Il silenzio scelto

Proposte e commenti a cura di  Maria Irene Fedeli

INVITO AL CINEMA
PROPOSTA 1

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I confess to a murder …. Someone else must pay for! I confess to a guilt …That shattered one man’s life, another man’s faith! I confess that I twisted the evidence in order to twist a noose! Dark- so dark the danger that engulfs these people! Strange- so strange the conflict that grips their lives!

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Io confesso un omicidio … Qualcun altro deve pagare … Confesso il rimorso … che ha mandato in frantumi la vita di un uomo, la fede di un altro uomo! Confesso che ho inquinato le prove al fine di tendere il cappio! Buio così buio il pericolo che avvolge queste persone! Incomprensibile così incomprensibile il conflitto che attanaglia le loro vite!

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Io confesso (I Confess) è un film del 1953 diretto da Alfred Hitchcock con Montgomery Clift e Anne Baxter.

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Dal dramma teatrale Our Two Consciences di Paul Anthelme. Un sacerdote cattolico ascolta la confessione di un assassino, ma il segreto confessionale gli impedisce di parlarne alla polizia che, per una serie di circostanze, sospetta proprio di lui. E il film dov’è più scoperta l’educazione cattolica avuta dal regista nell’adolescenza in un collegio di gesuiti. Lo spettatore spera per tutto il tempo che M. Clift parli, mentre “non può” parlare…..

PROPOSTA 2

Titolo originale:  Die Große Stille

Paese di produzione: Germania

Anno: 2005

Durata: 162 min

Genere: documentario

Regia: Philip Gröning

Soggetto e sceneggiatura: Philip Gröning

Musiche: Michael Busch

Solo in completo silenzio si comincia ad ascoltare.

Solo quando il linguaggio scompare, si comincia a vedere”.

Questo originalissimo film-esperienza, è intessuto di silenzio, come il suo titolo. Per realizzarlo, il regista Philip Gröning ha vissuto sei mesi nella Grande Chartreuse, sulle Alpi francesi, condividendo la vita quotidiana dei monaci certosini.

Risultato di metri e metri di pellicola girati dal regista durante i suoi quattro mesi di permanenza presso il monastero della Grande Chartreuse, sulle Alpi francesi (circa a 30 km da Grenoble), Il grande silenzio è un’opera trasversale nel panorama del cinema contemporaneo occidentale. Si tratta di uno dei pochi casi in cui l’occhio del regista e quello dello spettatore registrano le stesse sensazioni, hanno gli stessi dubbi, cercano le stesse vie di fuga; non è semplice rimanere seduti per quasi tre ore ad ascoltare il silenzio, e per di più al buio, eppure l’attenzione cede al fascino dell’immagine e si lascia condurre lungo i corridoi del monastero a seguire la quotidianità dei padri.

Quello di Gröning non è però uno sguardo invasivo e nulla ha a che vedere con la dimensione voyeuristica che di recente ha stravolto i palinsesti televisivi dei cinque continenti.

Un film fisico che ridefinisce i concetti di spazio e tempo, tramutando la visione in un’esperienza non solo emotiva, ma anche percettiva. Bellissima la fotografia naturale, curata dallo stesso regista.

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Oltre “Il grande silenzio”  Intervista  al regista Philip Gröning clicca qui

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LETTURE: IL SILENZIO CHE CREA EMPATIA
Saper ascoltare, il silenzio e… non solo

Saper ascoltare il silenzio è di certo una prerogativa essenziale inseguita dai monaci certosini finalizzata alla ricerca di Dio. Questa pratica è sviluppata all’interno dell’eremo, nella solitudine della cella, con il cuore la mente e lo spirito nella quies, condizione ideale per potersi porre in ascolto. Ma la loro ricchezza spirituale viene raggiunta, come sappiamo,  gradualmente, pertanto essi sono in grado di poter offrire preziose indicazioni fondamentali per il raggiungimento della pace interiore. Quest’ultima è da noi, estranei alla clausura, ricercata a tentoni, non riusciamo ad apprendere la dote privilegiata dei certosini, ovvero la comprensione del linguaggio del silenzio. Pertanto, per poter raggiungere un apprezzabile equilibrio interiore, bisogna saper andare alla ricerca del proprio sé, intraprendendo un viaggio personale  che ci educa al silenzio,  all’ascolto interiore e alla relazione con l’altro. 

A tal proposito voglio offrirvi una meravigliosa testimonianza, scritta di un padre certosino anonimo, il quale ci elargisce un insegnamento, credo fondamentale, a cui tutti dovremmo attenerci per poter, come loro, progredire gradualmente.

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«Per comprendere l’altro è necessario entrare nel suo universo, saper guardare con i suoi occhi, sentire con i suoi sentimenti, essere lui per compenetrazione e simpatia. Occorre abbandonare momentaneamente i propri pregiudizi, le proprie inclinazioni personali, le proprie idee a priori, il proprio paesaggio familiare. Tutto ciò infatti rende selettiva la nostra attenzione filtrando ciò che ci viene dall’altro e riducendolo in definitiva all’immagine che noi abbiamo di lui. Lasciare da parte ogni preoccupazione di affermare se stessi, di curiosità, di critica» Lanspergio

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San Bruno (dipinto di Henrique Hernández de los Ríos)

Questo insegnamento, del saper ascoltare l’altro prima del silenzio, ci appare dunque come una virtù che ogni uomo dovrebbe poter acquisire per la propria trasformazione spirituale. Ed ancora, come non rimanere insensibili verso i moniti dispensatici da Lanspergio!!!

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…. “Ben pochi sanno amare e conoscono questa solitudine. Se gli uomini avessero uno sguardo più profondo, scorgerebbero quale tesoro si racchiude in essa e tutti vi accorrerebbero … Conserva il silenzio, cerca sempre luoghi e tempi favorevoli per dimorare solo, evita la familiarità degli uomini. Dimora con assiduità nel santuario interiore» Lanspergio, Opera Omnia (tomo IV).

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Gradirei che la vostra attenzione si soffermasse sull’analisi dell’ultima frase… “Conserva il silenzio..” ovvero non privartene mai per non impoverirti. Cerca sempre luoghi e tempi favorevoli per dimorare solo, qui Lanspergio fa riferimento alla fondamentale importanza della propria forza di volontà che deve emergere sempre. L’esortazione conclusiva .. “evita la familiarità degli uomini”. Dimora con assiduità nel santuario interiore, si riferisce alla ferma capacità di evitare condizionamenti che possano interferire nella ricerca del nostro equilibrio interiore. Credo e spero che  voi tutti vogliate concordare con me, nel ritenere questi scritti fonti inesauribili di saggezza, un vero tesoro da cui attingere per l’arricchimento spirituale.

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Giovanni Gerecht (Justus), nasce a Landsberg (Lanspergius) in Alta Baviera nel 1488. Noto come Lanspergio, fin da giovanissimo per continuare meglio i suoi impegni per l’apprendimento, si trasferisce a Colonia e studia filosofia. Nel 1509 terminati gli studi, per rispondere ad una forte vocazione decide di diventare certosino entrando nella certosa di santa Barbara di Colonia. Lanspergio viene accolto appena ventenne, dal priore Dom Pietro Blomenvenna (α 1466 Ω1536), una grande figura mistica del quale diventa discepolo, assorbendone gli insegnamenti. Dopo la solenne professione, avvenuta nel 1510, Lanspergio  trascorre una vita monastica fatta di preghiera e studio che lo conduce nel 1523 a ricevere l’incarico dapprima di Vicario, e successivamente di Maestro dei novizi. Nel 1530 egli fu poi nominato convisitatore della Provincia del Reno e priore della certosa di Vogelsang, dove ebbe una breve esperienza, poiché a causa delle condizioni insalubri di quel monastero, e per sopraggiunti motivi di salute, Lanspergio dovette ritornare alla certosa di Colonia, dove fu priore ed ancora giovane morì  l’11 agosto del 1539. Come nella tradizione certosina, Lanspergio dedicò molto tempo alla meditazione ed alla preghiera, ed il frutto di ciò veniva regolarmente manoscritto, dando vita ai suoi testi di alto contenuto spirituale. I suoi scritti vennero poi raccolti in una opera omnia, dal titolo: D. Joannis Justi Lanspergii Cartusiani Opera omnia in quinque tomos distribuita juxta exemplar coloniense anni 1693. editio nova et emendata, Typis Cartusiae Sanctae Mariae de Pratis, Monsterolii 1888‑1890; Giovanni di Landsberg, E’ questa un’opera costituita da cinque volumi, laddove i primi tre contengono i sermoni, gli ultimi due gli opuscoli spirituali e le lettere di direzione, cioè la parte teologicamente più rilevante della produzione di Lanspergio.  Sono testi  scritti in latino ed in tedesco, di carattere essenzialmente spirituale ed ascetico.

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