4/Habits of mind: questioning and problem posing… quelli che i problemi

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Una cornacchia, mezza morta di sete, trovò una brocca che una volta era stata piena d’acqua. Ma quando infilò il becco nella brocca si accorse che vi era rimasto soltanto un pò d’acqua sul fondo. Provò e riprovò, ma inutilmente, e alla fine fu presa dalla disperazione. Poi, le venne un’idea e volle provare subito. Prese un sasso e lo gettò nella brocca. E uno per volta ne gettò dentro diversi, fino a che pian piano l’acqua cominciò a salire. Allora ne gettò altri e così riuscì a bere e a salvarsi la vita.  A poco a poco si arriva a tutto. (Esopo)

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I problemi sono un’esperienza che caratterizza la nostra quotidianità, in quanto, in ogni momento della giornata, ci troviamo a dover affrontare situazioni problematiche, a voler, cioè, raggiungere obiettivi/scopi che però non sono ottenibili immediatamente, ma per arrivare ai quali abbiamo bisogno di compiere un’ azione tale da farci pervenire all’obiettivo cui miravamo.

Districarsi nella complessità dei problemi e delle decisioni da prendere richiede uno stile pensoso e critico che permette di “accogliere il problema”,  imparando a porre domande dotate di maggiore profondità, efficacia e complessità, funzionali all’obiettivo da raggiungere. Generare domande facilita la comprensione  della complessità delle situazioni da affrontare e  permette di avere più elementi a disposizione per trovare soluzioni e prendere decisioni equilibrate.

E’ fondamentale che il problema venga collocato nel tempo, nel luogo e nel contesto. Devo avere la capacità di intuire il problema, di porlo, di scegliere il momento giusto, di farmi sostenere da chi può aiutarmi:  se pongo un problema fuori tempo non viene accettato, come pure, se pongo un problema più adatto ad un altro luogo non viene accettato…

COSA FRENA LA RISOLUZIONE DEI PROBLEMI

Frasi come “abbiamo sempre fatto in questo modo” o “chi lascia la via vecchia per la nuova, sa cosa lascia ma non sa cosa trova” non ci sono certamente nuove. La tendenza a mantenere le proprie abitudini e il conformismo sono nemici del cambiamento e, quindi, anche della soluzione di problemi. Prendendo in esame nello specifico i “freni” alla soluzione di problemi, possiamo citare:

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  • paura di sbagliare
  • paura del giudizio degli altri
  • scarsa voglia di farsi coinvolgere
  • timore di ritrovarsi isolati
  •  incapacità di definire il problema
  • incapacità di mutare punto di vista
  • incapacità di distinguere la causa dall’effetto
  • atteggiamento ipercritico nei confronti delle novità
  • fiducia nelle logiche del passato
  • convinzione che è più importante agire subito che fermarsi a riflettere

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Esiste una differenza sostanziale  fra crearsi i problemi (stato ansioso) e definire i problemi (stato calmo). Quando ci si trova in una situazione di debolezza si tende a subire i problemi come forze esterne e soverchianti. Affrontare e definire i problemi, al contrario,  presuppone una condizione di forza, sia psichica, sia di potere.

Esistono alcuni atteggiamenti universali ma individuali che rendono la risoluzione dei problemi molto difficoltosa, a causa della loro ripetitività e rigidità. Sono forme di pensiero subdole che si insinuano nella mente della persona a partire dalle sue esperienze passate. Possono essere raggruppate in un modo di pensare che fa capo alla capacità di gestire le situazioni esterne: “non sono io padrone della mia vita ma è la fortuna/sfortuna che decide come devono andare le cose. E’ inutile che io mi sforzi, non ho il potere di cambiare la situazione”….

ATTEGGIAMENTI NEGATIVI
ATTEGGIAMENTI POSITIVI

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  • Immaginare che possano accaderci le cose più terribili e catastrofiche
  • Lamentarsi di ciò che si è o non si è fatto senza cercare di porvi concretamente rimedio
  • Criticare tutto ciò che fanno o non fanno gli altri in modo distruttivo e non costruttivo
  • Decidere da soli cosa pensano o non pensano gli altri di noi (ovviamente solo e sempre in negativo)
  • Evitare di riconoscere le proprie capacità chiedendo continuamente conferme agli altri
  • Colpevolizzare gli altri per le cose che non vanno, senza mai mettersi in discussione o cercare di cambiare noi stessi per primi
  • Fantasticare sulle proprie capacità senza mai metterle realmente in atto
  • Rifugiarsi nel passato sempre bello e soddisfacente, per non impegnarsi nel presente.
  • Essere convinti che tutti gli sforzi che noi potremmo fare sono sostanzialmente inutili.

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Vi sono invece atteggiamenti o pensieri “positivi” che hanno il carattere della flessibilità e che nascono da una maggiore fiducia in se stessi e nelle proprie potenzialità, utili per la soluzione efficace dei problemi:

  • Tutti possono sbagliare e non è così terribile quando questo succede a me
  • Quando gli altri sbagliano è possibile trovare insieme una soluzione
  • Il confronto onesto e aperto mi permette di comprendere veramente cosa gli altri pensano di me e questo può essere un’occasione di crescita
  • A volte anche le situazioni che mi sembrano impossibili diventano un’occasione per imparare
  • Mettersi in gioco può essere rischioso ma anche un’occasione per crescere
  • Io detengo il potere sulla mia vita e posso impegnarmi con tutte le mie forze per renderla più soddisfacente possibile
  • È normale che a volte le cose vadano come non vorrei

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[vc_toggle title=”Risolvere i problemi con stile …” color=”white”][/vc_toggle]
UN VENTAGLIO DI PAROLE ... QUESTIONING AND PROBLEM POSING

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Interessato, Ricerca, Esaminare, Chiarificare, Investigativo, Curioso, Interrogante, Inquisitivo, Scettico, Cauto, Indagine, Quesito, Cercare, Prova, Speculativo, Qualificare, Ipotetico, Imbarazzante

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L’abilità di una persona a “scoprire” un problema potrebbe essere descritta nel seguente modo:

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“…. Ha la tendenza ad essere una persona di iniziativa, un anticipatore di problemi, un sensibile ai problemi, uno scopritore di opportunità, uno che accoglie volentieri il cambiamento; ha un atteggiamento di “scontento costruttivo”, un desiderio di un continuo miglioramento e adattamento e alta accettazione e tolleranza dell’ambiguità e a lavorare con il vago, il nuovo non strutturato, situazioni “nebulose” e un orientamento ad agire proattivamente verso la ricerca di problemi piuttosto che reagire a problemi …. Chi è abile nel trovare fatti evita assunzioni non garantite ed esamina una data situazione da un’ampia varietà di punti di vista, ascolta bene la versione che fanno altre persone e le accetta, mette ogni impegno per scavare e trovare altre informazioni anche quando sembra che i fatti siano ormai tutti presenti e interroga i fatti con domande semplici, a modo di un bambino …. Dopo aver raccolto queste informazioni questa persona è capace di convergere su un piccolo numero di fatti che hanno una speciale rilevanza per un ulteriore sviluppo…” (M. Basadur 1994- Problem finding, problem solving, and creativity)

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Il “problem solver” è, dunque, colui che, indipendentemente dalle risorse e dalla situazione, trova il modo di uscire dai problemi approdando alla loro soluzione. In sintesi possiamo affermare che le caratteristiche principali di colui che sa risolvere con efficacia ed equilibrio i problemi sono

  • curiosità intellettuale
  • formazione culturale eterogenea
  • fiducia in se stesso
  • indipendenza di giudizio
  • nessun timore dell’opinione altrui
  • buona capacità di comunicazione
  • propensione per il “gioco” e per le attività ludiche in genere
  • energia personale
  • disponibilità a farsi coinvolgere

Ci sono tantissimi modi diversi per “accogliere” approcciare un problema, a seconda delle situazioni che dobbiamo affrontare. Tra questi, ricordiamo:

  • Modello strategico: ho messo bene a fuoco il mio problema?
  • Modello emozionale: il problema ottiene una partecipazione emotiva positiva?
  • Modello realistico: cosa posso fare per affrontare il problema? Qual è la parte davvero importante del problema?
  • Modello empirico: come posso giudicare il problema in base alle mie esperienze passate?
  • Modello razionale: quale risultato ottengo se paragono la situazione attuale a quella ideale? Come posso spezzare il problema in problemi più piccoli? Quali soluzioni posso scegliere? Come posso implementare la soluzione scelta?
  • Modello sistemico: qual è il sistema che origina il problema? Come posso analizzare il problema calandolo all’interno del sistema?
  • Modello concettuale: come posso rappresentare visivamente quello che penso sul problema?
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ANALISI RIGIDA

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  • Scoprirne la complessità e la leggibilità
  • Saper collocare il problema nel suo ambiente (tempo, luogo, contesto)
  • Riflettere sulla complessità di quanto ci circonda, sulle funzioni di ogni elemento costitutivo, sulle semplici relazioni che intercorrono tra i  vari elementi

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ANALISI FLESSIBILE
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….Ci sono due modi per passeggiare nel bosco.  Nel primo modo ci si muove per tentare una strada o molte strade  Nel secondo modo ci si muove per capire come sia fatto il bosco  e  perché certi sentieri siano accessibili e altri no … (Umberto Eco)

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L'ARTE DI "ACCOGLIERE" UN PROBLEMA

1/ AGGIUSTARE IL MONDO 

Un bambino ed il suo papà erano seduti sul treno. Il viaggio sarebbe durato un’ora circa. Il padre si sedette comodamente e si mise a leggere una rivista per distrarsi.  Ad un certo punto il bambino lo interruppe e domandò: “Cos’è quello, papà?”. L’uomo si voltò per vedere quello che gli aveva indicato il bambino e rispose: “E’ una fattoria.”Incominciò di nuovo a leggere quando il bambino gli domandò un’altra volta: “Quando arriveremo, papà?”. Il padre gli rispose che mancava ancora molto. 

Aveva di nuovo cominciato a leggere la sua rivista quando un’altra domanda del bambino lo interruppe e così per tantissime altre volte. Il padre disperato cercò la maniera di distrarre il bambino. Vide sulla rivista che stava leggendo la figura del mappamondo, la spezzò in molti pezzetti e li diede al figlio invitandolo a ricostruire la figura del mappamondo. Così si sedette felice sul suo sedile convinto che il bambino sarebbe stato occupato per tutto il resto del viaggio.  Aveva appena cominciato a leggere di nuovo la sua rivista quando il bambino esclamò: “Ho terminato!”. “Impossibile! Non posso crederci! Come hai potuto ricostruire il mondo in così poco tempo?”

Il mappamondo era stato ricostruito perfettamente. Allora il padre gli domandò di nuovo: “Come hai potuto ricostruire il mondo così rapidamente?” Il bambino rispose: “Non mi sono fissato sul mondo…. dietro al foglio c’era la figura di un uomo, HO RICOSTRUITO L’UOMO E IL MONDO SI E’ AGGIUSTATO DA SOLO !!!!”

Restauro della Cupola della Creazione- nartece della Basilica di San Marco – Venezia

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…. Risolvere i problemi è compito specifico dell’intelligenza, e l’intelligenza è il dono specifico dell’uomo. L’abilità di aggirare un ostacolo, di intraprendere una strada indiretta, là dove non si presenta una strada diretta, innalza l’animale intelligente sopra quello ottuso, innalza l’uomo di gran lunga sopra il più intelligente degli animali e gli uomini di talento sopra i loro compagni di umanità …. Polya (matematico)

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2/ LA DECISIONE: “QUELLA É SUA MADRE”

 Un giorno andarono dal re due prostitute e si presentarono innanzi a lui. Una delle due disse: «Ascoltami, signore! Io e questa donna abitiamo nella stessa casa; io ho partorito mentre essa sola era in casa. Tre giorni dopo il mio parto, anche questa donna ha partorito; noi stiamo insieme e non c’è nessun estraneo in casa fuori di noi due. Il figlio di questa donna è morto durante la notte, perché essa gli si era coricata sopra. Essa si è alzata nel cuore della notte, ha preso il mio figlio dal mio fianco – la tua schiava dormiva – e se lo è messo in seno e sul mio seno ha messo il figlio morto. Al mattino mi sono alzata per allattare mio figlio, ma ecco, era morto. L’ho osservato bene; ecco, non era il figlio che avevo partorito io». 

L’altra donna disse: «Non è vero! Mio figlio è quello vivo, il tuo è quello morto». E quella, al contrario, diceva: «Non è vero! Quello morto è tuo figlio, il mio è quello vivo». Discutevano così alla presenza del re. Egli disse: «Costei dice: Mio figlio è quello vivo, il tuo è quello morto e quella dice: Non è vero! Tuo figlio è quello morto e il mio è quello vivo». Allora il re ordinò: «Prendetemi una spada!». Portarono una spada alla presenza del re. Quindi il re aggiunse: «Tagliate in due il figlio vivo e datene una metà all’una e una metà all’altra». La madre del bimbo vivo si rivolse al re, poiché le sue viscere si erano commosse per il suo figlio, e disse: «Signore, date a lei il bambino vivo; non uccidetelo affatto!». L’altra disse: «Non sia né mio né tuo; dividetelo in due!». Presa la parola, il re disse: «Date alla prima il bambino vivo; non uccidetelo. Quella è sua madre». Tutti gli Israeliti seppero della sentenza pronunziata dal re e concepirono rispetto per il re, perché avevano constatato che la saggezza di Dio era in lui per render giustizia. (La Sacra Bibbia, Antico testamento 1 Re 3, 16-28).

Raffaello, Il Giudizio di Salomone – 1518 (Loggia al secondo piano, Palazzi Pontifici-Vaticano)

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