Il maestro del silenzio … Tomas Tranströmer

“La mia poesia nasce nella scia di luce”

Tomas Tranströmer

Tomas Tranströmer (Stoccolma, 15 aprile 1931 – Stoccolma, 26 marzo 2015) è stato uno scrittore, poeta e traduttore svedese, molto conosciuto e apprezzato in patria, vincitore del Nordic Council’s Literature Prize nel 1990, dello Struga Poetry Evenings (del quale sono stati insigniti poeti del calibro del cileno Pablo Neruda e degli italiani Edoardo Sanguineti e Eugenio Montale) e del Neustadt International Prize for Literature nel 1990.

Laureato in psicologia, appassionato di musica, raggiunto il successo come letterato continuò la professione terapeutica, occupandosi di disabili e tossicodipendenti. Poco conosciuto in Italia, era molto legato al nostro Paese, di cui conosceva  la lingua e dove trascorse la luna di miele nel 1958 visitando Firenze, Padova e Venezia. Voce fondamentale del mondo letterario, Tomas Tranströmer è stato tradotto in quarantanove lingue. Legato alla tradizione dei poeti svedesi del Novecento, da Pär Lagerkvist a Harry Martinson a Gunnar Ekelöf, con Strindberg e Swedenborg, Tranströmer è lo svedese che più ha influenzato la letteratura internazionale.  “Attraverso le sue immagini dense e limpide ha offerto un nuovo accesso alla realtà”: questa fu la motivazione  del Nobel Nobel per la Letteratura 2011  a lui assegnato.

Video pubblicato da euronews il 06 ottobre 2011

IL POETA DEL SILENZIO
LA POETICA DI TOMAS TRANSTRÖMER... INTERIORITÁ E CONTRADDITTORIA VISIONE DELLE COSE

Tranströmer ha fatto della propria umanità, della propria interiorità più segreta, della propria contraddittoria visione delle cose, i motivi centrali della sua esistenza terrena, consegnando alla propria opera il compito di sopravvivergli.

Quando volle descrivere la sua vita, nel suo unico libro in prosa, I ricordi mi guardano, Tranströmer la vide tutta in una scia di luce che comincia dall’infanzia, la stagione in cui si forma il carattere portante di ciascun essere umano, e con maggior evidenza quello di un poeta. Tranströmer ci mostra se stesso bambino perduto nelle strade di Stoccolma negli anni Trenta, ci parla delle sue scoperte, e tra queste la scoperta del Museo di Storia Naturale …

AUTOBIOGRAFIA DI UN NOBEL

Cominciai le elementari alla scuola popolare Katarina Norra, dove ebbi per maestra R., una signorina nubile e molto curata che cambiava vestito ogni giorno. All’ ultima ora del sabato era solita dare a ogni bambino una caramella, ma per il resto era piuttosto severa, e fioccavano spesso tirate di capelli e sberle, anche se mai a me che ero figlio di una maestra. Il mio compito principale nel primo trimestre fu di starmene zitto e fermo nel mio banco. Sapevo già scrivere e far di conto. Passavo il tempo a ritagliare carte colorate, ma cosa ritagliassi non lo ricordo. Credo che l’ atmosfera fosse abbastanza buona nel primo anno di scuola, ma poi a poco a poco diventò più dura. Quello che faceva perdere la pazienza alla maestra era ogni turbamento dell’ ordine, ogni genere di scompiglio. Non si doveva essere irrequieti o rumorosi. E nemmeno deboli. Non si dovevano avere difficoltà inattese nell’ imparare qualcosa. In generale non si doveva fare niente di inatteso. leggi tutto 

MARZO ‘79

Stanco di tutto ciò che viene dalle parole, parole non linguaggio,
Mi recai sull’isola innevata.
Non ha parole la natura selvaggia.
Le sue pagine non scritte si estendono in ogni direzione.
Mi imbatto nelle orme di un cerbiatto.
Linguaggio non parole.

Tomas Tranströmer da Poesia del silenzio, Crocetti, 2001 

Tomas Tranströmer  fu definito “poeta del silenzio” non solo per via degli sconfinati spazi deserti e spesso innevati della sua terra, ma soprattutto per la sua costante contrapposizione del silenzio alla parola nella ricerca poetica.  Un silenzio che dal 1990 fu  anche dell’uomo Tranströmer, colpito da un ictus che lo  lasciò paralizzato a metà e privo della facoltà della parola. Ma il poeta riprese  la sua opera dopo qualche anno, e con La lugubre gondola, del 1996, titolo ispirato a due composizioni di Liszt, scrisse  uno dei suoi libri più belli, con una coscienza del mistero come punto d’arrivo del nostro passaggio sulla Terra. 

Al centro delle opere il paesaggio nordico e i suoi elementi conflittuali. L’elemento paesaggistico svedese si fonde anche con l’elemento psicologico e il paesaggio veneziano che amava, essendo venuto in Italia nel suo viaggio di nozze…

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E’ una notte di sole splendente

 Nel nord dove il giorno 

vive in una caverna giorno e notte 

dove il sole sopravvissuto può sedere 

alla fornace dell’aurora boreale

Tomas Tranströmer 

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LA LUCE DEL SILENZIO ... TRA ARTE & POESIA
SERIE "VOLERE VOLARE" (2012-2013)

Silenzio …

Desiderio di sentire la leggerezza della libertà …

…  Dal  silenzio muto alla luce del silenzio  

by Siv Schonberg  La-testimonianza-di-Siv-Schonberg.pdf (304 download)

Siv Schonberg, Silenzio e Solitudine

Siv Schonberg, Lo stormo

Siv Schonberg, Volo

Mistero per la strada

«Si posò la luce del giorno sul viso di un uomo addormentato.

Gli giunse un sogno più vivido

ma non lo svegliò».

Tomas Tranströmer 

ARCHI ROMANI (Romanska bågar) è una delle liriche preferite dagli svedesi, che non di rado la recitano durante i funerali. Le volte d’una chiesa romanica vi appaiono come figura di umanità in divenire…

Dentro all’enorme chiesa romanica

Si affollavano turisti

Nella penombra

Volte che si spalancavano su altre volte:

nessuno sguardo d’insieme.

La fiamma di qualche candela svolazzava.

Un angelo senza volto mi abbracciò

E mi sussurrò per tutto il corpo:

 «Non vergognarti d’essere uomo, sii fiero! /

Dentro di te si aprono

Volte su volte all’infinito

Tu non sarai mai finito,

e tutto è come deve essere

e tutto è così che deve essere». 

Accecato dalle lacrime

Fui spinto fuori sulla piazza ribollente di sole

Insieme a Mr. E Mrs. Jones al signor Tanaka e

 alla signora Sabatini

e dentro a ognuno di loro

si aprivano volte su volte all’infinito.

Tomas Tranströmer  (scritta a Venezia) 

 

Uccelli Mattutini

Non ci sono qui spazi vuoti.
Stupendo sentire come

la mia poesia cresce
mentre io mi ritiro.
Cresce, prende il mio posto.
Si fa largo a spinte.
Mi toglie di mezzo.
La poesia è pronta.

Tomas Tranströmer

UNA POESIA CHE SI SCIOGLIE IN UN CANTO ASPRO E STRUGGENTE

La poesia di Tranströmer investe il senso o il non-senso della vita, la possibilità o meno di viverla, conoscerla ed esprimerla. … La poesia di Tranströmer si nutre di profonda cultura ma si scioglie in canto, aspro e struggente come i paesaggi nordici che essa evoca – il Baltico, l’ uragano islandese, l’estate groenlandese che brilla, tenera e selvaggia, dalle pozzanghere, le costellazioni travolte come le selve nel temporale – e si affida specialmente alla metafora, che allude anche alle cose indicibili e sconfina oltre tutte le frontiere consuete del linguaggio e del pensiero, come sottolinea Maria Cristina Lombardi. È una poesia che – ha scritto Roberto De Denaro – sta sul limite tra sogno e realtà, luce e tenebra; ascolta il grande respiro cosmico del mare, ma anche il fruscio della foglia. La vita trascorre e lascia i suoi segni – cicatrici sul corpo, tracce sulla neve – e la poesia trascrive questi segni misteriosi. Proprio perché ama la vita, Tranströmer ha un forte senso del suo irrimediabile lutto; l’ultima sua silloge – tradotta da Gianna Chiesa Isnardi – si chiama La gondola funebre (editore Herrenhaus). Se la vita è per lui un viaggio, egli l’ attraversa portato dalla propria ombra, «come un violino nella sua nera custodia» (traduzione di Maria Cristina Lombardi); la morte, dice un’altra lirica, viene a prendere le misure all’uomo e, anche se egli se ne dimentica, continua in silenzio a cucire il vestito. Claudio Magris

RACCOLTE

La sua prima raccolta edita in Italia, per volontà di Mario Luzi, è «Poesie», del 1999 
Le sue opere oggi sono edite in Italia da Crocetti e curate da Maria Cristina Lombardi.

Per leggere Tranströmer:
Tomas Tranströmer, Poesia dal silenzio, Crocetti Editore, Milano, 2000.
Tomas Tranströmer, Il grande mistero, Crocetti Editore, Milano, 2011.

La pagina di Tranströmer”, scrive la Lombardi, “svela i suoi segreti dopo una lunga frequentazione; col tempo vi si scoprono tesori nascosti. Egli invita discretamente il suo lettore all’intuizione, riconoscendogli la massima libertà di interpretazione del testo, che per lui è un oggetto indipendente tra autore e lettore.” La tradizione nordica è il primo grande bacino da cui il poeta ha sempre attinto. Oltre alla tradizione scandinava, i suoi punti di riferimento sono i grandi Simbolisti e i Surrealisti, ma anche la poesia classica, soprattutto oraziana.

TOMAS TRANSTRÖMER … “UN MAGICO REALISTA”
LA RADURA

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C’è in mezzo al bosco una radura in attesa

La può trovare solo chi si è perso

È circondata da un bosco  che soffoca se stesso

Tronchi neri con stoppie di licheni grigio cenere

Gli alberi fittamente contorti sono morti fino alle cime

Dove  qualche verde ramo sfiora la luce

Sotto è una trama di ombre dove la palude cresce

 ma sullo spazio aperto l’erba è stranamente verde e viva

quelle  grandi pietre stanno quasi ordinate

devono essere le prime  pietre di una casa

o forse mi sbaglio

chi è vissuto qui?

Nessuno può dirlo

 da qualche parte devono pure esserci i nomi

 in un archivio che nessuno apre

solo gli archivi si mantengono giovani

La tradizione orale è morta

E insieme a lei i ricordi

La stirpe gitana ricorda

ma chi sa scrivere dimentica

Appunta e dimentica

 

Il podere mormorante  di voci è il centro del mondo

Ma gli abitanti muoiono o emigrano 

e la cronaca cessa

Abbandonato da tanti anni

Il podere si trasforma in sfinge

Alla fine  non resta nulla

 a parte le prime pietre

 

Mi sembra di essere già stato qui

ma ora devo andare

 

Mi tuffo tra gli sterpi

c’è solo da farsi largo

Un passo avanti e due di lato

come  il cavallo negli scacchi

Piano piano la boscaglia  dirada e si rischiara

I passi si fanno più lungi

Sono di nuovo nella rete delle comunicazioni

Sulla cantilenante colonna del cavo trasmettitore

Uno scarafaggio nel sole

Sotto  i suoi scudi scintillanti

Le ali sono riposte come paracadute

Piegato da un esperto

Tomas Tranströmer

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Che cosa sono io? Talvolta molto tempo fa
per qualche secondo mi sono veramente avvicinato
a quello che IO sono, quello che IO sono, quello che IO sono.
Ma non appena sono riuscito a vedere IO 
IO è scomparso e si è aperto un varco 
e io ci sono cascato dentro come Alice.

.Tomas Tranströmer

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”La mia vita”. Quando penso a queste parole vedo davanti a me una striscia di luce. Guardando più attentamente, la striscia di luce ha la forma di una cometa con una testa e una coda. L’infanzia e l’adolescenza formano l’estremità più luminosa, la testa. Il nucleo, la parte più compatta, è la primissima infanzia dove si decidono i tratti più importanti della nostra vita. Cerco di ricordarmi, cerco di farmi largo in quella direzione. …

Il mio primo ricordo databile è una sensazione. Una sensazione di fierezza. Ho appena compiuto tre anni e si è detto che è molto importante che adesso sono diventato grande. Sono a letto in una stanza luminosa e poi scendo sul pavimento, conscio in modo inaudito del fatto che sto diventando adulto. Ho una bambola a cui ho dato il nome più bello che ho potuto inventare: KARIN SPINNA. Non la tratto maternamente. È più una compagna, oppure un’innamorata.

Tomas Tranströmer, da Poesia n. 265 novembre 2011

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