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Zoccoli.
Tumultuoso battito del cuore.
Al vostro suono sulle orme dei padri
ho percorso Maremma
Terra dura e selvaggia donata dal mare,
il cui sangue è il sussulto del mare,
la linfa nelle scorze, il battito che scorre
nelle vene dei tori, che gonfia i fianchi alle giovenche
le narici ai puledri, negli occhi dei cavalli,
è il fuoco ardente nell’uomo
venuto dal suo grembo.
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Terra forte, scolpita
dal vento e dalle piogge
temprata da un sole senza tregua.
Lottata e mai vinta
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Ma ormai l’abbandono l’assale.
Ed anche vicina è la sua resa,
zoccoli, e voi mi raggiungete piombi
a tocchi di dolenti campane
che muoiono nel fondo della sera.
Il mio giorno tramonta.
Ma non vedrò,
reclinarmisi il capo nel sereno.
Mi moriranno gli occhi nel buio
del vostro incerto destino, o miei dolci animali
che avrete come mandriano al mio posto
l’emigrante straniero.
Altro piede calcherà le nostre praterie,
a lui ignoto suolo.
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Una Babele sarà il pungolo, lo sprone,
ad agitarvi per tutte le Maremme
che non sa di muggiti, belati,
tra nuvole di polvere tuonanti;
né parlarvi all’orecchio
con schiocchi di frusta e sibili di lazo.
Una Babele che non conosce le voci
di questa nostra impareggiabile terra.
Ma dovunque vi spinga siate voi la guida.
Conducetelo voi l’emigrante straniero
Sopra i poggi dorati,
nelle distese di sole rasoterra,
ad ascoltare nel vento, nel suono delle piogge,
nella canzone del grano l’eco antica degli avi.
Dell’uomo primo,
l’uomo della vostra razza.
E quando più non udrete i miei passi
E i vostri rulleranno tamburi
Su coltri d’erba di sassi
Lungo le pianure,
fermatevi un minuto,
in assoluto silenzio,
sopra la mia zolla,
o mie dolci campane.
E proseguite…
Ennio De Santis (2012)