Il Patrimonio come “eredità dei padri”… Intervista a Maura Orzi

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“Montefiascone; già il suo nome é tutto un programma! E ho sentito in terre lontane, Tedeschi e Slavi fare schioccare la lingua a quel nome, come se già l’immagine del gran fiasco, del “fiascone”, che vedevano innalzarsi nell’aria con le forme della cupola del Fontana li inebriasse. E invece non é così. Antica terra è Montefiascone, scavata in profondità dagli eventi e dalla storia come da millenni la scavano gli aratri e le vanghe, intrisa di sangue, di glorie, di lutti e dunque, tera complicata, non facile a capirsi a prima vista….

Bonaventura Tecchi (1961) 

  • Che cosa significa abitare un territorio?

Amo un territorio vivo e vitale, dove  le persone possano condurre esperienze sociali molteplici. Nella parola “abitare” c’è l’idea dell’interazione, dell’abitudine, della consuetudine, dello stare al mondo in modo continuativo. “Abitare in un certo luogo” significa farsi promotori e attori di  una “consuetudine identitaria”, quella che caratterizza e definisce un territorio.  Si tratta dell’ interazione “buona, vitale e feconda con l’ambiente”…   

  • In che modo si potrebbe incoraggiare la conoscenza del patrimonio attraverso un’esperienza diretta, in modo da creare un legame affettivo fra l’adulto e il suo patrimonio?

Il patrimonio culturale, cioè ogni testimonianza materiale e immateriale dell’opera dell’uomo e ogni traccia delle attività umane nell’ambiente naturale di un territorio, deve essere concepito fonte, risorsa e supporto della memoria collettiva. È solo educando alla conoscenza, al godimento, all’uso rispettoso del patrimonio storico, artistico e ambientale che si può creare quel legame affettivo tra gli uomini e il proprio territorio. Senso di appartenenza,  quindi, nel duplice significato di essere parte attiva del patrimonio  ma anche  consapevolezza che il patrimonio “appartiene”, è di ogni cittadino. Esso, perciò,  richiede  quella medesima cura e quella vigile reverenza che si pone nei confronti dei beni personali.

  • In che modo sensibilizzare gli adulti all’ambiente e a preservarlo, alla storia e a conoscerla,  all’arte ed ad apprezzarla?

I valori della cultura e del patrimonio culturale sono sempre più riconosciuti come d’importanza capitale per tutti gli aspetti della vita. “Sensibilizzare” significa sviluppare una conoscenza del patrimonio basata sul valore dell’esperienza e della sperimentazione, risvegliare la curiosità, sviluppare la creatività e lo spirito critico, rendendo gli adulti consci della propria identità culturale. Le città antiche sono i luoghi di nascita della cittadinanza, della civiltà democratica, della coesione sociale. I loro monumenti, le chiese, le case, i palazzi, le vie, le piazze, gli usi, i tempi e i modi di vivere, richiedono indagini storiche, culturali e civili: tutte da insegnare e fare. Perché il nostro patrimonio sia ancora e sempre una risorsa che aiuti a crescere come cittadini, un patrimonio collegato ai diritti fondamentali della persona, che faccia  riscoprire l’indissolubile legame tra centri urbani e territorio circostante, come centri di servizi, di aggregazione e di cultura.

  • Come vogliamo lasciare il territorio in cui viviamo alle generazioni future?

 “Trattiamo bene la terra su cui viviamo: essa non ci è stata donata dai nostri padri, ma ci è stata prestata dai nostri figli”. Troviamo saggezza profonda in questo proverbio che appartiene alla cultura Maasai, una popolazione seminomade che vive al confine tra Kenya e Tanzania. Una saggezza basata sul radicamento nel proprio territorio che genera  una disponibilità personale ad impegnarsi,  a prevenire e gestire  i problemi legati alla conservazione e alla valorizzazione del territorio.

É fondamentale una  coscienza diffusa  del nostro patrimonio culturale, una coscienza condivisa della storia, della cultura, dell’identità dell’Italia  e delle piccole patrie che la compongono, intrisa profondamente, irreversibilmente della cultura figurativa che è cresciuta insieme alla lingua, alla letteratura, alla musica, alla storia, all’immagine delle nostre piccole città. Diventare consapevoli  che perdere  questa identità sarebbe rinunciare a una parte importante di noi stessi è assolutamente vitale. Contiguità e continuità sono le parole chiave.             

  • Siamo ancora capaci di perseverare e impegnarci per il bene e lo sviluppo della nostra terra e delle nostre comunità?

 Educare alla conoscenza e all’uso consapevole del patrimonio culturale significa costruire comportamenti fortemente connotati in senso civico, unica garanzia per una tutela partecipata, per un’azione di salvaguardia, sentita come dovere della comunità e non delegata. I cittadini che acquisiscono identità storica, sono partecipi di un processo, ne comprendono il percorso e le mutazioni, sono testimoni della memoria della comunità in cui vivono e possono diventare moltiplicatori di attenzione nei confronti della salvaguardia del bene culturale che insiste sul territorio e, di conseguenza, produttori loro stessi di cultura, incidendo con proposte operative. 

  • La valorizzazione del territorio locale si limita  a mandare in scena riti e miti  di un tempo lontano oppure si fa portavoce e protagonista di  una promessa di futuro?

Obiettivo strategico risulta l’educazione al patrimonio perché garantisce l’incontro e il confronto su temi emozionanti, concreti e rilevanti, preserva ed arricchisce il patrimonio per le generazioni future, attrezza i cittadini di abilità e competenze utili lungo tutto l’arco della vita.  Impegna gli adulti in un processo che va dall’emozione alla creazione, passando per l’osservazione, la riflessione, l’assunzione di responsabilità.  Integrando l’acquisizione dei saperi fondamentali in una pedagogia di “aggiramento” che poggia sul coinvolgimento fisico, intellettuale e affettivo, queste azioni consentono di spiccare il volo. Lontano dal ripiegarsi su se sé, lo studio del nostro passato, appare come il fondamento del nostro futuro, capace di donare le ali alle nostre radici. Non può che essere la forma più efficace e condivisibile di assunzioni di responsabilità verso il nostro passato e insieme verso il nostro futuro.  Quindi conoscere, tutelare, valorizzare e … tramandare.

  • Qual è il “seme buono” da piantare e del quale prendersi cura?  In che modo promuovere la consapevolezza di ciò che significa “abitare” un territorio?

É fondamentale   elaborare progetti di “avvicinamento emozionale e di appaesamento culturale” che, attraverso l’esame del territorio e dei suoi elementi costitutivi, mettano in contatto visivamente ed emotivamente il cittadino con il passato. Bisogna insistere sulla necessità di immergere l’adulto in un luogo carico di storia, capace di suscitare delle emozioni. L’emozione trasforma il passivo in attivo, la sperimentazione nutre l’intelligenza dei sensi, la  materia fa riflettere. L’accento sull’interesse nasce proprio dallo “spaesamento”, dal divario con l’ambiente abituale. In questo modo si sviluppa la propria sensibilità, si affinano i propri sensi e la capacità di osservazione, si educa lo sguardo, si prende il tempo per apprezzare, nel senso pieno del termine, un paesaggio, un monumento, un oggetto, una traccia…. Quando l’adulto vede l’ambiente con uno sguardo nuovo, quando dice: “Questo patrimonio appartiene anche a me…” è a partire da questo momento che inizia a renderlo accessibile al proprio spazio mentale e che inizia ad appropriarsene.

  • Attraverso quali iniziative è possibile aiutare gli adulti a percepire il proprio territorio e le comunità locali come luoghi  intrisi di storia e umanità,  non solo da guardare ma da vivere e rendere vivi?

L’Associazione Culturale Estrosidee, nata nel 2014 a Montefiascone, si impegna a  “conferire valore” al patrimonio!  Promuove iniziative mirate allo sviluppo sociale e culturale con il primario obiettivo di restituire all’uomo e al territorio centralità di ruolo, da intendersi come relazione consapevole tra una porzione di terra e la comunità che la abita. Una concezione di sviluppo locale a base culturale e relazionale, dove la cultura diventa enzima e condizione integrante del processo di ricchezza, permettendo la nascita di comunità creative e competenti. 

Estrosidee accresce il senso di appartenenza al patrimonio culturale elaborando progetti di “avvicinamento emozionale e di appaesamento culturale” che, attraverso l’esame del territorio e dei suoi elementi costitutivi, mettano in contatto visivamente ed emotivamente il cittadino con il passato. Queste le iniziative messe in atto: Mostra “Montefiascone ritrovata – storia, arte, artigianato e fantasia” effettuata in concomitanza con la festa di San Bartolomeo (24 agosto) e la tradizionale Fiera dei Canestri ( per la riscoperta degli antichi mestieri), Mostra interregionale di vimini e legno (per la valorizzazione delle artigianalità del territorio) con laboratori di arte dell’intreccio,  laboratori didattici creativo-manuali abbinati alle  leggende, ai racconti, alla storia locale effettuati nell’ambito della tradizionale Fiera del Vino.

  • Che cosa vale la pena ancora salvare del nostro territorio ?

 La conoscenza approfondita e sistematica degli oggetti del patrimonio culturale e l’acquisizione di competenze da parte dei cittadini, come abbiamo già detto e ribadito, sono quindi i requisiti ineludibili per lo sviluppo del senso di appartenenza, sentendosi destinatari e responsabili custodi del patrimonio. Il patrimonio inteso come eredità viva, eredità non solo di affetti, ma di identità e di memoria che si trasmette da una generazione all’altra per comunanza di orizzonti culturali e che si trasforma in un continuo processo: la materia si consuma e ha bisogno di cure, gli spazi assumono nuove funzioni con il modificarsi della vita della collettività, gli oggetti acquistano valori simbolici. I luoghi del patrimonio sono quindi luoghi identitari, relazionali, storici, sono luoghi della memoria. Essere a diretto contatto con gli oggetti del patrimonio significa anche  misurarsi con la realtà, significa educare alla complessità e implica un’esperienza emotiva, percettiva, fisica.

L’incontro con gli oggetti di cui si indagano gli elementi salienti e significativi trasforma quella “convivenza scontata” in una “consuetudine consapevole”. “Conferire valore” ma un valore “sentito” ad ogni opera del patrimonio è un’operazione complessa. “Conferire valore” allora si ricollega alla domanda “Cosa salvare del territorio”, “A cosa conferire valore per salvarlo?”.  Ecco un esempio di quello che si può fare…..

Nella Mostra “Montefiascone ritrovata” ( 20-24 agosto 2015) ampio spazio è stato dato alla Tipografia “Silvio Pellico” come esempio e bene da salvare e valorizzare attraverso l’opera congiunta del Comune e dei proprietari. Perchè da salvare? Perchè ripercorrendo la storia della Tipografia, attiva da 320 anni, si ripercorre la storia di un’altra importante istituzione: il Seminario Barbarigo.  La Tipografia del Seminario, anno  di fondazione 1697, che successivamente prese il nome di “Silvio Pellico”, ha avuto il privilegio  e la caratteristica unica di  far conoscere, insieme alle opere uscite dai suoi torchi, anche il ruolo preminente che la città di Montefiascone ha svolto nella diffusione della cultura. I proprietari hanno conservato, nel tempo, molti antichi strumenti come macchine da stampa, torchi, timbri, banconi, caratteri alfabetici, matrici e decori ed anche libri, locandine e manifesti. Con questi oggetti, ha preso vita il Museo Didattico della Stampa che è da “…interpretare come la dimostrazione di quanto virtuoso possa essere un percorso che voglia interpretare competenza e cultura da utilizzare per la  crescita umana e professionale di tutti i cittadini  e in particolar modo per le nuove generazioni” queste le parole del Sindaco Luciano Cimarello all’inaugurazione.

Un altro bene da salvare  sono gli Antichi Statuti della Città che sono conservati nella Biblioteca Comunale e tradotti, dopo diversi anni di lavoro, dalla vicepresidente dell’Associazione Elettra De Maria. Gli Statuti, il vecchio del 1471 e il nuovo del 1584, si pongono in un periodo storico di profonde trasformazioni, sono carte istituzionali della città che faceva parte del Patrimonio di San Pietro, ma che ci aiutano a scoprire particolari interessanti e ci danno un’idea  di quanto fosse diverso il modo di vivere ma nel contempo ci fanno riflettere su molti altri aspetti della nostra civiltà. 

Da salvare anche gli acquedotti sotterranei che la città di Montefiascone custodisce nelle sue viscere  e la cui origine si perde nel buio dei secoli. Le sorgenti, poste tutte sotto il giardino della Rocca dei Papi, scaturiscono con le loro acque  all’aperto dopo diversi chilometri di distanza: la prima accanto alla millenaria basilica di san Flaviano posta in un crocevia di strade come la Cassia e l’Umbro Casentinese, nella via del Castagno la seconda e l’ultima  nella strada campestre,che collega la città al lago, del Roiano. I primi due acquedotti si possono risalire mentre il terzo non è stato mai scavato a ritroso. Il primo, quello di San Flaviano, ha dell’incredibile, conservando per lunghi tratti, passa anche sotto la basilica, opere realizzate dagli etruschi, dai romani e di fattura medievale. Quello  del “Castagno” è completamente  rettilineo per 250 metri; è tutto scavato nel lapillo fino a giungere al pozzo fatto costruire da papa Urbano V nel 1368 davanti alla chiesa di Sant’Andrea e il Palazzo comunale. Al termine uno scenario da favola con la splendida visione del pozzo alto 88 metri. Ai piedi dei visitatori scorre l’acqua che per secoli è stata la fonte primaria, insieme all’acquedotto di san Flaviano, per le necessità e le esigenze degli abitanti.     

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Altri beni andrebbero salvati, tutelati, valorizzati  perché la città di Montefiascone è ricca di storia, di cultura e di tante  opere d’arte. Il percorso è solo …iniziato!