Piansano interroga il mistero …

Piansano interroga il mistero …

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Piansano interroga il mistero: 

dalle pietre risposte vive ed eloquenti …

Un  “discorso sul passato” 

per una nuova comprensione della storia locale

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Conversazione con …

AURA COLELLI – Direttrice del Gruppo Archeologico di Piansano

a cura di Antonella Cesari

Collaborazione Siv Schonberg (volontaria del gruppo archeologico)

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« Spinto da un forte desiderio di vedere il mondo, ho consacrato e votato tutto me stesso, sia per completare l’investigazione di ciò che ormai da tempo è l’oggetto principale del mio interesse, cioè le vestigia dell’antichità sparse su tutta la Terra, sia per poter affidare alla scrittura quelle che di giorno in giorno cadono in rovina per la lunga opera di devastazione del tempo a causa dell’umana indifferenza… »

Ciriaco d’Ancona– padre dell’archeologia

“Piansano: storia e archeologia. Contributi alla conoscenza del territorio di Piansano”  è il tema della giornata di studi,  svoltasi  a Piansano domenica 23 ottobre 2016. L’evento è stato  organizzato dal  Gruppo archeologico in collaborazione con il Comune  e la Sovrintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Roma, la Provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale.   I lavori sono stati presieduti dal Dott. Carlo Casi, archeologo e direttore scientifico della Fondazione Vulci. Tra gli interventi più significativi  quelli  del dottor Maurizio Pellegrini, funzionario archeologo della Sovrintendenza del Lazio  e dell’Etruria Meridionale, della dott.ssa Debora Rossi, archeologa (Università della Tuscia di Viterbo) e della dott.ssa Aura Colelli, direttrice del gruppo archeologico Piansanese,  che è riuscita  nell’obiettivo  di coniugare e mettere  sapientemente in sinergia  l’ interesse, la curiosità, l’impegno dei volontari del gruppo archeologico con le istanze istituzionali dell’archeologia ufficiale. La giornata di studi si è conclusa con la visita guidata alla Tomba di Poggio del Cerro, al Macchione e al Poggio Metino.  

da sinistra, Aura Colelli- Direttrice del gruppo archeologico di Piansano e Carlo Casi, archeologo e direttore scientifico della Fondazione Vulci

da sinistra, l’archeologa Debora Rossi, Carlo Casi, archeologo e direttore scientifico della Fondazione Vulci e Maurizio Pellegrini, funzionario archeologo della Sovrintendenza del Lazio  e dell’Etruria Meridionale

VOLONTARIATO ARCHEOLOGICO: UNA CONOSCENZA CHE PARTE DALL’ESPERIENZA

STORIA, ARCHEOLOGIA, CONOSCENZA DEL TERRITORIO: sono le tre parole chiave che, estrapolate dal  titolo della giornata di studi promossa,  riassumono  il senso e la dinamica dell’ evento.  Tra gli obiettivi degli organizzatori sensibilizzare e favorire una maggiore consapevolezza da parte della popolazione locale della propria identità storica, partendo dallo studio, dalla  ricerca, dal recupero  e dalla valorizzazione del  patrimonio archeologico locale.

Gli interventi dei relatori  hanno rappresentato in ugual misura le esperienze e le istanze del mondo istituzionale, scientifico e del volontariato in ambito archeologico.  Geapolis ha cercato di interrogarsi su come  la metodologia  della  ricerca archeologica, gli studi e le produzioni scientifiche da parte degli studiosi professionisti, si possano coniugare e integrare con un approccio esperienziale del volontariato archeologico. L’obiettivo  é quello di  favorire  una conoscenza che passa, attinge  e si integra con l’esperienza sul campo. La sfida diventa perciò investire risorse, competenze, conoscenze, passione e tempo per acquisire, conservare, comunicare e rendere fruibile a tutti le testimonianze raccolte a fini di studio, educazione e diletto.

Video e foto by Gioacchino Bordo

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ar-che-o-lo-gì-a
Significato: Scienza che studia le civiltà antiche attraverso l’analisi di testimonianze materiali rinvenute specie tramite scavi
Etimologia: dal greco archaiologìa, composto da archaios antico e -logia discorso. Discorso sul passato.

Se, come Geapolis crede, la cultura e la formazione contribuiscono a creare valore nel tempo, il “valore aggiunto” che qualifica  ogni iniziativa culturale sul territorio si valuta a partire dalla cura  e dall’impegno profuso da parte di operatori culturali attenti, di cittadini consapevoli e di amministratori locali  competenti, disponibili e  disposti a giocarsi su progetti di lungo periodo e ampio respiro.  Intanto la collaborazione passa dalla comunanza di interessi e di obiettivi.  Un pubblico estremamente eterogeo presente in sala, per età, livello culturale, formazione specifica sulle tematiche trattate, provenienza territoriale  è  stato sicuramente  un segnale  che incoraggia e orienta a pensare, progettare iniziative sul campo e momenti formativi e informativi. Un primo passo per dare risposte concrete al bisogno di qualificazione e di sviluppo culturale del territorio, della salvaguardia e della valorizzazione del suo patrimonio culturale e ambientale. Questa é la via per creare sinergie tra le realtà culturali ed educative del territorio,  mettere in campo e sperimentare  buone pratiche di formazione permanente  per tutti e promuovere metodi innovativi per favorire lo  sviluppo delle competenze in età adulta. 

Una piacevole conversazione con Aura Colelli,  direttrice del gruppo archeologico di Piansano, ci ha permesso di conoscere più da vicino la realtà del gruppo e perché ha deciso di impegnarsi in questo progetto….  Abbiamo conosciuto meglio Aura e soprattutto abbiamo avuto la possibilità di scoprire  “il terreno” da cui hanno attinto e attingono le radici profonde del suo amore per Piansano…

Da chi, quando e  come è nata l’idea del gruppo archeologico piansanese?

Posso dire che per me  il gruppo archeologico  a Piansano è un  sogno  che si realizza.  Non posso negare di essermi prodigata  molto in prima persona   affinché  il gruppo nascesse. Provengo da una lunga esperienza di volontariato archeologico e dal 2008,  per molti anni, ho collaborato con il gruppo archeologico di Tuscania, che, tra l’altro, ci ha affiancato nella fase di creazione del nostro gruppo. 

Mi sono domandata  spesso per quale motivo a Piansano non potessero esserci le condizioni per creare un gruppo autonomo. Negli ultimi decenni  si è consolidato  un interesse diffuso su queste tematiche.  La presenza di evidenze  sul territorio e le testimonianze lasciano dedurre che sul nostro territorio ci sia ancora molto da scoprire… e allora perché non provare e mettersi insieme, a canalizzare  gli interessi culturali e  la curiosità  di molti per  far nascere un gruppo e per condividere un progetto comune?  Nell’estate del 2015  l’idea ha cominciato a prendere forma in occasione della campagna di scavo al Macchione, un intervento dell’amministrazione comunale  inserito nel  progetto di recupero della cassa  relativa al coperchio fittile  esposto attualmente in uno spazio del Palazzo comunale di Piansano. In questo caso si è trattato di lavorare in una tomba etrusca a camera. Il materiale ceramico ritrovato nel dromos fa supporre che la tomba risalga al II sec. a.C. 

le foto sopra proposte sono tratte dal gruppo facebook del Gruppo Archeologico di Piansano 

In questa occasione abbiamo riscontrato  un certo interesse e la  disponibilità da parte di molte persone  che, spontaneamente,   si sono messi a disposizione per seguire e vivere da vicino questa esperienza sul campo.  Ho colto al volo il momento favorevole!  Ho iniziato a parlare con le persone per  proporre  l’idea di creare un gruppo archeologico a Piansano.  Ho iniziato a pubblicizzare la proposta in modo molto semplice, con i canali facebook  e quelli più tradizionali  del passa parola.  Abbiamo organizzato delle riunioni e le persone sono arrivate.  Abbiamo iniziato a riunirci  negli ultimi mesi del 2015. Finalmente nel  febbraio del 2016 il gruppo si costituisce come sezione  del Gruppo Archeologico Romano, a sua volta inserito nel circuito nazionale dei gruppi archeologici d’Italia. In questa prima fase, mi sarebbe piaciuta una maggiore partecipazione anche  da parte delle donne ma per il momento le adesioni sono prevalentemente maschili. Solo qualche signora  e qualche ragazza  si sono  timidamente affacciate.

Quali sono gli obiettivi che vi proponete?

Il gruppo archeologico ha sicuramente una funzione di aggregazione sociale, ma l’obiettivo principale è quello di promuovere una cultura della salvaguardia e della tutela del proprio patrimonio culturale come eredità identitaria da lasciare alle generazioni future. È necessario  invertire un modo di pensare e di agire che per troppi anni  ha visto agire “archeologi fai te”, i quali  hanno subìto il fascino della domanda: “Ma sei io trovo qualcosa nel mio terreno, perché dovrei darlo allo Stato?”…. Il vantaggio economico  di pochi, attraverso traffici più o meno legali, ha impedito a quei reperti  trafugati di “raccontarci la storia del nostro territorio”. A Piansano è stato sottratta la possibilità della consapevolezza di sé …  Piansano faceva parte della stessa storia e della stessa cultura che raccontano le necropoli e i reperti conservati nei musei territoriali limitrofi, come quello di Tuscania, Valentano, Bolsena. Tocca  a noi piansanesi scoprire chi siamo, non possiamo certo pensare che altri lo facciano per noi.  L’archeologia ufficiale “snobba un pò”, per così dire,  la realtà del volontariato archeologico, perché carente di un  approccio scientifico e metodologico alla ricerca. Io credo che l’approccio dal basso sia fondamentale. A parte le realtà archeologiche  che hanno una valenza storica e simbolica di particolare rilevanza, l’interesse scientifico archeologico su un determinato territorio può nascere solo da una domanda, da un coinvolgimento che parte dal basso, da un’esigenza della popolazione locale di   valorizzare, riscoprire, studiare e veder riconosciuto anche a livello ufficiale la propria storia. È  il senso di appartenenza,  la responsabilità di conservare e trasmettere l’identità culturale di un luogo  che fanno la differenza e la motivazione a farlo non ce la possono dare gli altri… è un compito nostro!

Avete delle figure istituzionali di riferimento  che accompagnano  le vostre attività?

Le nostre attività sono costantemente monitorate e sotto la supervisione della Sovrintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Roma, e delll’Etruria Meridionale, rappresentata dal nostro funzionario di zona, il Dott. Maurizio Pellegrini. Per tutti i lavori di indagine che vengono eseguiti sul territorio di Piansano, l’assistenza archeologica  é  supportata  dalla coop. sociale Zoe, nella figura dell’archeologo  dott. Fabio Rossi.  È lui che ha la custodia dei diari di scavo.

Quali sono le iniziative e i luoghi dove avete iniziato ad operare?

Subito dopo la costituzione del gruppo abbiamo iniziato a programmare i primi interventi. Molto importante si è rivelato il contributo della dott.ssa Debora Rossi, l’unica archeologa che ha studiato il nostro territorio, in occasione della redazione  della sua tesi di dottorato. Il suo lavoro  ha riguardato infatti  lo studio di una carta archeologica che comprende anche una porzione del nostro territorio. Ci tengo a sottolineare anche il suo contributo  fattivo  e determinante in occasione della giornata di studio che si è svolta il 23 ottobre scorso.  Il primo  intervento ha riguardato  la pulitura della tomba rupestre di Poggio del Cerro. Il materiale ceramico rinvenuto all’interno dell tomba a camera oggetto di indagine, rende databile il sito tra la fine del IV sec.e gli inizi del III sec. a.C.  

Nell’agosto 2016  abbiamo iniziato la campagna di indagine a Poggio Metino. In questo secondo caso abbiamo iniziato con la ripulitura dell’evidenza più significativa,  quella che l’archeologia ufficiale ha definito “una cisterna”, probabilmente  adibita all’approvvigionamento idrico  di un insediamento abitativo.

Questi sono i due progetti principali su cui siamo al momento impegnati. Il criterio che abbiamo scelto per portare avanti i nostri progetti è  stato quello di partire da luoghi dei quali avevamo maggiori evidenze, testimonianze e possibilità di raggiungere risultati concreti. L’obiettivo é quello di ottimizzare al massimo impegno e risultati.

Poggio del Cerro – by Siv Schonberg

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Una strana calma e una quiete singolare regnano nei luoghi etruschi che ho visitato…

Tutto è fermo e soffice sopra questi grandi tumoli erbosi con le loro antiche cinture di pietra…

Vi era nell’aria una quiete rassicurante, la sensazione che l’anima dovesse trovarcisi bene. Un senso di intima felicità aleggia ancora sul viale centrale…

La stessa sensazione la provammo  quando, discesi pochi gradini, fummo nella camera di pietra dentro il tumulo.

Non è rimasto nulla, come una casa svuotata dove i vecchi occupanti non vivono più

e i nuovi non sono ancora arrivati,

ma chiunque fossero quelli che se ne sono andati,

si sono lasciati dietro una sensazione piacevole, che scalda il cuore e rasserena nel profondo.

 

David H. Lawrence tratto da Itinerari etruschi

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Perché il nome Poggio “Metino”?

Il luogo contiene evidenze  che  ne fanno  sicuramente “un sito” potenziale significativo dal punto di vista della ricerca archeologica. Passeggiando sui sentieri ci si imbatte con estrema facilità in frammenti di varia forma e dimensione… Inoltre, per i piansanesi Poggio Metino è un luogo  particolare!!!  Posso condividere la mia esperienza personale. 

Recentemente  mi sono fatta accompagnare da alcuni volontari. Volevo vedere il luogo con lo stesso sguardo di coloro che lo hanno  conosciuto attraverso le leggende e  le storie  legate al re Metino.. Avevo sentito parlare del Re Metino, del tesoro del Re Metino ma non sapevo granché … Nelle famiglie piansanesi,  quando un ragazzo domandava soldi, la mamma  rispondeva … “valle a cercà al po’ de Metino… “!!! Tutti sapevano che al Poggio Metino  c’era un tesoro… però nessuno si avventurava lassù a cuor leggero, perché il tesoro era protetto dai demoni,  “dallo spirito dell’abbatello…”…

Abbiamo ritrovato in un vecchio numero del periodico La Loggetta la leggenda del Re Metino che qui riportiamo…

La Leggenda narra – iniziò il vecchio- che sul pojo de Metino vi era il palazzo del re Metino, la cui reggia era circondata da grandi e magnifici giardini, con molte fontane zampillanti ….  

leggi tutto … I-tesori-de-Pò-de-Metino-....pdf (187 download)

Tratto da La Loggetta, Anno III- n.1 Gennaio 1998, Luigi Sonno, “I tesori del Po’ de Metino” 

Qual è stato il tuo percorso formativo?

La mia formazione non ha avuto a che fare direttamente con  l’archeologia. Mi sono laureata in conservazione dei beni culturali, indirizzo storia dell’arte, specializzata nell’area moderna. La mia tesi di laurea ha riguardato la trascrizione fonetica e il commento di una  di cinquecentina. Titolo: “Le antiquità di Roma, siti chiese et corpi santi di frate Luigi Contarino”.

Tuttavia ho indirizzato il mio piano di studi verso il restauro, attività della quale ancora oggi mi occupo, anche se  non a tempo pieno! Con la tenacia e la forza di volontà,  sostenuta da una grande passione, ho mantenuto nel tempo  un certo impegno in attività e progetti di conservazione e restauro.  Già per questo mi ritengo fortunata … quello del restauro  è un settore che ha tantissime difficoltà.

Chi sono i tuoi maestri ?  

Mentre frequentavo l’Università  “sono  andata ad imparare il mestiere a bottega”. Ho iniziato a collaborare  nel 2005 con i Maestri Sugaroni, restauratori  di Acquapendente. Sono stata accolta da loro dal 2005 e fino al 2011 ho svolto un periodo di apprendistato.  Successivamente  ho avuto il privilegio di collaborare con Roberta Sugaroni,  figlia del Maestro Roberto Sugaroni, specializzandomi soprattutto nel restauro ligneo  e ancora più nella particolarissima tecnica del restauro della doratura.  Ho lavorato con loro al restauro del tavolo portagioie  realizzato da  Besarel   per la regina Margherita  di Savoia:  uno scrigno dorato che oggi si trova esposto nella Biblioteca del Quirinale. È stata un’esperienza unica!

La tua infanzia a Piansano …

Mamma mia che domanda difficile … !!!!  Sono nata nel 1981. La mia è stata un’infanzia  tranquilla, dove la famiglia è stata sicuramente un nido caldo!  Come vicini di casa avevo i miei zii e  con le cugine eravamo come sorelle. Ho abitato sempre nel centro storico. Fin da piccola ho avuto molta familiarità con la campagna. Insieme al babbo passavo molto tempo all’aria aperta. Tra i ricordi più belli quelli con il nonno Attilio. Uno dei ricordi più belli che ho con lui è un giorno al mare … io piccolissima con questo “nonnone”  che scalavo come una montagna… Sono stata la sua prima nipote e perciò coccolatissima! Il nonno è morto nel ’92 ed io avevo 11 anni.

Parlaci del nonno Attilio …

Ricordo benissimo la macelleria di nonno Attilio e nonna Maddalena. Tanti dei ricordi del nonno Attilio derivano dai racconti della storia della mia  famiglia.  Mi  faceva ridere e con lui stavo bene! Era una persona molto espansiva con gli altri.  Il  suo era un dono naturale, sapeva stare al pubblico con una disinvoltura incredibile e riusciva ed entrare in sintonia con tutti. Era una persona piacevolissima..

Ancora oggi, quando parlo con qualche persona che ha conosciuto il  nonno Attilio, inizialmente, nel ricordarlo, tutti ridono.  Mi raccontano che aveva con la gente un approccio molto gioviale, era un trascinatore, le sue barzellette, le cose buffe che diceva, gli aneddoti  sono entrati nella memoria di tanti… Tra i ricordi più vivi, tra i piansanesi, c’è l’immagine di nonno Attilio, come comparsa nella processione del Venerdi Santo: lui era  l’immancabile Centurione …

 

nonno Attilio con la Piccola Aura

Attilio Colelli – Venerdì Santo a Piansano (13 aprile 1979)

Ho ricevuto un’educazione familiare dove, non solo a parole ma  nella quotidianità,  i legami familiari si vivevano e si rinforzavano nelle relazioni  con i nonni, gli zii, i cugini. Questo è stato ciò che di più prezioso ho ricevuto da loro. L’autenticità di questo legame e di questo valore è stato messa alla prova qualche anno fa, quando mio padre è morto. Insieme alla mamma, a mia sorella e a mio fratello abbiamo deciso di prendere in mano l’azienda agricola del babbo e l’allevamento dei bovini. È stata una grande sfida e sicuramente c’è voluto anche molto coraggio. Tre donne, la mamma, io e mia sorella giovanissime,  mio fratello il più piccolo della famiglia, abbiamo deciso di prenderci sulle spalle il peso dell’azienda,  la coltivazione dei pascoli, l’allevamento del bestiame, la vendita, i rapporti con i fornitori, la gestione e il rischio di affrontare questa nuova avventura in un mondo molto maschile. All’inizio abbiamo faticato un pò… quando ci vedevano non ci davano troppa fiducia, ma poi ci siamo guadagnate il rispetto e la stima di tutti.  Questo è stato possibile perché  la nostra famiglia é stata sempre molto unita. In ogni progetto che portiamo avanti ci si sostiene e si condividono il peso, la responsabilità, le gioie e le soddisfazioni di tutto ciò che si fa. L’amore per la campagna che abbiamo sempre avuto sia io che mia sorella, in particolare, ha reso tutto molto più facile e più bello… Semplicemente crediamo in ciò che facciamo e soprattutto  cerchiamo di far fruttare e valorizzare ciò che abbiamo a disposizione. Questa è una mentalità e uno stile che hanno sempre caratterizzato il mondo rurale e la popolazione piansanese in particolare.

ANEDDOTI & CURIOSITÁ: "LO FUNTANILE" DI BRANCALEONE

Nell’anno 2000 il gruppo archeologico Verentum di Valentano, in collaborazione con la biblioteca di Valentano, nell’ambito della mostra sulla storia del ‘900 proiettò il film di Mario Monicelli  l’Armata Brancaleone, dove compaiono alcune riprese girate a Valentano, presso il monte Starnina. In quell’occasione  venne pubblicato un articolo sul periodico la Loggetta che riportava la cronaca dei giorni in cui vennero girate  anche a Piansano alcune scene del film.

“LO FUNTANILE” di Brancaleone, il luogo chiave, il posto dove inizia la conquista di Aurocastro non era altro che “la fonte lontana”… Un luogo particolarmente caro ai piansanesi. Nelle scene che vennero girate a Piansano, Venanzio Colelli, il bisnonno di Aura,  papà di nonno Attilio era tra le comparse del film.  

Venanzio venne ingaggiato per vestire i panni di un alto prelato, seduto e portato a spalla da quattro portantini paesani. Durante le prove il fuoriprogramma: suo figlio Attilio, quando vide il padre vestito da cardinale, gli si gettò ai piedi gridando: “Padre, ho i figli che hanno fame! Dammi un podere, un po’ di pecore, un carro nuovo!” E Venanzio rispose: “Figliolo, va e spera in Dio”. Si vocifera tra l’altro   che i portantini, stanchi di scarrozzare il “cardinal Venanzio”, così bene immedesimato nella parte, siano stati tentati di buttarlo in un fosso situato nelle vicinanze.

da La Loggetta – Anno V N. 5 Settembre 2000   clicca qui

1966 – L’armata Brancaleone di Mario Monicelli

A proposito di agricoltura una delle frasi più gettonate tra gli agricoltori di lungo corso è  che a Piansano “funzionano solo il grano e il pascolo… (le pecore)”.  E veramente così?

Molto è indirizzato dalle politiche agricole e molto è condizionato dagli incentivi che arrivano. Molti oliveti e vigneti sono stati tagliati per lasciare posto al grano che garantiva maggiori incentivi. C’è un ritorno “alla terra”  nell’accezione più tradizionale del termine. Diversi giovani hanno ripreso a lavorare nelle aziende di famiglia. A Piansano, ogni famiglia ha quel famoso “pezzetto di terra”… che sembra una sciocchezza, ma per tanti diventa una ricchezza o un’occasione in un momento di crisi particolarmente difficile, come quello che si sta vivendo un po’ ovunque…

Secondo me, attualmente il modo migliore per poter avere dei risultati in azienda agricola è quella di indirizzarla su un modello polifunzionale. Nel nostro caso, con l’azienda agricola di famiglia  stiamo riuscendo a consolidare un progetto di fattoria didattica, che anno dopo anno sta crescendo.

Pensando anche a  tua figlia Francesca, che cosa significa per te abitare un territorio? Qual è la responsabilità che ti senti nei suoi confronti a livello di impegno personale e sociale?

Sicuramente mi piacerebbe contribuire a rendere Piansano un paese più vivo e attivo,  con una maggiore vivacità culturale e di partecipazione. Il piccolo paese permette una vita più a misura d’uomo, ma occorre non rinchiudersi in un’isola felice. Occorre  trovare il modo di connettersi maggiormente sul territorio e aprirsi di più mentalmente e  socialmente, attraverso una crescita culturale e naturalmente  economica. È fondamentale fare il possibile per non trasformare Piansano in un  dormitorio.

In questa prospettiva, anche l’obiettivo fondamentale del  gruppo archeologico è riscoprire il senso di appartenenza al nostro territorio.  Quando ti senti di appartenere ad un determinato  territorio farai di tutto per conservarlo,  per mandarlo avanti,  sarà un input per sviluppare, per innovare.  Se mi sento di appartenere ad un posto “lo amo”, sentimentalmente parlando,  mi spendo e mi do da fare affinché funzioni al meglio è dia di sé l’immagine migliore…

Facciamo un esempio. La prima cosa che ti sentirai dire da un tarquinese è  “io sono etrusco”. Egli si  identifica nella sua storia..  Noi abbiamo bisogno di approfondire e fare nostri questi discorsi. Se aumenta il senso di appartenenza si ha una maggiore partecipazione e  allora si può costruire insieme. Prendiamo l’esempio delle feste patronali e religiose che a Piansano, in una realtà piccola come la nostra, hanno una tradizione molto radicata. Anche la persona di Piansano che non è praticante o  non è credente “sente” quel giorno in modo profondo. Io ho un modo mio di vivere la spiritualità, in una dimensione molto intima,  però  mi ritrovo molto coinvolta e condivido lo sforzo di conservare e mantenere vive queste manifestazioni ed eventi religiosi, come collante forte del senso di appartenenza  alla comunità.

Aura Colelli con la figlia Francesca

da sinistra, le cow girl Aura, mamma Graziella, Sara  e la piccola Francesca 

Perché una persona dovrebbe venire a Piansano?

Spesso mi sento dire che a Piansano non abbiamo niente. Io mi sento di rispondere che si può venire a Piansano proprio per quel  “fantastico niente” che sembra poco ma è tantissimo…  è la nostra natura incontaminata, in alcuni punti  selvaggia, ciò che più affascina tante persone che sono passate  e continuano a passare dalle nostre parti…  

Piansano è il paese del silenzio, del vento, dove ancora i suoni della natura riescono a parlare a coloro che  sanno mettersi in ascolto… per il momento con il gruppo archeologico abbiamo iniziato a percorrere i luoghi e i sentieri che ci aiutano a sintonizzarci ancora meglio con l’anima dei luoghi che abitiamo. E questo ci piace molto… 

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Ci sono tanti altri motivi per venire a Piansano ma il resto alla prossima intervista… 

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