Mani d’oro e disciplina… nasce il Paramento di don Mazza

Abitare il territorio sul filo della storia

Pubblicato il 31 luglio 2018

Il circolo di studio virtuale “Un filo…promessa di Bellezza” propone uno spazio partecipativo di documentazione e approfondimento che intende evidenziare come, nel corso dei secoli, la Storia e le storie di vita siano passate anche attraverso la manualità operosa, silenziosa, umile del ricamo che non è “arte minore”, ma sopraffina tradizione. Attraverso i contributi messi a disposizione di Geapolis, lo spazio accoglie alcune creazioni che testimoniano un patrimonio di tessuti e di ricami di indubbio pregio.  Per la loro varietà, esse  permettono di illustrare numerose tecniche e numerosi stili di un arco temporale che, dal XVI secolo, giunge quasi ai giorni nostri, consentendoci  di tracciare una breve storia del ricamo liturgico. Protagonisti, insieme ad alcuni manufatti locali, sono i tessuti liturgici ricamati in sete policrome e fili d’oro, dove l’arte del ricamo diventa audacia creativa di una mano che attraverso un filo  desidera l’incontro del cielo sulla terra …

.Donne & Comunità/ Con Teresa Zaja… Punti d’incontro

Un piccolo gioiello nel cuore di “Veronetta”… Si tratta del  Museo dell’Arte del Ricamo don Nicola Mazza a Verona. Nelle tre sale espositive sono conservati ricami, disegni e materiali legati alla passione del merletto con i suoi tessuti in tela, seta, cotone e lino. Esposti anche i disegni preparatori del prezioso paramento «in quarto» di don Mazza, un capolavoro dell’arte serica veronese. Ricamato in sete policrome, il paramento che raffigura episodi dell’Antico e del Nuovo Testamento fu regalato dall’imperatore Ferdinando I d’Asburgo a papa Pio IX nel 1862 ed esposto al pubblico sino al 1870.

Oggi è conservato in vetrine nella sacrestia della Cappella Sistina.

A custodire e promuovere il valore artistico e culturale dell’esposizione è l’associazione senza scopo di lucro «Punti d’Incontro». Fondatrice e presidente dell’associazione è la professoressa TERESA ZAJA. Il Museo, che si trova all’interno dell’istituto femminile don Nicola Mazza, è visitabile previo appuntamento al numero 045.8032619.

L’équipe di Geapolis ringrazia la maestra ricamatrice Teresa Zaja che ha voluto condividere con noi la sua esperienza personale, oltre a condurci in una affascinante visita virtuale “nel mondo di Don Mazza”. Un’occasione preziosa per aggiungere ancora un altro tassello al variegato e ricco mosaico  delle tradizioni del ricamo e del merletto italiano. La ringraziamo inoltre  per il contributo alla redazione dei testi  e per la documentazione fotografica messa a disposizione.

Mani d’oro e disciplina… nasce il Paramento di don Mazza

 a cura di Teresa Zaja

Entrare nel mondo di don Nicola Mazza ha significato per me scoprire e sentirmi responsabile della memoria storica delle Maestre Cooperatrici. Ciò mi ha permesso di apprezzare la persona e lo stile di un sacerdote che ha saputo tirar fuori il meglio da quella ``figura`` ignorata e di pochissimo valore che era la donna, ai suoi tempi, dandole dignità, quella che, credo, in tutti i tempi, sia necessario che la donna possa autenticamente vivere. (Teresa Zaja)

Nicola Mazza nacque a Verona il 10 marzo 1790 primo dei nove figli di Luigi, intraprendente commerciante di seta, e di Rosa Pajola. Entrato nel seminario vescovile di Verona il 21 giugno 1807, fu ordinato sacerdote il 26 marzo 1814. A partire dall’anno scolastico 1815-16, don Nicola Mazza insegnò matematica nel seminario vescovile. Oltre che di tale disciplina, nella quale fu particolarmente apprezzato dai suoi allievi, fu docente di meccanica e di storia universale fino al 1850, anno in cui cessò l’attività di insegnamento in seminario. Durante gli anni d’insegnamento si interessò dei problemi più generali dell’istruzione, impegnandosi, in particolare, nel progetto di una scuola teorico-pratica di agricoltura, nell’ambito dell’Accademia di agricoltura, commercio e arti di Verona di cui era stato nominato socio attivo nel 1840. L’impegno per l’accesso dei poveri all’istruzione è la dimensione che più caratterizza le opere del Mazza. Allo scopo di dare alle fanciulle orfane o indigenti un’istruzione, oltre che un ricovero, nel 1829 diede l’avvio a una casa privata di educazione femminile. L’idea ispiratrice consisteva nell’organizzare le ragazze in piccole famiglie, ciascuna delle quali con una sua «mamma», garantendo loro un ambiente familiare e una formazione di base che arrivava alla seconda classe elementare, secondo il metodo prescritto dai regolamenti governativi.

DAL BOZZOLO ALLA SETA … FINO ALL’ARTE DEL RICAMO

Produzione della seta e arte del ricamo: che cosa ha significato per Verona  la testimonianza e l’opera di Don Mazza sul piano sociale e religioso?

Ai tempi di Don Nicola Mazza (1790 -1865) l’allevamento del baco da seta era diffuso nelle campagne della Pianura Padana, ma il nostro sacerdote imprenditore non si accontentava di ottenere la seta. Il suo obiettivo era quello di produrre seta di elevata qualità. A tale scopo si procurava i semi selezionati, foglie di gelso sane e polpose, ambienti sterili e a temperatura costante: tutto ciò perché la produzione fosse copiosa, e resistente il filato che avvolgeva il bozzolo. 

Tale premessa è importante perché i lavori che venivano eseguiti con questa seta, tinta con colori vegetali, dovevano vincere premi internazionali o essere inviati alle corti imperiali per ottenere riconoscimenti anche di ordine economico, per sostenere il mantenimento delle giovani che erano ospitate nell’istituto fino alla maggiore età.

Nelle foto: matassine di seta, conservate  nel Museo del ricamo Don Mazza, fra le numerose pervenute dal magazzìno esistente allora. Conservate in cartoccini di carta, che recano all’esterno una descrizione a volte curiosa dei colori, esse rivelano a tutti oggi la perizia accumulata nel lavoro di tintura che spesso richiedeva ore e ore di bagni in liquidi arricchiti da coloranti naturali tratti da piante o insetti. Sotto la direzione di don Mazza, furono sperimentati numerosi procedimenti per garantire una vastissima gamma di tinte, variate in diverse sfumature. In particolare la reseda dei tintori serviva a colorare in giallo la seta (la matassina del paramento porta l’indicazione «biondi») e – più noto – l’indaco che costituiva il colorante di base per gli azzurri. La matassina  della foto porta sul suo involucro l’indicazione, «celesti cielo».

Nei primi anni dell’800 il progresso tecnico modifica  l’assetto sociale. Si affaccia la convinzione che il popolo debba prendere parte alla vita della società,  formulare progetti utili e necessari per tutta la comunità. Don MAZZA sente forte questo appello. Dal 1841 é membro dell’ Accademia di Agricoltura, Commercio ed Arti, inoltre siede in Consiglio Comunale per tre trienni, perché ritiene necessario agire per il bene della sua città. Figlio di un commerciante di seta, dal 1842 al 1852 si impegna con studi, ricerche ed esperimenti a migliorare la produzione dei bachi; sente l’ esigenza di diffondere la cultura, aiutando giovani dotati, ma con scarse possibilità economiche, a continuare gli studi.

L’ISTRUZIONE E LA FORMAZIONE PER…

Nel 1832 dà l’avvio all’ Istituto  Maschile, per favorire i figli dei contadini e degli artigiani a diventare avvocati, medici,ecc..  “Ma come?”- commentava la gente- “sottrarre braccia alla vanga e alla pialla?”. Rispondeva “Allora non aiutarli significa sottrarre cervelli al servizio e alla guida della società “. 

Nel 1828 aveva avviato anche la realizzazione di un Istituto femminile, per salvare le bambine e le giovani da famiglie inadeguate. Con lo sguardo che vede lontano, il sacerdote volle anche per le giovani una istituzione che le formasse culturalmente e socialmente. Organizzò una scuola elementare per tutte. Essa prevedeva l’apprendimento della lingua straniera, l’educazione morale e manualità, cosi da diventare “buone madri di famiglia”. Ecco nascere un laboratorio di ricamo, uno di fiori artificiali, una scuola di rammendo invisibile. Don Mazza chiama esperte da Milano ad insegnare ricamo in bianco, in seta e oro, sfilature, lavori minuziosi a fili tirati o a fili contati.

… tra passato & futuro… 

Un paragrafo a sé lo merita la creazione di una filanda che, con i suoi cento fornelli, era la più grande della città e forse di tutto il territorio veronese. Dalla produzione della seta, tinta in modo vegetale nei colori e sfumature specifiche per l’uso, fino alla lavorazione, dal filo per il ricamo al tessuto… sono questi i passaggi necessari per arrivare alla realizzazione del famoso Paramento in quarto di don Mazza, conservato oggi in Vaticano.

“IL PARAMENTO DI DON MAZZA”. Un capolavoro dell’arte serica veronese

Ci presenta  brevemente la storia del paramento di Don Mazza  che oggi è esposto alla Cappella Sistina a Roma? Quale é il valore artistico del manufatto? 

L’opera, in seta e oro rimane il capolavoro in assoluto uscito dal laboratorio mazziano che le allieve produssero dal 1840 al 1860 con alterne vicende. Vi é rappresentato, simbolicamente, la storia della salvezza del genere umano. Nel museo dell’ istituto femminile don Nicola MAZZA ne è conservata una pianeta, dello stesso tessuto, lavorata con lo stesso filato e con la stessa tecnica di esecuzione, per cui ci si può fare un idea di ciò che è conservato all’ interno di grandi vetrine, nella sacrestia della Cappella Sistina. Don MAZZA invia alla Corte di Praga, all’ imperatore Ferdinando I di Asburgo, nel 1861 un totale di 25 quadri, con 62 figure umane, animali e paesaggi, cornici floreali policrome. Il tessuto è gros di seta bianca. Ben 15 ricamatrici vi lavorarono per 16 anni, elevando da prodotto artigianale a prodotto artistico quest’ opera che, giunta a Praga fu giudicata di così alto valore anche spirituale, che l’Imperatore volle offrirlo al Papa Pio IX.

L’opera venne riposta nel tesoro liturgico del Santo Padre, in una stanza della sagrestia della Cappella Sistina, accanto a paramenti e camici in tulle ricamati in chiaro scuro,conservato in grandi vetrine.  Attualmente, dopo un restauro a Firenze, il piviale è stato esposto al Metropolitan Museum di New York. 

Il piviale. È questo l’indumento più ampio e complesso di tutto il paramento sacro. Le scene raffigurate sono: Davide assetato che versa per terra l’acqua, La cacciata dall’Eden, Lo sposalizio della Vergine, La natività (nello scudo, la parte mobile del piviale). Sono inoltre rappresentati nel fascione i quattro profeti maggiori: Ezechiele, Daniele, Geremia, Isaia.

Particolare ingrandito della parte centrale del piviale. I ricami in oro e i colori delle sete, con il rosso dominante, intervallano e commentano preziosamente le varie scene e le figure dei profeti. Questi sono disposti sul lungo fasciame rettangolare che, una volta indossato il piviale, viene a cadere sul davanti del ministro che lo indossa.

Esecuzione. L’opera, come tutti i lavori artistici, è stata  prima elaborata in cartoni con i disegni da eseguire. Don MAZZA chiamò pittori di livello, quali G.Caliari (discendente del Veronese), Fiamminghi e Pelesina che eseguirono copie di dipinti di Raffaello, Veronese, Orbetto. Le maestre esecutrici erano specializzate o nella resa dei volti, o nei capelli o nelle vesti, ma tutte erano abili nel disegno per saper dare volume e dimensione a cartoni piatti. In ogni caso, è di lavoro collettivo che bisogna parlare nel caso del Paramento in quarto, frutto incrociato delle mani di una quindicina di ragazze, guidate personalmente da don Mazza assieme a collaboratori e collaboratrici.

Particolari molto ingranditi de La salita al Calvario, realizzata con la tecnica del punto pittura. Risalta in maniera ancor più intensa il senso della Via Crucis: il volto dolorante di Cristo, l’intensità dello sguardo del Cireneo e gli occhi torvi degli aguzzini creano un’atmosfera di profonda drammaticità.

L’ingrandimento fotografico del volto del Cireneo (a destra) mette in risalto il lavoro che le ottime ricamatrici dell’Istituto femminile riuscirono a realizzare grazie alle infinite gugliate dalle sfumature più minuziose. Un personaggio dominante e vigoroso.

News/ Il Paramento di Don Mazza al MET di New York

Dal 10 maggio scorso fino all’8 ottobre 2018,  il Paramento di Don Mazza rimarrà esposto al Metropolitan Museum of Art  (MET) di New York, nell’ambito di “Heavenly Bodies: Fashion and the Catholic Imagination” (Corpi celesti: la moda e l’immaginazione cattolica), una mostra che intende far dialogare sacro e profano, moda e paramenti sacri. Centocinquanta abiti saranno esposti tra l’Anna Wintour Costume Center e la galleria medievale del Met in Fifth Avenue. I paramenti sacri – per l’esattezza 40, mai usciti dalle sacrestie della Cappella Sistina – sono esposti nei Met Cloister, ala separata del museo che comprende cinque antichi chiostri disseminati nell’Upper Manhattan. Per saperne di più clicca qui

IL MUSEO DELL’ARTE DEL RICAMO DON NICOLA MAZZA

Il primo articolo dello Statuto dell’Associazione “Punti d’incontro...” ne definisce gli scopi, ritrovarsi per continuare la tradizione mazziana, per far conoscere l’arte del ricamo, diffonderlo e soprattutto custodire questo patrimonio immenso che la città di Verona ha ereditato. È un patrimonio del passato che va attualizzato e fatto conoscere, perché senza conoscenza non c’è amore per niente. Per amare queste cose bisogna conoscerle, venirne a contatto, toccarle, vederle, non tenerle nei bauli... Il Museo del ricamo è nato per questo.... L’associazione continua la sua attività grazie all’impegno e all’interesse di tante donne che amano il ricamo e lo vogliono tenere vivo come opera d’arte ma anche come occasione di relazione, aggregazione e scambio della conoscenza. (Teresa Zaja) .

Come è nata l’dea di realizzare il  Museo dell’Arte del Ricamo don Nicola Mazza?  Che cosa ospita il Museo? Quali sono i manufatti  di particolare  pregio esposti? 

Nel 1989, in occasione del bicentenario della nascita di Don Nicola MAZZA, Verona ha voluto omaggiarlo con una mostra che rappresentasse la sua vita e il suo operato così attivo e tutto dedito all’interesse della sua città. Nella sala Maffeiana, in piazza Bra, a Verona, furono esposti tanti lavori che rappresentavano tutta la produzione dei laboratori mazziani, e in particolare il PARAMENTO in quarto, che i veronesi non conoscevano. Sponsorizzata dalla Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza e Biella, ebbe un grandissimo consenso e, proprio in seguito a questo evento, fu riaperta la scuola di ricamo. In contemporanea fu allestito il Museo che, oltre alle opere esposte, è dotato di un ricco archivio cartaceo, con disegni e cartoni che testimoniano l’autenticità della provenienza dei pezzi conservati.

Tutto ciò è arte ad alto livello per ragioni non solo tecniche e culturale, ma anche di promozione umana e, in questo caso, femminile, dove la dignità della persona è stata messa in primo piano. Don MAZZA guardava oltre quel paraocchi del perbenismo che sfocia nell’ipocrisia: vale la persona con il suo impegno di tirar fuori il meglio di sé, che capisce che l’educazione al bello stimola progetti positivi, che trasmette e si impegna a condividere quel patrimonio che ha ereditato dalla tradizione, culla del nostro sapere, che dobbiamo rileggere in chiave moderna, ma mai da accantonare.

Come Museo e come scuola di ricamo quali sono i progetti recenti e per il futuro nei quali siete impegnate e che vi stanno particolarmente a cuore? Avete collaborazioni con le scuole e altre  associazioni del  territorio? Quali sono gli obiettivi principali di queste iniziative? Il Museo dell’ arte del ricamo è vivo, ci ispira a trasferire nel presente, moduli e tecniche che hanno magistralmente rappresentato le esigenze di….100 anni fa. È divertente questa traslazione, necessaria, se vogliamo che continui ad essere apprezzata l’arte del RICAMO. Oggi si guarda all’ arredo, all’ Alta Moda, a collezioni uniche… Bisogna trasformare quello che la tradizione ci consegna in applicazioni utili oggi, tanto…. nulla si crea, nulla si distrugge… Già da qualche anno si è creata una sinergia con il liceo artistico, ramo tessuti e moda: ho collaborato insegnando alcuni punti di ricamo per mettere in sinergia i motivi stampati dai ragazzi con il ricamo,  donando così preziosità e unicità al capo. Ora faccio qualche corso di ricamo su tulle o seta in una Accademia di Alta Moda, aperta da poco a Verona, sperando che le giovani mantengano vivo l’interesse che dimostrano.

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Nella foto: la Pianeta conservata  presso il Museo dell’arte del ricamo Don Mazza a Verona. Il paramento liturgico è stato realizzato con lo stesso tessuto utilizzato per il Paramento in quarto. I ricami in seta e oro furono eseguiti con gli stessi filati e realizzati dalle stesse maestre che ricamarono il più famoso Piviale Don Mazza.

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APPROFONDIMENTI

La lavorazione del paramento, che aveva avuto inizio con la pianeta nel 1845, si concluse felicemente nel 1861.

Interessante è la spiegazione che, nel suo libro su don Mazza, Pietro Albrigi dà relativamente alla mancanza dei due fatti culminanti della Redenzione, il Cenacolo e il Calvario: «Don Mazza aveva concepito il suo paramento I…J secondo la sua reale funzione, come vesti sacre da usare all’altare; ora all’Altare l’ultima Cena si rinnova in realtà e la Crocifissione è rappre­sentata dal grande crocifisso che presiede al mistico sacrificio. Niente di mancante dunque, come niente di superfluo; ma la completezza e la sobrietà del genio».

L’arrivo del paramento a Praga, alla corte di Ferdinando l, suscitò meraviglia e consensi. Già si conosceva la pianeta, ma la complessità di un capolavoro tanto ricco e armonioso finì col conquistare tutti coloro che lo videro: «Hanno trovato tutti e ciascheduno degli oggetti tal cosa da non dover essere ad altri offerta che al Santo Padre» E così fu: il paramento venne regalato a Pio IX, il quale lo usò raramente, nelle celebrazioni solenni fino al 1870. Per timore che si sciupasse, venne poi riposto nel tesoro liturgico presso la Capella Sistina, dove ancora si trova, all’interno di grandi vetrine. ( a cura di Doretta Davanzo Poli, tratto da Il paramento di Don Mazza. Un capolavoro dell’arte serica veronese – Schede tecnico-artistiche (Ed. Mazziana 1989)

Il paramento di Don Mazza. Un capolavoro dell’arte serica veronese. Il  libro, nato come catalogo della mostra dedicata, a Verona, al famoso paramento conservato in Vaticano,  illustra con ricchezza non solo la storia del paramento, ma anche tutte le attività che hanno fatto da contorno a questo capolavoro: la lavorazione della seta, partendo dalla coltivazione dei bachi, fino alle tecniche naturali di tintura dei filati; l’impegno sociale ed educativo di Don Mazza; il progetto e la lunga lavorazione del paramento, con un capitolo dedicato in particolare alle ricamatrici. Il libro è scritto a più mani da diversi esperti dei vari settori (per il ricamo, la professoressa Doretta Davanzo Poli) e si presenta come una storia avvincente che si legge tutta d’un fiato! Bellissime le immagini a colori (alcune molto particolareggiate) dei vari pezzi del paramento che permettono di apprezzare la perfezione del lavoro e l’altissimo livello tecnico raggiunto dalle ricamatrici. Il libro è acquistabile presso il Museo Don Mazza di Verona.

DIZIONARIO MINIMO

.PIVIALE. Ampia veste liturgica di stoffa pregiata, di forma semicircolare, come un grande mantello. Entrò nella liturgia nel 7°-8° sec. ed è usata fuori della Messa, per es. nelle benedizioni, consacrazioni e processioni.

PARAMENTO (PARATO) IN QUARTO. Il termine indica l’insieme dei paramenti liturgici usati nella celebrazione della Messa. Esso è composto dalla pianeta (v.) e dalla stola indossate dal celebrante, dalla tonacella e dalla stola indossate dal diacono, e dal piviale indossato dall’assistente; in questo caso si definisce parato in terzo; se a questo viene aggiunta una tonacella si definisce parato in quarto. Il colore liturgico dei paramenti sacri è determinato dal calendario liturgico.

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