4/ Il giardino della Rocca dei Papi a Montefiascone (VT)

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CIRCOLO DI STUDIO VIRTUALE ... “COME UN GIARDINO...”

in collaborazione con FIDAPA (Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari)

Referente: Felicita Menghini Di Biagio- Presidente Sezione di Viterbo 

DI GIARDINO IN GIARDINO ...

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a cura di Marcello Mari e Maura Orzi

Il giardino è posto a 633 metri s.l.m., ai piedi del castello, in una posizione strategica da cui si domina una buona parte dell’Italia centrale: dal mar Tirreno alla Maremma laziale, al monte Amiata  in Toscana con a fianco il Cetona, all’Umbria con la valle del  fiume Tevere, poi  il Terminillo e gli Appennini  che sembrano far capolino, la vasta pianura di Viterbo con i monti Cimini  e l’incantevole lago di Bolsena, proprio sotto, con tutti i paesi che si adagiano intorno alle acque. 

Il giardino è ricavato dal vasto spiazzo davanti al castello con decorazioni al suolo di aiuole, siepi sempreverdi con tanti alberi che adornano i lunghi viali che  lo circondano in tutta la sua circonferenza e nei vari rettilinei interni.

La sua origine va cercata dopo che il cardinal Pompeo Aldrovandi, vescovo di Montefiascone, fece spianare la collinetta a ridosso della fortezza facendovi livellare il vuoto tra il palazzo vescovile e il vasto piazzale davanti appunto al castello.

Nello spazio così creato venne allestito un superbo giardino, ricco di statue, con due  portali, ancora esistenti, uno accanto alla chiesetta di S. Maria della Neve e l’altro sotto la torre principale, come possiamo leggere nella lapide sopra l’arco la cui traduzione: “Cardinal Aldrovandi Patriarca Vescovo convertì il monte dopo averlo spianato in un passaggio-1736.”

Forse proprio allora vennero messe al suolo le prime piante nell’enorme spiazzo davanti alla roccaforte.

Nella foto accanto, risalente alla fine degli anni cinquanta del XX secolo, il giardino del palazzo vescovile con le statue e un portale fatte costruire dal vescovo cardinale Pompeo Aldrovandi. Al di là il giardino la Rocca.

Nel 1841, lo studioso Vito Procaccini Ricci, nel suo diario intitolato Viaggio tra i vulcani spenti d’Italia nello stato romano vero il Mediterraneo, così descriveva il luogo e un pozzo misterioso… 

“… un Castello assai forte a quei tempi, ed ora quasi tutto rovinato, rimane all’ultimo punto del monte, in cui l’orizzonte è più vasto ancora. Le muraglie sono assai forti, e si vede chiaramente che furono demolite a dispetto: mostrano un residuo della Rocca, e dell’antico palazzo dei Papi. Or tutto è prato lassù, e solo per curiosità, o per prendere fresco, vi si può andare. Poco disgiunto dalla fabbrica nominata, vi ha un pozzo chiuso da antico muro, nella maggior parte distrutto. I rovi e le spine cuoprono la bocca all’intorno, e non permettono l’avvicinarsi a segno di poterne discernere l’apertura. Scagliandovi per entro una pietra,  dopo qualche poco tempo il colpo si ripete ancora finché precipiti sdrucciolando, senza dar indizio quando e dove si rimanga. Attorno a questa cima vi è spesso il marrubio bianco e gran quantità di assenzio che dà un acutissimo odore.”

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Splendido disegno panoramico,1841, della città con il giardino ormai  esistente tratto  da  Girolamo De Angelis  “Comentario storico critico su l’origine e le vicende della Città e Chiesa Cattedrale di Montefiascone, Montefiascone 1841.

Negli ultimi decenni, durante i lavori  che hanno interessato il castello, è stata recuperata una grande pietra incastonata nel muro di cinta del giardino che corre, racchiudendo  buona  parte dello stesso  giardino, dalla torre ovest sino all’attuale ingresso davanti alla chiesa di Santa Maria della Neve. Si tratta dello stemma del cardinale Nicola Parraciani Clarelli vescovo di Montefiascone dal 25 gennaio 1844 al 1854 luglio. Sebbene in cattivo stato di conservazione è stato installato in un salone della Rocca. Lo stemma fa pensare che sia stato lo stesso vescovo a far realizzare il muro di cinta e di sostegno.  

Nel 1898 venne costruita la cisterna dell’acqua proveniente dal monte Cimino. Essa venne ricavata utilizzando il  baluardo di Antonio da Sangallo il Vecchio. Fu un evento qualificante per tutta la comunità che vide entrare in funzione numerose fontanelle a disposizione di tutti. Fu in quel periodo che il giardino assunse l’aspetto e le caratteristiche  botaniche così come possiamo ammirarle oggi.

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Dall’alto di Montefiascone uno spettacolo incomparabile si offre al visitatore. I monti Cimini, la grande pianura etrusca sino al mare, i Monti di Tolfa ed Allumiere, le colline di Canino, il Monte Argentario, la stupenda massa del Monte Amiata, il Monte Cetona, il picco di Radicofani, il Monte Fiora e le colline verso Siena, for­mano la grande corona che circonda Montefiascone. Sembra proprio il centro geografico dell’Etruria.

(anno 1842-Geroge Dennis, The Cities and Cemeteries of Etruria, Londra 1848)

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Nel giardino della Rocca, attualmente, sono presenti una quarantina tra alberi ed arbusti.

Analizzandoli nel dettaglio tra le piante troviamo molti  tigli che lo circondano nei lati esterni, cedri del Libano, cedri Atlantica  ed indiani, robinie, lecci, pecci, magnolie, alberi di Giuda, cipressi e vari tipi di pini.

Tra gli arbusti troviamo: agrifogli, camelie, rose, ortensie, buddleie, filodelfi o petti d’angelo,  forsizie, viburni meglio conosciuti come palle di neve e lillà.

Le siepi che delimitano i prati sono formate da piante di bosso o mortella.

A colorare i prati, durante la stagione primaverile, tra i ciuffi d’erba, candide pratoline, timide violette, gialli ranuncoli e crochi di vari colori.

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 Cedro Atlantica al giardino della Rocca 

 Cedri Deodara al giardino della Rocca

 Cedro del Libano al giardino della Rocca 

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[..] Distante  circa otto chilometri da Bolsena, è situata in alto [Montefiascone] […]. Proseguendo sempre a dritto per una seconda strada ecco apparire una stupenda conca piantata a vigne, ulivi ed alberi da frutto, che sfocia su un lago orlato sulla sinistra da una foresta di piante superbe.

Dall’alto della città e al di là della porta si scorgono anche due isole in mezzo al lago, che non sembrano però abitate. Sono Martana e Biscutina, visibili dalla strada che collega Bolsena a Montefiascone. Nella prima si trova la prigione di Amalasunta, madre di Alarico, re dei Goti, condannata a morte da Teodato. Vi fu sepolta con tutti i suoi abiti e le sue ricchezze. Lasciata Montefìascone, ci fermammo a dormire a Viterbo…”

(anno 1775- Donatien Alphonse François marchese de Sade, Voyage en Italie, Parigi, 1776)

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E’ una pianta che dura migliaia di anni.  Anzi è precisamente al suo centesimo anno di età che fiorisce per la prima volta. lo non conosco questo fiore: non ne ho mai visti: ma deve essere bello e grande come una bandiera azzurra.  Dicono che sulle colline di Gerusalemme, ancora esiste un cedro sotto il quale andava Gesù coi suoi discepoli, nelle notti lunari di estate. Sempre vibrante della vita degli uccelli, ha, con essi, una voce in coro.  Il fruscio dei suoi rami, e un mormorio che freme anche quando non c’è vento, annunziano la sua presenza, come il respiro di un essere vivente. La pioggia dei suoi aghi secchi, della stagione propizia, è diversa dalla caduta delle altre foglie: non ha nulla di triste, e riveste la terra, intorno, con un’ombra violacea vellutata.  E il suo lottare col vento, nelle giornate di tramontana, ha l’agilità e la sana letizia dei fanciulli che giocano con la neve o dei giovinetti che s’ubriacano di moto sulle cime alpine. E se romba il libeccio, l’albero intona una sinfonia accorata; racconta le leggende della foresta, i terrori delle bufere, l’ira degli spiriti demoniaci scatenati contro le deboli forze umane e naturali: ma in fondo al suo brontolio c’è sempre, come nella voce dei potenti, la promessa, la certezza della vittoria finale.

Grazia Deledda, tratto dal racconto Il cedro del Libano

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Dall’estro di due amiche, Maura Orzi e Carla Bartoli, dell’associazione culturale Estrosidee di Montefiascone, nascono lavori all’insegna dell’artigianato e del made in Italy. Appassionate l’una di ricamo e l’altra di pittura, ad ispirarle é la bellezza della natura, quella della loro città, ed in particolare quella  del verde e dei fiori presenti nei giardini della Tuscia. Fiori, foglie, erbe, petali e  prati in fiore vengono riprodotti e declinati in maniera originale ed unica nei loro capi….

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