“L’eleganza del riccio” di Muriel Barbery sorprende per il felice connubio di leggerezza e profondità. Il riccio è un animale singolare. La sua pelliccia costituita da aculei ha una funzione protettiva rispetto ad una struttura interna inaspettatamente tenera. È di indole solitaria e scontrosa ma a dispetto dell’apparenza è un animale veloce e dai sensi sviluppati.
La protagonista principale è Renée, una signora che si presenta come “vedova, bassa, brutta, grassottella, ho i calli ai piedi e, se penso a certe mattine autolesionistiche, l’alito di un mammut. Non ho studiato, sono sempre stata povera, discreta e insignificante”.
Renée ha 54 anni e da 27 lavora come portinaia in un palazzo “al numero 7 di rue de Grenelle, un bel palazzo privato con cortile e giardino interni, suddiviso in otto appartamenti di gran lusso, tutti abitati, tutti enormi”. In realtà, all’interno della sua tana, Renèè nasconde tutt’altre doti: ha una cultura immensa, ama Tolstoj e Kant, ascolta musica classica, adora la cultura orientale e non si risparmia in analisi interiori attraverso l’ironica saggezza che le è propria.
Nello stesso palazzo abita Paloma Josse, figlia di un deputato, ex ministro, che abita uno dei lussuosi appartamenti. E’ una ragazza dodicenne, fin troppo intelligente. Allo stesso modo di Renée, ma per motivi diversi, Paloma cerca di nascondere questa sua qualità facendo finta di essere una ragazzina discreta, imbevuta di sottocultura adolescenziale come tutte le altre. In realtà, segretamente, osserva con sguardo critico e severo l’ambiente che la circonda. In quel palazzo le persone hanno troppa puzza sotto il naso per accorgersi di qualcosa, e tra la loro eleganza e la rozzezza di Renée, alla fine è la raffinatezza di quest’ultima a trasparire – elegante come un riccio, secondo Paloma: “Fuori è protetta da aculei, una vera e propria fortezza, ma ho il sospetto che dentro sia semplice e raffinata come i ricci, animaletti fintamente indolenti, risolutamente solitari e terribilmente eleganti.”
Nonostante le enormi differenze i due ricci si riconoscono e pian piano ritirano i propri aculei mostrando l’una all’altra la tenera anima celata.