Martin Buber e la comunicazione autentica

Martin Buber e la comunicazione autentica

foto by Gioacchino Bordo 

Martin Mordechai Buber (Vienna, 8 febbraio 1878 – Gerusalemme, 13 giugno 1965) è stato un filosofo, teologo e pedagogista austriaco naturalizzato israeliano. Buber nacque in una famiglia viennese di ebrei assimilati. Trascorse l’infanzia, dopo il divorzio dei genitori, a Leopoli (allora Lemberg, nella Galizia asburgica, oggi L’viv, in Ucraina), presso suo nonno Salomon, uomo d’affari ma soprattutto famoso erudito nella tradizione e nella letteratura ebraiche. Nella sua prima educazione ebbero grande parte le lingue: in casa si parlava yiddish e tedesco, imparò l’ebraico (lingua della religione) e il francese (lingua della borghesia colta europea dell’epoca), e anche l’inglese e l’italiano, già nell’infanzia, e il polacco durante gli studi superiori. (Leggi tutto clicca qui )

EDUCAZIONE DEGLI ADULTI: L’IMPEGNO DI

Oltre agli studi sui temi legati all’educazione dei bambini, l’impegno  pedagogico  di  Buber,  si  focalizza su due concetti fondamentali: la formazione (Bildung) e la visione del mondo (Weltanschauung), elaborati e approfonditi per l’educazione degli adulti. Egli affronta i fondamenti teorici dell’educazione degli adulti in un’epoca in cui tale disciplina si trova ancora sprovvista di criteri fondativi precisi.

I gruppi di adulti che apprendono sono analizzati in quanto comunità intese non come gruppi di persone che la pensano nello stesso modo, ma come persone che pur avendo origini comuni, hanno opinioni diverse.  In questo modo l’esperienza della comunità consente il superamento dell’alterità, nel realizzarsi di un autentico scambio umano. Una simile forma di apprendimento, all’interno di una comunità potrà rendere possibile la formazione di esseri umani in grado di distinguere l’apparenza dalla realtà, capaci di optare sempre per quest’ultima.  

Vassily Kandinskij, Giallo, rosso, blu, olio su tela, 1925, Musée national d’art moderne, Parigi

1/ TEORIA & PRATICA DELLE COMPETENZE SOCIALI ...

La competenza sociale è collegata al benessere personale e sociale che richiede la consapevolezza di ciò che gli individui devono fare per conseguire una salute fisica e mentale ottimali, intese anche quali risorse per se stessi, per la propria famiglia e per l’ambiente sociale immediato di appartenenza e la conoscenza del modo in cui uno stile di vita sano vi può contribuire. Per un’efficace partecipazione sociale e interpersonale è essenziale comprendere i codici di comportamento e le maniere generalmente accettati in diversi ambienti e società (ad esempio sul lavoro)…

La base comune di questa competenza comprende la capacità di comunicare in modo costruttivo in ambienti diversi, di mostrare tolleranza, di esprimere e di comprendere diversi punti di vista, di negoziare con la capacità di creare fiducia e di essere in consonanza con gli altri. Le persone dovrebbero essere in grado di venire a capo di stress e frustrazioni e di esprimere questi ultimi in modo costruttivo e dovrebbero anche distinguere tra la sfera personale e quella professionale. La competenza si basa sull’attitudine alla collaborazione, l’assertività e l’integrità. Le persone dovrebbero provare interesse per lo sviluppo socioeconomico e la comunicazione interculturale, e dovrebbero apprezzare la diversità e rispettare gli altri ed essere pronte a superare i pregiudizi e a cercare compromessi.

Raccomandazione del Parlamento europeo del Consiglio del 18 dicembre 2006 relativa a competenze chiave per l’apprendimento permanente (2006/962/CE)

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“L’autentico dialogo e quindi ogni reale compimento della relazione interumana significa accettazione dell’alterità. […] L’umanità e il genere umano divengono in incontri autentici. … Agli uomini è necessario e a essi concesso di attestarsi reciprocamente in autentici incontri nel loro essere individuale”. 

Separazione e relazione, M. Buber

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LA CAPACITÁ DI CREARE FIDUCIA E DI ESSERE IN CONSONANZA CON GLI ALTRI ...
DIALOGO AUTENTICO E ACCETTAZIONE DELL’ALTERITÁ

Due persone hanno legami stretti quando:

  • Si sentono intimamente unite
  • Comprendono i pensieri e le emozioni l’una dell’altra
  • Rispettano le opinioni e le preoccupazioni dell’altra persona e le ritengono importanti e di valore
  • Sono attente ai bisogni reciproci
  • Attribuiscono un grande valore al rapporto che le unisce e ai suoi benefici per entrambe.
  • Queste relazioni richiedono una profonda empatia, rispetto reciproco e, soprattutto, fiducia; sta tutto nel saper costruire un legame forte.

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GUIDA ALL’AUTOFORMAZIONE

Per tenere viva la tua sensibilità interpersonale che  ti aiuterà a co­municare a livello empatico  ricorda sem­pre i seguenti punti:

  • “Sintonizzati” con i pensieri e le emozioni degli altri. Individua la loro «lunghezza d’onda» e cerca di seguirla
  • Sforzati di comprendere il loro punto di vista e di accettare le loro opinioni e necessità
  • Dai valore alla qualità delle informazioni che vogliono condi­videre con te
  • Non dimenticarti mai di trattare i pensieri e i sentimenti altrui con la dovuta considerazione. Il rispetto è fondamentale in ogni rapporto
  • Tieni conto che ogni volta che qualcuno si confida con te ti assumi la responsabilità della sua fiducia: se la tradisci, difficilmente  riuscirai a ripararla

Ricordati di creare e mantenere l’empatia con le domande giuste, l’ascolto attivo e mostrando di aver capito.

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ALL’INIZIO È LA RELAZIONE

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“Divento io nel tu; diventando io dico tu.

Ogni vita reale è incontro. In principio c’è la relazione”

M. Buber

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È questo lo slogan che qualifica la filosofia di Martin Buber: “Divento io nel tu; diventando io dico tu. Ogni vita reale è incontro. In principio c’è la relazione”. La vita dell’essere umano non sta solo nella sfera dei verbi transitivi. Non consiste solo di attività che hanno oggetto qualcosa: io avverto qualcosa, io percepisco qualcosa, io voglio qualcosa, io penso qualcosa… L’insieme di tutte queste cose è il regno dell’esso. Accanto ad esso c’è il regno del tu: “Chi dice tu non ha mai un qualcosa, non possiede nulla. Chi dice tu vive una relazione”.

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