica i suoni devono essere scelti e organizzati e lo stesso vale per i giardini. Comporre significa aggiustare gli equilibri e le tensioni (…) sole e ombra, brezza e calma, suono e silenzio, per creare nuove relazioni con un significato a noi comprensibile”.
( C.W. Moore et alii, a cura di, La poetica dei giardini, 1988, Padova, F. Muzzio)
.