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“….saper conciliare una mentalità accogliente verso il progresso
con i valori umani che attraversando le generazioni non dovrebbero mai venir meno”
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Ho raccolto molto volentieri l’invito rivoltomi dalla dott.ssa Antonella Cesari a rendere testimonianza, con uno scritto e con alcuni documenti d’epoca, sugli insegnanti della mia famiglia d’origine -per parte materna- a Valentano.
Trattasi di Cesare Corradi e di sua figlia Petra Bonita Corradi, cioè il mio bisnonno e la mia nonna, appartenenti a una delle antiche famiglie del paese, attestata in loco, negli archivi parrocchiali, fin dalla fine del 1500.
Cesare Corradi negli anni della giovinezza
Cesare Corradi nacque nel 1848.
Sua madre era Maddalena Cruciani; suo padre, Filippo, aveva scritto una Storia di Valentano conservata in parte ancora oggi presso il Comune, e dal letto in cui era costretto per una lunga e inguaribile malattia componeva e declamava poesie.
Uno dei suoi fratelli si era distinto per doti intellettive e si era avviato ad una brillante carriera ecclesiastica, se la morte non lo avesse colto giovanissimo.
Così, nell’ambito di una famiglia indubbiamente colta e vivace, risultò quasi naturale per lui la scelta dell’insegnamento.
Temperamento forte ed arguto e passione verso gli ideali del suo tempo lo caratterizzarono fin dal periodo dei suoi studi, svolti necessariamente in seminario.
Memorabile, nei racconti familiari, l’episodio in cui, costretto dai suoi precettori a riempire fogli su fogli con una unica frase, come punizione a seguito di alcuni suoi toni troppo patriottici verso l’ Italia, egli aveva sì obbedito, ma scrivendo su carta bianca, rossa e verde! In rete ho anche trovato il suo nome nella cronaca di una piccola sommossa scoppiata tra gli studenti, che avevano per queste intemperanze rischiato l’espulsione.
L’educazione dei giovani fu per lui una autentica missione, nelle difficoltà di un paese segnato dall’indigenza e dalla mancanza di una appropriata struttura organizzativa nella scuola: arrivò anche a dover gestire classi di cento bambini, alcuni dei quali con seri problemi di ordine fisico e mentale.
Ovviamente è impossibile per me avere testimonianze dirette sulla sua vita professionale, né posso attingere ai racconti o all’aneddotica, visto il lungo tempo trascorso (ho solo una divertente memoria di un collega maestro soprannominato “ Mozzichino “ in quanto aveva sfogato un suo momento d’ira prendendo a morsi i suoi alunni! ).
Ho però l’affettuoso attestato di stima di un direttore, che allego, e il ricordo della medaglia d’oro a lui conferita dal Comune di Valentano per i 50 anni di insegnamento, purtroppo perduta.
Mia madre Isabella ricorda la sua presenza in famiglia discreta ma autorevolissima, la sua passione per le antichità locali e la storia del territorio, e il segno di croce sulla sua piccola fronte al momento della buonanotte.
Grazie alla sua apertura mentale e sensibilità sua figlia Petra, che sotto alcuni aspetti del carattere tanto gli somigliava, poté soddisfare le sue inclinazioni e diventare anch’essa insegnante.
Lascio proprio a lei, con l’epitaffio composto in occasione della sua morte, nel 1935, la conclusione del ricordo dedicato a questa splendida figura di uomo che con la sua lunga vita ha attraversato due secoli:-
“Anima piamente religiosa dedicò cuore ed intelletto all’educazione del popolo. Scolpì nelle menti di tre generazioni le più pure idealità della vita Dio e Patria”
Il sacerdote che è con Cesare nella foto presso il pozzo del castello è don Domenico Scalabrella, e desidero qui ricordarlo sia perché insegnante, sia perché indissolubilmente legato alla famiglia Corradi, tanto da farne effettivamente parte.
Nativo di Onano (1874) e giunto a Valentano a seguito della cattedra assegnatagli, fu ospitato già dal suo primo giorno in paese da Cesare presso la sua dimora, in attesa di una sistemazione definitiva: casa Corradi divenne la sua casa per 50 anni!
Per mia madre fu lo “Zio Prete” che, lungi dal costituire un problema durante la convivenza negli anni della sua crescita, fu piuttosto, con la sua simpatia ed integrità scevre da bigottismo, un ulteriore fondamentale punto di riferimento.
Don Domenico riposa dal 1952 nella cappella di famiglia, vicino al suo amico Cesare con cui si amarono fraternamente nonostante la differenza d’età.
da destra, Cesare Corradi (1848-1935) e don Domenico Scalabrella (1874-1952) presso il pozzo del cortile del Castello di Valentano
Petra Bonita Corradi all’età di due anni …
Petra Bonita Corradi nacque nel 1893 da Cesare e Isabella Mannoni.
Concluso il ciclo di scuole elementari, e resasi conto dopo pochissimi anni che la vita domestica in paese non soddisfaceva minimamente le sue esigenze di nuovi stimoli e prospettive, chiese ed ottenne di intraprendere gli studi magistrali per poi dedicarsi all’insegnamento, seguendo le orme paterne.
Si trasferì dunque a Perugia per frequentare l’Istituto “Assunta Pieralli “, e nell’ultimo periodo, cosa assai progressista per quei tempi, si preferì per lei non più l’inserimento in collegio ma la “pensione” presso una famiglia, dandole così modo di autogestirsi liberamente e di organizzarsi da sola il proprio tempo.
Al periodo perugino, che tanto costruttivo fu per Petra sotto tutti i punti di vista, si riferiscono la foto di classe (in cui la si può riconoscere nella settima ragazza da destra nella prima fila dal basso),
l’affettuosa lettera scritta per conto di tutte le allieve per una direttrice prossima al congedo clicca qui
la pagella clicca qui
il diploma di licenza clicca qui
Pur proiettata verso l’università, da neodiplomata concorse tuttavia all’assegnazione di una cattedra a Valentano: il fatto di averla subito avuta, e, chissà, forse qualche pressione familiare, la convinsero ad accettarla. In allegato riporto la comunicazione ufficiale del provveditore
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Perugia, Scuola Normale Femminile “Assunta Pieralli”- Foto di classe (1915)
Per mia madre e me, che abbiamo conosciuto da vicino ed apprezzato la sua mente brillante, il fatto di essere per sempre rimasta al paese natio costituì di fatto un impedimento alla sua piena realizzazione, anche se da lei non trapelò mai alcun rimpianto.
Iniziò così, nel 1915, la sua vita di donna, e dall’espressione del suo giovanissimo viso nella foto di classe di Valentano traspaiono già la serietà e il senso di responsabilità che fin dall’inizio mise nel suo lavoro.
L’entusiasmo verso la scuola non le venne mai meno, e quando raccontava le sue esperienze con i bambini, anche in tarda età, si poteva riconoscere un luccichio speciale nei suoi occhi.
Valentano, la maestra Petra Bonita Corradi con la sua scolaresca (1918-1919)
Si continuava ad intenerire ricordando le difficoltà delle ore al freddo nelle classi senza finestre al castello, tutte le manine e i piedini con i geloni (e le scarpette che aveva comperato ), la mancanza di igiene ( “Sora maè, lue ha ammazzato un pidocchio!” “Nun è vero!” “Sì, anco’ c’è la pelle!”), l’ingenuità infantile di chi,dopo aver chiesto “Sora maè, posso fa’ ‘na sonata?” si batteva le mani sulla pancia come se fosse un tamburo, e la dignitosa umiltà di quei genitori che, dopo il lavoro nei campi,andavano da lei a raccomandarsi “Sora Pierì, menàte, menàte..che io poi a casa gli dò il resto!”.
In tempi in cui la scuola spesso era l’ultimo dei pensieri delle famiglie riuscì ad interessare, a divertire, e a divertirsi lei stessa, come dimostrano i suoi componimenti“
Monologo sul sogno della bambina clicca qui
Poesia sul Natale clicca qui
L’aspetto più evidente del suo essere insegnante, e quello che le ha fatto maggiormente onore, l’ho potuto però riscontrare nel corso degli anni, duranti gli incontri per le vie del paese con i suoi allievi, diventati uomini e donne maturi. Dopo l’esordio che era sempre “Lo sai che la tu’ nonna m’ha fatto scuola?” dai toni e dalle parole seguenti è sempre trapelata in ognuno di loro la consapevolezza di essere stato sempre massimamente considerato dalla maestra, e mai lasciato indietro. Anche il più timido, o trascurato in famiglia, o particolarmente discolo, grazie a lei ha potuto riconoscere, e magari valorizzare, la sua parte migliore.
Valentano, 1920 – La maestra Petra Bonita Corradi
Mia nonna Petra Bonita Corradi fu moglie di Simone La Penna e mamma di Isabella, tenacissima in tutti i suoi affetti familiari ma pessima donna di casa: semplicemente, le mansioni domestiche e culinarie non la riguardarono mai e vennero sempre delegate agli altri componenti della famiglia o al personale di servizio. Seppe tuttavia esprimere la sua creatività, oltre che con le parole, anche con ago e filo: conserviamo ancora splendidi capi di biancheria con ricami ideati e realizzati interamente da lei. Mi riesce molto difficile condensare in poche righe il ritratto di mia nonna, morta novantenne in perfetta salute fisica e mentale in seguito a una rottura di femore quando io avevo 23 anni.
Incontro intergenerazionale: da destra, mia nonna Petra Bonita, mia madre Isabella e la mia bisnonna (Isabella, moglie di Cesare)
Di corporatura esile e minuta e carattere di ferro (“temperamento da leader” diremmo noi oggi), aveva la stessa classe ed eleganza che si riscontrano nella sua foto giovanile: sempre vestita di tutto punto, rigorosamente in toni pastello, con collana di perle al collo, solitario al dito e scarpe eleganti. Simpatica, spiritosa, curiosa, lontana dalla banalità nelle sue esternazioni, anticonformista negli atteggiamenti, mai si è messa in discussione e per questo non sempre è stato facile aver a che fare con lei. Gelosa custode della sua indipendenza fino alla fine, in casa non le è mai mancato un gatto (e per ognuno studiava nomi curiosi e strampalati, come Menelik, Santippe, Sibilla, Lazzaro, Arlecchina..) nelle cui caratteristiche evidentemente riscontrava affinità con alcune delle sue.
Dotata di una voce potente, e di un orecchio musicale che le permetteva di strimpellare vari strumenti, ebbe nella musica una delle sue grandi passioni, che riuscì a trasmettermi, come l’amore per la letteratura e per l’arte (ricordo come un incubo la mia prima visita con lei alla Galleria degli Uffizi..a 8 anni!). Viaggiatrice impavida per i suoi tempi, da sola partì per andare a visitare suo cugino Simone Simoni primo notaio a Tripoli allora colonia italiana, e sempre fu dalla mia parte quando io, forte della mia giovane età, “scalpitavo” per conoscere un po’ di mondo.
Ora che ho 57 anni mi mancano ancora moltissimo la sua presenza di spirito, il suo essere spesso fuori dagli schemi, e quel suo saper conciliare una mentalità accogliente verso il progresso con i valori umani che, attraversando le generazioni, non dovrebbero mai venir meno. Che sia stata “la Sora Pierina” per il paese, “Mammì” per mia madre o “Nonna Pierina” per me, di due cose sono certa: che ha lasciato un ricordo indelebile presso chi l’ha conosciuta e che sarebbe stata molto felice di essere sul web!
Incontro intergenerazionale: insieme a mia nonna Petra Bonita e a mia mamma Isabella
Nella realizzazione di questa mia piccola impresa insostituibile e prezioso è stato per me l’apporto di mia madre, Isabella La Penna, figlia di Simone e Petra Corradi, ora ottantottenne ma ancora lucida, vitale e con tanta voglia di ricordare.
Natale 2016, Anna Petra Finizio insieme alla mamma Isabella
In quanto “piccola” della famiglia, ma soprattutto allieva della scuola elementare di Valentano, mi è sembrato opportuno allegare qualche suo contributo di allora che ci potesse aprire un simpatico spiraglio sulla vita scolastica e sull’ambiente del paese in quel determinato periodo storico, visti con gli occhi di una bambina (nella foto di classe è seduta con le trecce, al centro).
Valentano 1936
la piccola Isabella con il gruppo classe
Nel ringraziare chi mi ha dato questa opportunità, dedico il mio scritto a Fabia e Cristina Palazzi, figlie mie e di Marco Palazzi, affinché, non dimenticando mai le loro radici, ora che sono adulte comprendano per la vita che gli ideali testimoniati dai loro antenati, qui ricordati (determinazione, amore per la cultura, integrità morale, attaccamento alla famiglia, amicizia, dedizione nel lavoro, fede e senso di appartenenza a una comunità) non sono mai fuori moda e che il tempo speso a conoscere non è mai sprecato.
Anna Petra Finizio
.Se cerco tra i miei ricordi quelli che mi hanno lasciato un gusto durevole,
se faccio il bilancio delle ore che hanno contato, immancabilmente ritrovo quelle che nessuna ricchezza mi avrebbe procurato…
Esiste un solo vero lusso, ed è quello delle relazioni umane.
Antoine de Saint-Exupéry
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L’ANTICA AMICIZIA TRA ANNA PETRA FINIZIO E MARISA PERUZZO clicca qui
INTERVISTA A MARISA PERUZZO … ABITARE UN TERRITORIO SIGNIFICA clicca qui