Con Romeyne Ranieri di Sorbello… a scuola di ricamo

PROFESSIONI SUL FILO ... CANTIERE APERTO
a cura di Antonella Cesari

.

Ringraziamo il Presidente della Fondazione Ranieri di Sorbello  ed il dottor Enrico Speranza, responsabile della promozione e comunicazione della Fondazione, per la disponibilità e l’autorizzazione a condividere con gli amici di Geapolis  la storia  umana e familiare della Marchesa  Romeyne Ranieri di Sorbello. È la storia  di una  donna  che, con la sua intelligenza e la sua cultura, mise a disposizione del territorio e della comunità le sue capacità organizzative e imprenditoriali, con l’obiettivo di trasformare i tradizionali prodotti artigianali femminili in beni commerciali di buon gusto e rendendo tale attività occasione di riscatto sociale per le giovani donne prive di mezzi di sostegno.

(Le foto  sono di proprietà della Fondazione Ranieri di Sorbello. La loro pubblicazione é autorizzata esclusivamente a corredo dell’intervista rilasciata)

Per saperne di più:  http://www.fondazioneranieri.org/

.

.

Il palazzo Sorbello, dove visse la marchesa Marchesa  Romeyne è un edificio storico di Perugia costruito alla fine del Cinquecento. La famiglia dei marchesi Ranieri Bourbon di Sorbello, tuttora proprietari del palazzo, rappresenta uno dei pochi esempi in Italia che ha  saputo conservare una buona parte di tutte le colle­zioni accumulate dalle generazioni nei vari secoli, favorendone la musealizzazione  e l’apertura al pubblico. Già il pavimento dell’androne della Casa Museo di  Palazzo Sorbello, anticipa la discreta e raffinata ricercatezza  dell’intero edificio.  Risalente alla fine del XVIII (o all’inizio del XIX secolo),  il pavimento costituisce un esemplare, unico in Umbria e rarissimo in Italia, di pavimentazione esterna in legno, costituita da prismi di cerro poggianti su un sottofondo di calce e sabbia. Al piano nobile è  visitabile la Casa Museo di Palazzo Sorbello  che accoglie sei sale affrescate tra eleganti arredi e lampadari settecenteschi.

.

Tavolo da lavoro di Romeyne Ranieri di Sorbello
[vc_toggle title=”A Palazzo Sorbello… nella sala del ricamo ” color=”white”][/vc_toggle]

Arrivati finalmente nella sala del ricamo, attraverso i manufatti esposti, i disegni preparatori e la documentazione fotografica ripercorriamo  la vita personale e la storia della scuola di ricamo di Sorbello… Ad accompagnarci nella visita il dottor Enrico Speranza, responsabile della promozione e della comunicazione  della  Fondazione Ranieri di Sorbello. Lasciamo la parola alla nostra guida…

Chi è Romeyne Ranieri di Sorbello? La Marchesa  Romeyne Ranieri di Sorbello è la rappresentante di un modello femminile che si afferma tra Ottocento e Novecento: quello della donna benestante in grado di conciliare egregiamente le mansioni e i ruoli legati alla famiglia e quelli derivati dall’impegno sociale, culturale ed economico nella vita pubblica.

Romeyne Robert nasce  negli Stati Uniti, a Morristown (New Jersey) nel 1878 in una ricchissima famiglia borghese americana. Il nonno di Ro­meyne, fondò nel 1835 la società “Robert &C Williams” per l’importazione di zucchero, tè e caffè in America. Cresciuta in un ambiente familiare caratterizzato dalla mentalità aperta  tipica dell’intraprendente borghesia ame­ricana, ben presto rivelò uno spirito vivace, aperto alla conoscenza di altre culture e allo studio delle lingue Europee (ne parlava quattro). Romeyne ebbe la fortuna di poter viaggiare molto con la sua famiglia e visitare i principali monumenti e musei delle grandi capitali Europee. Rimase affascinata in modo particolare dall’Italia tanto che ne dipinse scorci e vedute caratteristiche e le raccolse in una serie di acquarelli che ne testimoniano la sensibilità  artistica. 

Nel 1901, durante il viaggio, in una sosta a Roma,  al teatro Argentina l’incontro con il futuro marito  il Marchese Ruggero VI di Sorbello. Dopo solo un anno dal primo in­contro, si sposarono nel 1902. Romeyne che amava viaggiare e che con la famiglia aveva visitato vari stati europei, dopo il matrimonio, si trasferì definitivamente in Umbria dove i marchesi Ranieri di Sorbello possedevano numerose residenze e proprietà terriere. Fu moglie e madre di tre figli – nati dal 1903 al 1911: Giannantonio, Uguccione e Lodovico – ma anche imprenditrice di successo per trent’anni. Romeyne non lasciò più l’Italia e  visse a Perugia tra Palazzo Sorbello, in città, la villa del Pischiello e il Castello di Sorbello.

In quale contesto storico e culturale è nata la scuola di Ricami Ranieri di Sorbello?

L’ispirazione per questo progetto derivò probabilmente a Romeyne dall’esperienza americana del movimento “Arts and Crafts”, che, diffusasi nelle classi agiate, univa il recupero di tradizioni artigianali d’eccellenza  a istanze sociali, di emancipazione delle donne immigrate. 

UN NETWORK DI DONNE COSMOPOLITE

Tra la fine dell’Ottocento e il primo decennio del Novecento, i principi e i dettami della filantropia, dell’universalismo, dell’associazionismo  americani fluirono in Europa seguendo le intense correnti di scambio commerciale e contribuendo al cosmopolitismo che caratterizzò la belle époque. Le iniziative filantropiche, economiche ed educative di alcune figure della upper class americana trovarono un fertile terreno d’incontro e di sviluppo nelle attività di beneficenza alle quali attendevano usualmente nobildonne, aristocratiche e borghesi. Nel corso dell’Ottocento alcune esponenti di questo mondo, attraverso l’arte e gli artisti, avevano lanciato il  movimento  “Arts and Crafts” a favore delle donne, forgiando estesi sistemi di marketing per il settore no-profit, e contribuendo alla diffusione della presenza femminile nelle nuove occupazioni. Fra loro va ricordata Cora Slocomb (1860-1944). In occasione della grande Esposizione universale di Chicago del 1893, nello spazio dedicato all’Italia, Cora fece allestire una mostra di merletti e ricami antichi. Nativa di New Orleans, stabilitasi a Brazzà, in Friuli, dopo le nozze con il conte Detalmo Savorgnan di Brazzà, Cora diede vita a sette scuole-cooperative femminili di merletti a fuselli diffuse da Nord a Sud sino alla Sicilia e alla Sardegna. Grazie all’istituzione di queste scuole, Cora cercava di procurare lavoro alle giovani donne indigenti, in un contesto che vedeva avanzare l’opera dei grandi opifici con il conseguente rischio di sparizione di tutte le peculiari attività artigiane femminili, tra cui il merletto, il ricamo e la tessitura. Nel maggio 1903 Cora promosse la costituzione delle Industrie femminili italiane che erano una cooperativa per la commercializzazione di questi manufatti, nonché la loro vendita sui mercati esteri e, innanzitutto, negli Stati Uniti.  

La scuola di Ricami Ranieri di Sorbello nasce in questo contesto dove Romeyne, da subito, entra a far parte di  un network di donne cosmopolite, impegnate nel riscatto delle classi più povere con l’istituzione di scuole e l’allestimento di laboratori artigianali per dare valore al lavoro retribuito. È  all’interno di questo network tutto al femminile che  Romeyne,  nel 1904 apre una scuola di ricami che venne proprio denominata “Scuola Ricami Ranieri di Sorbello”,  in un’ala della Villa del Pischiello, affacciata sul Trasimeno.

Ne affida  la direzione artistica all’amica fiorentina Carolina Amari. È un’altra amica americana, impegnata nell’arte tessile umbra a diventare il “fornitore” di tessuti per la sua scuola. Si tratta di  Alice Hallgarten Franchetti  con la quale  si consolida un rapporto speciale, cementato dall’opera condivisa in favore dell’emancipazione sociale e culturale delle donne. 

Villa Pischiello sul Trasimeno

Tra le loro amicizie comuni la pedagogista Maria Montessori che influenzò notevolmente il metodo educativo di mamma Romeyne. Nel 1907, sempre a Villa del Pischiello  arriva a fondare  una scuola montessoriana, dove studiarono anche i suoi figli insieme ai figli dei coloni della tenuta. I molti interessi non le impedirono di avere una vita familiare impegnata in un ambiente colto e raffinato. Fu un’impeccabile padrona di casa. Spesso si spostava tra Perugia, Firenze e Roma per seguire i suoi interessi musicali, letterari e artistici.

Come era organizzata La scuola di Ricami Ranieri di Sorbello?

Quello che la marchesa Romeyne fu in grado di creare, rispondeva ad una esigenza  delle donne che abitavano nei territori intorno alla villa, interessate ad avere un lavoro che  le aiutasse nel so­stentamento familiare o necessario per  formarsi una dote, quindi disponibili  ad imparare un vero e proprio mestiere.  In che modo  aiutarle? Romeyne,  realizza, tra il 1902 e 1903, un’indagine sul campo alla ricerca delle lavorazioni tessili locali.  Verifica così che tutte le figlie, mogli, sorelle delle famiglie che vivevano nel territorio in­torno alla tenuta e nel paese di Passignano sul Trasimeno, avevano acquisito per tradizione la capacità di ricamare in vari modi e con grande abilità. In collaborazione e sfruttando l’esperienza e le conoscenze della “Signorina Amari”, chiamò presso la Villa alcune donne alle quali fece insegnare o affinare l’esecuzione di vari punti di ricamo più o meno cono­sciuti. 

Le ricamatrici della Scuola

Veniva quindi affidata loro la realizzazione di lavori che la marchesa sapeva bene potessero rispondere alla richiesta del mercato e della moda dell’epoca, soprattutto dell’Arts & Crafts (Arti & Mestieri).

ROMEYNE IMPRENDITRICE MODERNA

La “Scuola Ricami Ranieri di Sorbello” ebbe un grande successo nel territorio. Si iniziò con un piccolo gruppo di poche donne, circa otto per poi arrivare intorno al 1920-30 ad un gruppo di circa ottanta-cento lavoratrici specializzate.  A ciascuna lavoratrice veniva assegnata ad un determinato tipo di lavoro di ricamo o di  rifinitura del manufatto.

L’obiettivo era quello di  qualificarla e specializzarla, learning by doing- come diremmo oggi,  in un particolare tipo di lavoro che doveva eseguire in autonomia e rispettando il segreto professionale.  Tutto questo garantiva  una ottimizzazione dei tempi di lavoro e l’unicità dei manufatti.  Essi infatti venivano realizzati attraverso una sorta di catena di montaggio, dove ciascuna lavoratrice apportava il suo qualificato e specifico contributo.  Il processo prevedeva che l’operaia si recasse presso la villa della marchesa dove le veniva consegnato tutto il mate­riale necessario: la tela, dove preventivamente era stato tracciato il disegno, e i vari fili per il ricamo. Il lavoro veniva poi eseguito presso la propria abitazione. Alla riconsegna del pezzo lavorato, veniva segnato in un piccolo registro personale quanto eseguito. Romeyne organizza la  gestione contabile della scuola   col “sistema americano moderno”. Ogni lavorante aveva un libretto con la sua storia e quella del suo lavoro (per cui si richiedevano precisione, capacità e operosità) e un libretto bancario o postale, in ottemperanza a criteri di risparmio e previdenza possibili per operaie che venivano pagate da 500 a 1000 lire ogni tre mesi: e ciò fino alla chiusura della scuola nel 1934.

Quali sono le specificità della scuola di ricamo Ranieri di Sorbello?

La marchesa Romeyne Robert era un’ottima disegnatrice. Era solita riportare in taccuini per disegni i vari ornamenti e fregi che osservava in giro su strutture architettoniche o quadri del passato. Grazie a questi e alla ricchissima collezione di anti­chi ricami della Contessa Edith Rucellai di Firenze, si ispirò per creare una tipologia di disegno di gusto medievale-rinascimentale con riccioli, fogliami, animali e figure antro­pomorfe. Partendo dai suoi schizzi preparatori era poi Carolina Amari che si occupava di realizzare dei disegni più stilizzati e adatti per essere riportati su cartamodelli necessari per il ricamo. Nacque così il Punto Sorbello o Umbro antico, prendendo ispirazione da vecchi punti e ricami del territorio ma di origine arabo-portoghese.

Il punto Umbro o Punto Sorbello veniva  eseguito ad ago con un grosso filo sopra una tela di canapa o lino tessuti a mano dalla manifattura realizzata dal laboratorio “Tela Umbra” di Città di Castello, fondato dalla Baronessa Alice Hallgarten Franchetti. I manufatti realizzati  avevano precise caratteristiche: ricamo eseguito in rilievo con un filo color ruggine, verde o celeste antico (i colori più antichi usati nei ricami italiani).  Quasi tutti i pezzi sono arric­chiti agli angoli da splendide nappe, veri e propri capolavori, specialità della scuola che, ancora oggi, possono far restare di stucco esperte ricamatrici.

ROMEYNE BREVETTA IL PUNTO SORBELLO
Le nappe

Il punto venne ufficialmente brevettato dalla marchesa proprio come Punto Sorbello e prese il via un’espe­rienza e una storia che permise lo sviluppo di un territorio rurale  di cui, ancora oggi, rimane traccia nei cuori e nelle menti di chi, ormai sempre meno per l’avanzare degli anni, ricorda quel periodo e l’operoso lavoro della marchesa.

ROMEYNE ANTESIGNANA DELLA "COMUNICAZIONE D'IMPRESA"

La produzione di pezzi ricamati in pochi anni aumentò in modo considerevole. Questo grazie e soprattutto alla capacità comunicativa e promozionale della marchesa. Da ottima imprenditrice, come si rivelò essere (viene considerata una delle prime imprenditrici umbre ), comprese subito l’importanza della diffusione e della comunicazione in scala nazionale ed internazionale. Partecipò a numerose fiere, incon­tri e iniziative e tra cui l’Esposizione Internazionale delle Industrie e del Lavoro” di To­rino del 1911, dove la Scuola riscosse molto successo e in occasione della quale venne realizzata una brochure-volantino, anche in lingua inglese, per pubblicizzare il Punto Sorbello e la Scuola di Ricamo. Diffuse in questo modo, e  anche con il passa parola tra amici e conoscenti, il Punto Sorbello non solo in Italia ma soprattutto in Europa e in America.

Punto Sorbello (dettaglio)
ROMEYNE PROTAGONISTA DELL'IMPRESA SOCIALE

Dopo la scuola di Pischiello, Romeyne e Carolina Amari diedero vita a nuove scuole e laboratori di produzione, rappresentative di differenti tecniche di lavoro dell’Italia centrale. Il consolidarsi  della rete di scuole spinse Romeyne a fondare,  nel 1921, la “Cooperativa Arti Decorative Italiane”. La sede, nonché showroom e negozio di vendita, si trovava lungo il corso principale della città di Perugia, Corso Vannucci, al nu­mero 8. Qui venivano esposti pezzi delle varie scuole, una vetrina unica per realtà che al­trimenti non avrebbero potuto facilmente arrivare al grande pubblico. La gestione della Cooperativa era nelle mani della marchesa che fece realizzare un dépliant pubblicitario, nel quale venivano brevemente presentate le principali peculiarità di ogni scuola e del ri­camo o lavoro eseguito.

Tovaglia e cuscini realizzati dalle ricamatrici della Scuola Ricami Ranieri di Sorbello

L’attività della Scuola e della Cooperativa proseguì fino al 1934, quando prima la Cooperativa e successivamente la Scuola vennero chiuse per volontà della stessa marchesa. Diverse furono le motivazioni che portarono a tale decisione. Princi­palmente l’imposizione di forti dazi sulle importazioni negli Stati Uniti che attraversavano un periodo di depressione economica (la Grande Depressione), avrebbero obbligato ad aumentare il prezzo di vendita dei manufatti. La marchesa richiese quindi che venissero raccolti tutti i manufatti invenduti. In questo modo arrivò a conservare una collezione composta da più di 500 pezzi ricamati dalla sua Scuola di Ricamo ma anche da altre scuole del territorio.

LA FONDAZIONE RANIERI DI SORBELLO IMPEGNATA A REALIZZARE IL SOGNO DI ROMEYNE

La volontà della marchesa era probabilmente quella di evitare che qualcuno, non sotto il suo diretto controllo, potesse continuare a realizzare ricami a Punto Sorbello di una qualità non adeguata ai canoni da lei richiesti e che quindi avrebbe ine­vitabilmente svalutato tutto il lavoro compiuto in più di trenta anni. Ad avvalorare que­sta tesi, esiste una lettera manoscritta della marchesa stessa nella quale vengono lasciate chiare disposizioni ai suoi eredi, di realizzare una esposizione museale dei pezzi di ricamo intitolato  a Carolina Amari.

Attraverso le attività della Fondazione, l’obiettivo è proprio quello di divulgare e far conoscere  l’importanza sociale e culturale  della scuola di Ricami Ranieri di Sorbello  e il valore artistico dei manufatti non  più riproducibili. Il Punto Sorbello della Scuola di Ricamo Ranieri di Sorbello  può essere definito infatti non una tecnica di ricamo tout-court ma il risultato di un processo di lavoro, una sorta di filiera che comprende la tipicità dei disegni, il tessuto e i filati scelti rigorosamente -e ad oggi impossibile da reperire -, un metodo di lavoro che prevedeva il rigore di una competenza/abilità  della lavorazione dell’altorilievo  di cui erano depositarie solo  alcune delle ultime allieve-operaie della scuola, molte delle quali scomparse.

Per questo motivo, la Fondazione Ranieri di Sorbello, nel rispetto della volontà di Romeyne e a tutela della sua opera, ha stabilito  che  tutti  i manufatti realizzati  dopo la chiusura della Scuola di Ricami Ranieri di Sorbello dovranno espressamente indicare la dicitura: “Ispirato al Punto Sorbello della Scuola Ricami Ranieri di Sorbello“. Per coloro che invece vogliono ammirare i capolavori realizzati dalla scuola è possibile farlo e anzi lo consigliamo. Una parte  dei lavori della Scuola Sorbello conservati dalla Marchesa Romeyne  sono, in esposizione nella collezione della Casa Museo di Palazzo Sorbello a Perugia.

Alcuni manufatti  sono conservati nel Museo Storico Didattico della Tappezzeria di Bologna e a New York nel Cooper-Hewitt Museum, thè Smithsonian Institution’s National Museum of Design.  Altri pezzi si trovano in esposizione nel Museo della Tela Umbra a Città di Castello (Perugia) e nel Museo del Vino e nel Museo dell’olivo e dell’olio di Torgiano (Perugia).

Bibliografia: Enrico Speranza, Le ricamatrici di Perugia in L’Annuario del Lavoro 2018 (pag. 293 e seg.)

Sitografia: Enciclopedia delle donne http://www.enciclopediadelledonne.it/

Per maggiori informazioni

www.fondazioneranieri.org  
profilo fb: Ranieri di Sorbello
pagine fb: Fondazione Ranieri di Sorbello

Torna alla pagina iniziale clicca qui 

PROFESSIONI SUL FILO clicca qui