Persone & Comunità/ Nello Caddeo si racconta

TEORIE IN PRATICA/ QUESTIONE DI FEELING ... CON LE STORIE DELLE PERSONE E DELLE COMUNITÁ

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Come la pittura, anche la scultura ha la possibilità di vibrare in mille spezzature di linee, di animarsi per via di sbattimenti d’ombre e di luci, più o meno violenti, d’imprigionarsi misteriosamente in colori caldi e freddi – quantunque la materia ne sia monocroma – ogniqualvolta l’artista sappia calcolare bene il chiaroscuro che è a sua disposizione; di riprodurre in una parola gli esseri con tutto il loro ambiente proprio e di farceli rivivere. (Medardo Rosso)

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Leonello Caddeo (per gli amici Nello), scultore del legno e maestro d’ascia,  vive a Lecco. Fino a quattro anni fa svolgeva l’attività di produzione e vendita nel suo laboratorio a Pasturo. Oggi si impegna a trasmettere ai giovani le sue competenze e la sua esperienza professionale e di vita. Appassionato di fotografia partecipa alle attività di due foto club ed è componente di giuria in concorsi fotografici, di pittura e di audiovisivi. Originario di Ghilarza, in provincia di Oristano conserva un legame viscerale con la Sardegna. Sarà Nello a raccontarci la sua storia…

LA VITA INSEGNA ... UN PERCORSO UMANO E FORMATIVO

Chi è oggi Nello? 

Riesco ad esprimere il meglio di me stesso e a dare le migliori risposte quando non ci sono domande. Provo comunque a rispondere… Fra qualche mese compirò 77 anni. Sono una persona curiosa, amo e pratico lo sport, gli altri mi dicono che sono altruista. I verbi che più amo sono: imparare, sognare, dare. La mia vita trova il suo senso più profondo nel rapporto con mia moglie, nel potermi dedicare e fare qualcosa di buono per gli altri e ancora adesso e sempre quando abbozzo una scultura. Questi sono i volti del  mio vivere quotidiano.

Ogni luogo ha un “suo fascino”, un suo “carattere”, una sua anima: sappiamo che sei originario della Sardegna… parlaci del rapporto con la tua terra, della tua infanzia…

Il fascino della Sardegna lo conoscono tutti e non sto qui a spiegarti la sua bellezza… Sono originario di Ghilarza, un comune in provincia di Oristano. Purtroppo la mia infanzia in Sardegna è stata breve. Già a sei anni avevo iniziato a lavorare. A sette anni ho perduto i miei genitori e a dodici anni raggiunsi una zia che già lavorava in continente. Sono legato in modo viscerale alla mia Sardegna, oserei dire incatenato.  I profumi e le sue magiche atmosfere me le porto dentro e le sento intorno a me…

Come hai vissuto l’esperienza del trasferimento in “continente”? Quali le difficoltà maggiori da superare? 

L’esperienza continentale l’ho vissuta come tutti gli emigranti di allora e di adesso. Ci sono aspetti positivi e negativi, cose belle e cose brutte. A quei tempi, parliamo degli anni ’50, ci chiamavano “terroni”. In alcuni casi, in modo ancora più dispregiativo, ci chiamavano marocchini, perché eravamo molto scuri di carnagione. Ricordo i cartelloni scritti a mano, “non si affittano case ai terroni”… Però io non ci facevo molto caso. Il mio scopo era di raggranellare il denaro necessario ad aprire il mio laboratorio di scultore.  Vedevo le difficoltà come una cosa necessaria. A trentatré anni sono arrivato in Valsassina e finalmente, con i miei risparmi, a Pasturo ho aperto il mio laboratorio di scultura e il punto vendita.  

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Il video “Ricordi di Ghilarza” vuole essere un omaggio al borgo natio.. La poesia di Mario Luzi “Nell’imminenza dei quarant’anni” accompagna lo scorrere delle immagini che intercettano un percorso autobiografico caratterizzato dalla nostalgia, dallo spaesamento, dal desiderio di riprendere il filo di una storia …

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Ti proponiamo una  citazione di Edgar Morin: “ …La cultura è fatta di realtà, di vita che scorre, di diversità ….La cultura che mi sono costruito  non si è mai chiusa in sé;  l’ho costruita muovendo dai problemi di tutti con le mie attitudini, con la mia curiosità. Non l’ho costruita per accumulazione, ma grazie alla diversità e alla pluralità di approcci….. non sommando ma mettendo a nudo i nodi conoscitivi strategici…” Parlaci del tuo percorso di studi, sia scolastici ma soprattutto da autodidatta. nel campo della fotografia.

Non conosco Edgar Morin ma in questa citazione mi ci trovo. Cercherò di trovare i suoi libri e conoscerlo meglio. Ho frequentato le scuole elementari e successivamente ho conseguito il diploma di terza avviamento professionale-indirizzo agrario. Frequentai  quelle che, in quel tempo, si chiamavano scuole serali.  Praticamente “ci avevano regalato un diploma”,  facendoci fare in un anno tutti e tre gli anni. Altri sono stati i miei maestri di vita. Mio nonno,  per esempio, che quando, a sei anni, sono partito dalla Sardegna mi disse: “Assolutamente non fare il servo agli altri”. Lui era un servo pastore. Più tardi però ho capito quella frase. Non voleva denigrare né i datori di lavoro né  i lavoratori che lavoravano alle dipendenze degli altri. Mi metteva in guardia dall’arroganza dei “padroni”. Un’altra persona che mi è rimasta nel cuore è la mia maestra di quinta elementare. Intuendo che noi la scuola l’avremmo abbandonata, ci insegnò molto di più di quello che doveva. Una cosa importante che ci ha insegnato è stata quella di  imparare a dialogare. Ci diceva sempre: “Parlate con gli altri, dialogate, non state mai muti”.  Per allenarci a ciò ci  insegnava ad argomentare e a prendere le parti  e la difesa di qualcuno in una ipotetica controversia. “Chi ha ragione in questa storia?” Dovevamo diventare gli “avvocati difensori” di qualcuno. Perdeva chi  non aveva più argomenti. A  Milano, quando facevo il cameriere,  ho conosciuto un signore che lavorava alla “Sala delle grida”, quella che oggi si chiama La Borsa di Milano. Lui mi ha insegnato come salvare i miei risparmi. Mi diceva: “devi usare la banca come un attrezzo del tuo lavoro. Non fare debiti o falli solo se il debito produce denaro. Specialmente, tra te e i tuoi risparmi non deve esserci nessun intermediario, perché altrimenti il tuo denaro non lavora per te ma lavora per gli altri”.  Così a 18 ani ho avuto la possibilità di imparare cose che neanche la scuola insegna nel campo della finanza e dell’economia.  Sono riuscito ad organizzare così bene i miei risparmi da mettere da parte i soldi  necessari  per realizzare quello che mi ero prefissato.

Per arrotondare lo stipendio, facevo dei lavori extra. Andavo nello studio di un vecchio fotografo. Era il signor Marenzi. Mi ricordo il suo nome perché è stato un personaggio importanti per me! Andavo a sviluppare i rullini e a stampare le foto. Negli anni ’60  c’era il bianco e nero. Il suo studio lavorava molto. C’erano sempre un sacco di foto da stampare … Lui era anziano, con una saggezza ed una umanità che ancora ricordo. È con lui che ho iniziato ad impadronirmi  delle tecniche della camera oscura. Tra le tante cose che mi ha insegnato, un concetto importante mi é rimasto stampato nella mente perché lo ripeteva sempre. Diceva “la fotografia rende liberi di comunicare, di esprimersi e di raccontare.  Non rinunciare a questa infinita libertà. Quando fai le foto usa la tecnica e le regole ma cerca di mettere un pezzo di te stesso nelle foto, ed è quello che dico oggi ai ragazzi.

LA FORMAZIONE PROFESSIONALE ... LEARNING BY DOING

Leonello Caddeo nel suo laboratorio a Pasturo (LC)

Attraverso quale formazione specifica sei diventato scultore fino a conseguire la qualifica di maestro d’ascia?

Sono arrivato in continente giovanissimo. I primi anni ho fatto il cameriere a Milano. Successivamente mi sono trasferito in Brianza, dove ho iniziato a lavorare nel settore della produzione dei mobile. Sono nato in un paese di tagliapietre e scalpellini. Già nell’infanzia lavoravo con le pietre e mi industriavo con qualsiasi materiale per creare figure. Quando stavo con gli amici, io ero sempre incaricato di realizzare le scenografie per i giochi. In Brianza mi sono specializzato nella scultura lignea. Ho lavorato per alcune aziende specializzate nella produzione  di mobili in stile barocco e di manufatti di pregio.  Era richiesta una competenza specifica nella scultura lignea. Le mie prime sculture son state teste d’angelo, di leone, motivi floreali. Ho avuto la fortuna di potermi affiancare, nel lavoro, a colleghi più anziani e naturalmente più bravi di me. Osservandoli, da loro ho imparato sia le tecniche di scultura sia le tecniche per affilare i ferri. Sono stati loro a farmi capire l’importanza  e la necessità che gli strumenti di lavoro, le sgorbie, fossero sempre perfettamente in grado di funzionare. 

Accanto all’esperienza, ho cercato di affinare e approfondire la mia preparazione professionale leggendo e copiando i grandi maestri. Uno dei maestri che hanno avuto una particolare influenza su di me è stato  Menardo Rosso

Avevo 33 anni quando sono arrivato in Valsassina. Finalmente nel ’74 sono riuscito ad aprire il mio laboratorio a PASTURO in provincia di Lecco.  Poi nell’81 ancora una fortuna,-si vede che Dio guarda giù- ho conosciuto mia moglie. Ho un bellissimo rapporto con lei e mai un giorno ci separiamo.  Abbiamo lavorato tutta la vita insieme nel laboratorio.  Siamo riusciti a creare una bella attività che ci ha dato molte soddisfazioni. Quattro anni fa abbiamo deciso di chiudere. Abbiamo ritenuto che quello che avevamo costruito e messo da parte poteva bastare per garantire il nostro futuro. Ora il tempo lo dedichiamo a noi e a chi ci sta vicino, a tutti gli amici, ne abbiamo tantissimi, ai conoscenti … la nostra porta è sempre aperta.

Sappiamo che organizzi corsi per i giovani che vogliono diventare scultori. Ci parli di questa iniziativa?

Dedico due sere alla settimana a coloro che vogliono imparare la scultura. L’età delle persone che partecipa ai corsi va dai 18 ai 40 anni. “Impara l’arte e mettila da parte..”!. Il motto del mio laboratorio può sembrare banale ma credo che ancora oggi possa aiutare nella vita. Ad ognuno di loro dico sempre: “Più cose sai fare e più avrai fiducia in te stesso e non ti perderai d’animo, anche se ti capiterà la disgrazia di perdere il lavoro. Tu devi saper fare molte cose…”. Questo vale  specialmente per quelli che non  hanno studiato molto e non hanno titoli di studio spendibili nel mondo del lavoro.  In ogni caso, vengono da me anche persone più acculturate che amano la scultura e riconoscono che oltre alla teoria è molto importante anche la pratica… sono allievi molto bravi. I miei corsi sono gratuiti… Io sono fatto così! Quando li vedo contenti e felici nel creare, quando li osservo mentre non gli pare vero che dal nulla vedono apparire, concretizzarsi quello che loro avevano solo immaginato… Questa è il mio compenso. Sono ripagato e gratificato da loro. 

Una delle cose che più mi emoziona è quando mi dedicano il primo lavoro. Alcuni di loro hanno già un lavoro, quindi partecipano  perché nutrono una grande passione per la scultura, altri sono disoccupati. Per tutti l’obiettivo finale è quello di fare qualcosa che metta in risalto la loro manualità. Oltre alla passione per l’arte della scultura, alcuni di loro vorrebbero imparare per avere la possibilità di lavorare in proprio.

Valsassina

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SAPER VEDERE OLTRE ... L'OCCHIO FOTOGRAFICO

Il nostro incontro è nato grazie a Gioacchino Bordo, che da alcuni anni collabora con noi. Parlando della vostra amicizia ha dichiarato: “ Nello … ha fantasia. I suoi audiovisivi sono godibilissimi. Un tema ricorrente nelle nostre discussioni verteva sulle tre componenti che caratterizzano un audiovisivo e cioè: la fotografia, la narrazione, la musica. L’ideale sarebbe avere questi tre fattori al top. Lui è molto bravo soprattutto nella narrazione e nella musica….” Parlaci  della tua passione per la fotografia e non solo…

Gioacchino è troppo buono con me, non merito i suoi complimenti. Lui è un maestro! Mi piace il suo modo di fotografare. Sa pre-visualizzare l’immagine in  una maniera scientifica oserei dire! La studia nei minimi particolari. Il risultato?  Foto armoniose ed equilibrate, gradevoli alla vista. Uno dei video a cui tengo particolarmente è quello che abbiamo realizzato insieme, nato dalla stessa passione per il mare sardo. Un lavoro a quattro mani che puoi fare soltanto con un amico! Con Gioacchino ci vediamo e ci sentiamo raramente ma io so che lui c’è  e so che per lui è la stessa cosa.

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“Utilizzo con parsimonia le parole. Preferisco far parlare le immagini. La fotografia, come le altre arti, ubbidisce alle regole  dell’armonia, dell’estetica, della  bellezza, delle proporzioni. Per scattare foto bisogna conoscere queste regole. É sempre l’uomo artefice del bello e del brutto. La macchina fotografica è solo un mezzo tecnologico”.

Gioacchino Bordo

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Sono iscritto a due fotoclub e mi capita di essere nominato componente di giuria in alcuni concorsi fotografici e audiovisivi. È un bell’impegno! C’è molto lavoro, proiezioni, corsi, concorsi, lavori di ricerca a livello fotografico. Realizzare un video mi aiuta a raccontare. Se riesco a farmi capire e a trasmettere agli altri le mie emozioni, lo scopo è raggiunto… Generalmente scelgo un tema poi, attraverso la musica, i testi e le immagini, cerco di svilupparlo. Per fare un buon video occorre lavorare con empatia per entrare nei panni di chi o di ciò che si vuole “raccontare”. Inoltre è fondamentale essere autentici. In questo modo la relazione con gli altri viene naturale, si collabora bene insieme  e si possono realizzare video veramente interessanti e originali.

In ogni caso, è fondamentale continuare ad imparare sempre cose nuove. Apprendere, per me, è una regola. La cultura è importante… teatro, cinema, libri, saper riconoscere e apprezzare il sapere e la cultura  degli altri… Sono tutte cose che ci aiutano a realizzare, capire meglio il mondo che ci circonda e contribuiscono a renderci migliori.  Purtroppo di questi tempi se ne sente la mancanza.

BELLEZZA & CREATIVITÁ

Che cosa è per te la bellezza? Quale posto occupa nella tua vita? Dove la cerchi? Dove la trovi?

La bellezza…. Eh!! Bella domanda.. Se sei in pace con te stesso è facile vedere la bellezza… la moglie, gli amici, il lavoro, specialmente quando il lavoro è fatto bene… La bellezza è ovunque! Se una cosa ti emoziona è bellezza. Sono membro di giurie di concorsi fotografici, di pittura, di scultura. Il mio criterio di giudizio è il seguente: se l’opera mi emoziona quella vince! Molte volte succede che non traspare nessuna emozione vera e allora occorre attaccarsi alle regole, alle tecniche, alla composizione. Ci si adegua ai criteri di valutazione, si fa la classifica del il primo, secondo e terzo posto ma se manca l’emozione, rimane un’opera fatta bene ma è fredda. Io la penso così!

Bellezza, creatività, fotografia, realizzazione di un video: quali relazioni e quali necessarie interdipendenze  per arrivare all’eccellenza del prodotto finale?

Per essere creativi bisogna, innanzitutto, essere liberi, non aver paura dell’inedito, dello sconosciuto. È importante, importantissimo essere curiosi, cercare di scoprire nuovi temi, nuovi idee e  poi aver fiducia in se stessi… La cultura e la scolarizzazione ti aiutano a spiegare meglio quello che fai, quello che  hai creato ma, se la tua opera crea emozione, puoi anche non spiegare. Sono convinto che chi crea qualcosa è sempre meritevole di attenzione, anche se sembra inutile. 

La mia esperienza mi ha insegnato che dentro  ognuno di noi c’é qualcosa di artistico. Sei fortunato se qualcuno riesce a farti diventare consapevole di questo. Succede con i miei allievi quando io gli dico “Hai visto che sei riuscito!.  Mi emoziona il fatto che  loro mi rispondano: “Non avrei mai pensato di riuscire a fare tanto”. Anche  la fotografia è fatta per creare relazioni e sviluppare insieme la “libertà creativa”. Specialmente se le immagini raccontano storie. Nel foto club devi condividere il lavoro con gli altri, ti devi mettere  al  loro servizio e gli altri si mettono al tuo servizio. Ognuno rende partecipe gli altri del suo sapere, ci si confronta e si cresce insieme nelle abilità e nella qualità del prodotto finale.

Sembra che i fotografi, quando si salutano, si augurino “BUONA LUCE”.  Che cosa ti senti di  augurare a Geapolis?

L’augurio  che vi faccio  è di resistere nel fare il vostro – posso chiamarlo- lavoro? Perché grazie a voi possiamo imparare a capire, ad udire, a  scrivere … Mi sento di accomunarvi alla mia maestra di quinta elementare che ho ricordato all’inizio dell’intervista! Ciao da Nello, il mio nome è Leonello ma qua mi chiamano Nello!

CON LEONELLO CADDEO ... TOCCARE & SENTIRE CON GLI OCCHI

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