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APRILE 2016 INVITO ALLA LETTURA

Leggo per legittima difesa
Woody Allen

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MARTA

Biblioteca Comunale “Alfredo Tarquini”

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TELEFONO: 0761 870476
FAX: 0761 873828
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NUCLEO TEMATICO: IL SILENZIO

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Eppure io credo che se ci fosse un po’ più di silenzio, se tutti facessimo un po’ di silenzio, forse qualcosa potremmo capire.

Finale di “La voce della luna”, di F. Fellini

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PROPOSTA 1
PAROLA CHIAVE: IL SILENZIO

Il silenzio dei pesci: racconti 

Marina Mizzau

“ Anche lei rimase immobile e tacque. Lui disse: «Volevo solo spaventarlo». Lei non disse nulla, guardava davanti a sé. «Era solo un gioco » disse lui. Il tono era di richiesta. Lei continuò a tacere. Pensava che avrebbe taciuto per sempre”.  (dal racconto “Il rischiatutto”)

Storie di vita quotidiana, equivoci, conflitti, incontri, solitudini, il solito e l’insolito… la realtà, quella di ogni giorno, vista attraverso lo specchio della propria esperienza, dell’ironia, dell’imprevisto. Labirinti del pensiero e del sentire che si affacciano dai gesti talvolta scontati e ripetuti e innescano percorsi nuovi di riflessione.

[vc_tta_accordion color=”vista-blue” active_section=”” title=”Per saperne di più ….”]

Il silenzio dei pesci

Autore: Marina Mizzau

Anno 2004, 128 pp.

ISBN 88-8176-483-0

Collana: Pretesti  /  Categoria: Romanzo

Ed. Manni (Lecce)

Racconti brevi e brevissimi che mettono in scena equivoci, conflitti, piccole perfidie all’insegna del gioco e dell’ironia.

Marina Mizzau  è stata professore ordinario di Psicologia della comunicazione presso la Facoltà di Lettere e filosofia dell’università  di Bologna, dal 1983 al 2009. Ha insegnato al Dipartimento di Discipline della comunicazione  e ha diretto l’omonimo istituto nel 1990-96. Precedentemente ha insegnato presso la Facoltà di Sociologia a Trento, poi al corso di laurea DAMS a Bologna, di cui è stata presidente negli anni 80. Gli interessi alla base delle sue ricerche e dei suoi insegnamenti: psicologia del linguaggio, della comunicazione e delle relazioni interpersonali, umorismo e ironia, psicologia e letteratura, semiotica e psicologia delle forme narrative. Accanto a una produzione legata alle sue aree di ricerca ha scritto testi di narrativa e ha collaborato a stesure cinematografiche e teatrali.

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PROPOSTA 2
PAROLA CHIAVE: IL SILENZIO

Il silenzio (e altre novelle)

Theodor Storm

Mani tremanti, porte chiuse, lettere mai aperte: sono i gesti in assenza di un dialogo ad aver suscitato interesse e averci fornito il punto di partenza per scoprire le novelle del poeta e scrittore di Husum, Theodor Storm.
Sono dunque i gesti che non fanno rumore, e il cui silenzio può diventare più assordante di qualsiasi frastuono, ad averci fatto leggere tra le righe l’importanza che essi rivestono in una tematica tanto cara a molti autori, quale è quella del rapporto conflittuale tra padre e figlio,  tra due giovani sposi, tra fratelli. Si evidenziano, nelle narrazioni, il legame tra la gestualità e il senso di colpa che spesso dilania l’animo dei personaggi stormiani.

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novelle

Titolo: Novelle

Autore: Storm H. Theodor

Dati: 1996, XLIV-427 p., brossura

Curatore: Bocci L.

Editore: Garzanti Libri  (collana I grandi libri)

Theodor Storm  (Husum, 14 settembre 1817 – Hanerau-Hademarschen, 4 luglio 1888) è stato un poeta e scrittore tedesco.

Studiò legge a Kiel e Berlino e collaborò con i fratelli Theodor e Tycho Mommsen al Liederbuch dreier Freunde (Canzoniere di tre amici) del 1843.

Legato alla sua terra e alla storia del suo popolo, seppe creare come nessun altro un’atmosfera fatta insieme di nostalgia e di tenace appartenenza, sia nella lirica (Sommergeschichten und Lieder, 1851;Gedichte, 1852), incentrata sui temi dell’amore, della vita coniugale, del paesaggio del Nord della Germania, sia nella narrativa, dove all’idillio fiabesco delle prime novelle (Immensee, 1851; Im Sonnenschein, 1854; Am Kamin, 1858; Späte Rosen, 1859; Drei Märchen, 1866) subentra una più realistica adesione alla storia, come nostalgia del passato e insieme percezione del presente (Viola tricolor, 1873; Aquis submersus, 1877; Carsten Curator, 1878).

Già in Immensee si delinea la sua predilezione per i contrasti interiori soffocati nella rinuncia e sacrificati all’ordine borghese, come anche in Carsten Curator. Nelle altre novelle, circa 50, all’amore per la chiusa vita familiare, come in Die Söhne des Senators (I figli del senatore), si accompagna l’interesse per figure ambigue, demoniache, e spesso inserite in un contesto borghese oppresso da severe leggi di convivenza sociale, come in Im Nachbarhause links (La casa a sinistra), Hans und Heinz Kirch (Hans e Heinz Kirch) e Bulemanns Haus (Casa Bulemann).

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L’ampiezza dell’opera narrativa (46 novelle) pone Storm (1817-1888) fra i maestri della prosa tedesca. La sua produzione si colloca nell’atmosfera nordica e brumosa dello Schleswig Holstein, una regione al confine con la Danimarca e ne subisce l’influenza culturale, linguistica e poetica. Giudice nella natia Husum, autore di una raccolta di Poesie, Storm è stato a lungo ritenuto uno scrittore provinciale. La sua scrittura si caratterizza per la cifra fortemente evocativa, elegiaca e poetica, e tuttavia non priva anche di una dimensione di critica sociale che era costitutiva della sua formazione illuministica e delle sue aspirazioni progressiste e democratiche.

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Sono i gesti che non fanno rumore, e il cui silenzio può diventare più assordante di qualsiasi frastuono, ad averci fatto leggere tra le righe l’importanza che essi rivestono in una tematica tanto cara a molti autori, quale è quella del rapporto conflittuale tra padre e figlio.

Contesto storico e aspetti strutturali

Nato nella periferia tedesca dello Holstein, nella sua vita egli aveva sempre dimostrato un forte attaccamento alla proprie tradizioni e alla propria terra natia tanto che, in vista di un inevitabile cambiamento morale e culturale della società, il suo sforzo fu quello di rappresentare il proprio mondo come ancora valido, lottando quindi per il recupero dei valori e cercando un equilibrio psicologico ed estetico fra il vecchio e il nuovo. La sua vita era intrisa di valori provenienti da una tradizione provinciale; fondamentale era per Storm la lotta per il recupero dei sentimenti, il culto dell’amore coniugale e familiare, la conservazione delle proprie radici e infine il ricordo come antidoto alla violenza del tempo e della natura.

Se da una parte la vita individuale era condannata a dissolversi nel nulla, eterno era invece l’amore per la moglie e per i figli. A questo punto possiamo dire che la vita ma anche l’arte di Storm sono l’estrema sublimazione del sistema di valori della società borghese dell’epoca che si esaurisce nell’amore della casa e della famiglia e in un vivere soltanto per raccontare ai figli le fiabe apprese dai propri genitori.

In contrasto con l’educazione convenzionale, Storm cerca di creare un legame emotivo con i suoi figli e lascia loro molta libertà dimostrandosi un padre addirittura antiautoritario. La vita familiare riempiva quindi tutta l’esistenza di Storm e lo rendeva incredibilmente felice; ma sulla felicità gravava un sentimento oscuro di colpa, quello di essere stato forse troppo severo con i figli ed anche di aver trasmesso loro quei valori di un mondo ormai svanito.

Nelle novelle di conflitto egli trae quindi il materiale dalle sue stesse esperienze, e certe pagine ci danno la sensazione di dolorosi brani di vita vissuta dovute proprio a quell’amarezza e a quel senso di colpa per non aver educato i propri figli come sperava.

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PROPOSTA 3
PAROLA CHIAVE: IL SILENZIO

Il silenzio dell’acqua sotto il ghiaccio

 Joseph Zoderer

“Nulla incuteva maggiore timore [a Lukas – protagonista del romanzo] del silenzio dell’acqua sotto il ghiaccio”.Voci interiori si insinuano qua e là, inattese, nelle pagine del romanzo, perseguitando il protagonista. Egli le teme, quasi fossero inquisitori nascosti che lo costringono a scavare nel suo animo. Ma Lukas rifugge da ogni approfondimento personale, non intende fare luce nei meandri del suo cuore. Percepisce ciò che si cela nell’intimo come si percepisce la corrente dell’acqua sotto la superficie di ghiaccio… Curioso sentimento per chi vorrebbe tuffarsi nella corrente della vita, abbandonarsi all’estro del momento, possedere il mondo attraverso i sensi, fermarsi alla superficie delle cose! Romanzo di misteri, Il silenzio dell’acqua sotto il ghiaccio suscita un senso di vertigine, e quando si crede di appartenere al mondo del quotidiano, di colpo ci si trova nell’universo del sogno e del desiderio.

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Autore: Zoderer Joseph

Genere: Narrativa e argomenti correlati 

ISBN: 9788806118235

Editore: Einaudi  / Collana: Nuovi Coralli

Formato: 16 Pagine: 112

Joseph Valentin Zoderer (Merano, 25 novembre 1935) è uno scrittore italiano di lingua tedesca.

Joseph Valentin Zoderer è vissuto in Alto Adige fino all’età di cinque anni. Nel 1940 la sua famiglia optò per la cittadinanza tedesca e si trasferì a Graz. All’età di 13 anni Joseph si trasferì a Widnau (Svizzera) per frequentare il Ginnasio.

La sua famiglia tornò in Italia nel 1949 mentre Joseph rimase in Svizzera a proseguire il Ginnasio per altri tre anni. Frequentò le scuole superiori a Bressanone e a Bolzano. Ottenne il diploma di maturità nel 1957 a Merano. Dal 1957 fino al 1967 studiò giurisprudenza, filosofia, psicologia e teatro presso l’Università di Vienna. Non concluse gli studi, ma lavorò contemporaneamente come giornalista pressò i quotidiani “Kurier”, “Kronen Zeitung” e “Die Presse”.

Negli anni cinquanta pubblicò poesie e brevi prose. Il suo interesse per la letteratura si rafforzò a seguito della partecipazione alle Österreichische Jugendkulturwochen(settimane culturali giovanili austriache) del 1965 e del 1969. Dal 1970 viaggió in Canada, negli Stati Uniti d’America e in Messico. Dal 1971 fino al 1981 Zoderer lavorò presso la radio RAI di Bolzano. Il suo esordio come romanziere è del 1976 con Das Glück beim Händewaschen, edito in italiano nel 1987 col titolo La felicità di lavarsi le mani. Prima ancora esordì in Italia come scrittore del romanzo L’ “Italiana”. Zoderer vive attualmente in Val Pusteria e ha una casa a Brunico.

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Joseph Zoderer è considerato uno dei più grandi scrittori di lingua tedesca di oggi: nei suoi romanzi principali – La felicità di lavarsi le mani, L’italiana, Lontano, Il silenzio dell’acqua sotto il ghiaccio, Il dolore di cambiare pelle – ha affrontato il rapporto tra due popoli, entrambi spaesati, gli italiani e i tedeschi dell’Alto Adige-Sud Tirolo, descrivendo l’universalità dei rapporti umani e degli uomini con il territorio e il paesaggio. 

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Sul risvolto di copertina c’è scritto «Una fuga tra realtà, visioni, sogno alla ricerca di un innamoramento». In realtà “Il silenzio dell’acqua sono il ghiaccio” parla d’altro: non di una fuga, ma di una ricerca forsennata di significati, di valori. É un romanzo sulla paura. Paura di non esistere. Paura di aver sbagliato indirizzo, con tutti quei vicoli, tutti quei lungomare, tutte quelle camere d’albergo che lo popolano. Cerca un senso di sé il protagonista Lukas che abbandona la moglie per approdare in una Trieste dove si intersecano mille mondi e mille culture.

Joseph Zoderer presenta il suo libro…

«Scrivere è il mio mestiere, la mia condanna. Lo so, sono fortunato, perché è una condanna che mi piace. Ma proprio per questo preferisco scrivere, piuttosto che parlare di ciò che ho scritto…. Nel Silenzio dell’acqua sotto il ghiaccio non contano tanto i contenuti, non la vicenda in senso stretto. Quella, anzi, potrebbe essere riassunta in poche parole: la storia di un uomo che abbandona la famiglia e si perde nei vicoli di una città colma di culture diverse. No, ciò che mi interessava era sperimentare un linguaggio. Ho capito che l’impegno, in letteratura, si trasforma in lingua rompendo le leggi consuete della scrittura. Ho scritto anche romanzi che lasciavano trasparire un altro tipo di impegno, ma da quindici anni fa a oggi sono cambiate tante cose, oggi l’unico atto politico dello scrittore consiste nel dire la verità. … Quello che mi interessa è rappresentare, ricostruire la verità interiore, estetica delle cose. Credo che rimanendo fedeli a questa dimensione del racconto si possano comunicare cose che la gente può capire meglio – per esempio- di quelle dette con le esagerazioni di un comizio… più vado avanti nella mia ricerca letteraria e più mi sembra che la verità si nasconda soprattutto nei silenzi. Bisogna far sì che le cose si esprimano per se stesse. Ecco penso che tramite il silenzio e il non detto si dica molto di più. E credo pure che in questo modo si riesca a lavorare su due livelli interscambiabili, quello reale e quello irreale. Con il libro  l’acqua sotto il ghiaccio ho cercato di esprimere lo stato d’animo del mondo consumista, abbiamo di tutto, ma non abbiamo trovato un senso alla nostra vita. Così, il ritmo che ho cercato è quello di un interrogatorio, un interrogatorio di polizia – serrato senza fiato – rivolto allo stato d’animo del protagonista”

“Cerco una speranza di redenzione tra i boschi o su spiagge solitarie” 

Conversazione con Joseph Zoderer di Claudio Magris

 

dal Corriere della sera 06.12.2015

Conversazione-con-Joseph-Zoderer-di-Claudio-Magris-Corriere-della-sera.pdf (212 download)

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