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Gli uomini non vengono angosciati e turbati dalle cose,
bensì dalle opinioni che si fanno di esse
Epitteto
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Gli uomini non vengono angosciati e turbati dalle cose,
bensì dalle opinioni che si fanno di esse
Epitteto
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La paura arriva quando…. (in che occasione, in quali circostanze, ecc..)
Quando ho paura… (come mi sento, come mi comporto, cosa penso….)
La paura degli altri mi fa stare …. (come mi sento, cosa penso, ecc…)
Se vedo qualcuno che ha paura …. (come mi comporto, cosa succede, ecc….)
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INCIPIT
Nella casa solitaria vive un esserino triste, timidissimo, che teme anche ciò che non esiste “Sono solo e senza amici” si lamenta il poveretto. E di notte, quando arriva l’ora di mettersi al letto, prima accende tutti i lumi e dozzine di candele poi si infila tra le coltri, se le tira sulla testa, batte i denti, ascolta i suoni fuori là nella foresta. Sente urlare con il vento Morra, perfida e crudele, sente gli Emuli marciare con il loro passo pesante, e fantasmi minacciosi sogghignare fra le piante….Ma nessuno gli ha mai detto che la notte buia e scura fa sembrare orrenda e enorme la più piccola paura ….
Tove Jansonn (tratto da Il piccolo Knitt tutto solo)
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LA NOTTE SUL LAGO…
Si narra che sulle rive del lago di Bolsena c’erano delle grotte nelle quali un venerdì d’agosto di ogni anno si riunivano le streghe del lago. Qui esse discutevano delle maledizioni che in quei tempi si dovevano effettuare. TUTTE LE PERSONE ERANO IMPAURITE per tutto ciò e si diceva che colui o colei che passasse su quella determinata stradina del lago, sarebbe sfuggita fortunatamente alle maledizioni delle streghe. E siccome questa stradina era il punto dove le streghe passavano, solo pochi audaci tentavano di passare per quel viottolo. Tuttavia alcuni con decisione estrema si avventurarono per quel passaggio. La maledizione delle streghe fu finalmente vinta dalla costanza dei coraggiosi, i quali riusciamo a costituire il primo nucleo abitato sulle rive del lago. Bolsena era così sorta per l’ardire di pochi. (Quirino Galli, Miti e leggende intorno al lago di Bolsena 1994)
.INDICAZIONI PER L’ADULTO
La storia del piccolo Knitt può essere utile per chiunque, grandi e piccoli…. I messaggi positivi infatti, semplici ed efficaci, hanno un grande effetto anche sugli adulti! Attraverso la storia, i bambini potranno identificarsi con Knitt e quindi conoscere, capire, scoprire dei modi alternativi di vedere le cose e imparare a “rendere innocue le paure”. La storia proposta
UNA DOMANDA PER INIZIARE
PERCORSO 1
LEGGERE LE EMOZIONI… NON MI FAI PIÚ PAURA
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FINALITÁ
FOCUS: UNA PROPOSTA PER RENDERE INNOCUE LE PAURE
La storia Piccolo Knitt tutto solo, aiuta a riflettere sulle paure, le fantasie, i sentimenti negativi in cui ciascun bambino può facilmente identificarsi. Essi sono esplorati e verbalizzati nella prima parte del libro. “Le tempeste emotive” sono ricomposte nel finale del libro affermando l’importanza dell’amicizia, della condivisione, del buon umore.
OBIETTIVO FORMATIVO
OBIETTIVI GENERALI
OBIETTIVI SPECIFICI
STRATEGIE OPERATIVE
Il protagonista della storia, il piccolo Knitt ha inizialmente un problema: “ è timido e ha paura anche di ciò che non esiste”. La sua condizione lo porta a mettere in atto comportamenti negativi ed emozioni disturbate. Durante lo svolgimento della storia le situazioni aiutano Knitt a cambiare idea e a mettere in atto emozioni e comportamenti alternativi in vista di nuove soluzioni.
Agli adulti (genitori ed insegnanti) che leggeranno il libro con i bambini può essere utile tenere presente il seguente schema che sta alla base della storia:
In particolare:
MEMO PER VALORIZZARE IL MESSAGGIO POSITIVO DELLA STORIA
Il messaggio centrale della storia viene quasi sempre colto dal bambino, con effetto sui suoi pensieri, sulle sue emozioni e sui suoi comportamenti. Per questo motivo, possono essere utili frequenti ripetizioni della storia (che è abbastanza breve) per permettere di assimilarne il contenuto ed il messaggio positivo in essa contenuto.
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Polisemia. La paura può avere significati diversi n molte frasi che usiamo, ad esempio: “Ho paura che non ce la farò a terminare i compiti in tempo”. In questo caso cosa significa “ho paura”? Possiamo sostituirla con un’altra espressione, tipo “ho il dubbio”…
Modi di dire. Troviamo i modi di dire e proviamo a spiegarli: “la paura fa novanta”, “aver paura della propria ombra”, “essere un cavaliere senza macchia e senza paura”, “farsela addosso dalla paura”
Arricchimento lessicale. Cerchiamo i verbi che si possono utilizzare con la parola “paura” (mettere, incutere, fare, avere, sentire, prendere ecc. ) e quelli che indicano la sensazione della paura (la paura fa: tremare, rabbrividire, impallidire, svenire …)
Paragone. Giochiamo a costruire frasi con un paragone, ad esempio: “ho paura come un topo davanti ad un gatto”.
Metafora. Per indicare che si ha paura si usano frasi metaforiche, ad esempio: tremare come una foglia, vedersela brutta, dare corpo alle ombre, far rizzare i capelli, essere più morto che vivo.
Sinonimia. Cerchiamo altre parole che indicano la paura. Scriviamo un testo in cui non possiamo mettere la parola paura ma le varianti: spavento, timore, fifa, tremarella e così via…
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Le frasi qui riportate sono brevi citazioni tratte dal libro di Tove Jansonn Piccolo Knitt tutto solo (Ed. Salani 2003)
Va ora, povero Knitt, e non gli succede niente. Anche se lungo la strada vede tanta e tanta gente, “Ma son tutti sconosciuti” Come faccio a salutarli? Come faccio a domandargli di parlare insieme un poco?”
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IMPARARE AD APPREZZARE SE STESSI
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Passa Mimla, e sembra quasi che abbia voglia di parlargli – Mentre intreccia una collana con le bacche rosso fuoco – Però il Knitt, per TIMIDEZZA, gira il viso e guarda altrove-
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SUPERARE LA PAURA DELLE SITUAZIONI E DEGLI ALTRI
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.… teme anche ciò che non esiste… Ma nessuno gli ha mai detto che la NOTTE BUIA E SCURA fa sembrare orrenda e enorme la più piccola paura ….
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IMPARARE AD ACCETTARSI
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Va e va, lo zaino in spalla, l’esserino senza amici, finché incontra un gruppo d’ Emuli che festeggiano felici.. Timidissimo rimane in disparte il Knitt. Non osa Farsi avanti e salutare.. Creatura timorosa!
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IMPARARE A VALORIZZARE L’IMPEGNO, LA TENACIA, LA COSTANZA
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“Ma, che strano, non c’è niente da temere. Eppure… Eppure… C’è qualcosa che mi manca.
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… Sono Giancarlo Catino e credo nell’amicizia…..
ho sei anni ed oggi è il mio primo giorno di scuola… Ho conosciuto subito la popolazione degli Unni, sono i miei compagni di classe… Andrea Rozzi, un compagno scalmanato, mi ha subito soprannominato bersaglio mobile e la mia schiena è diventata il campo di atterraggio di aerei di carta, bucce di banana e matite spezzate… mi tirano addosso di tutto … all’ultima ora mi è arrivato in testa pure un compasso …. è un giorno che non dimenticherò mai: la mia prima cicatrice in fronte…
(tratto da Monologo sul bullismo – Paola Cortellessi con Marco Mengoni)
CIRCOLO DI LETTURA: LEGGERE ALTRO & OLTRE
Sul TEMA DEL BULLISMO
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