Con Stella Chiapparelli… il ricamo prenestino

SVILUPPO UMANO E SVILUPPO PROFESSIONALE COME PROCESSO DINAMICO
a cura di Antonella Cesari

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“Fui proprio io che, verso il 1905-1906 pensai che si sarebbe potuto trovare tra i punti più noti qualche punto adatto a conseguire certi dati effetti, riproducendo in colori, o su stoffa di colore, dei disegni “classici” […] L’ispirazione  mi venne soprattutto dall’aver dovuto studiare per una pubblicazione di genere etnico, parecchi ricami popolari antichi, e tra gli altri certi “zendadi” ( la parola è veneta, ma gli oggetti erano abruzzesi e siciliani)  che le donne del contado portavano in testa, ancora prima della seconda metà  dell’Ottocento con disegni per lo più geometrici, o molto arcaicamente storiati, a punto passato o piatto, senza nessuna furberia di punti, ed in colori: ecco tutto”.

Marchese Ferdinando Ulivieri di Firenze

(tratto da  Angelo Pinci, Il Punto Palestrina. Un’arte che si tramanda da cento anni -2007)

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Palestrina è una città antichissima che fin dalle sue origini si caratterizzò per essere un centro  di artigianato artistico che ebbe la sua massima espressione nella produzione di specchi e manufatti realizzati in rame e bronzo. In alcuni casi, possiamo parlare di vere e proprie opere d’arte. Inoltre, l’antica città di Preneste, feudo prima dei Colonna e poi dei Barberini, vanta una ricca tradizione in fatto di trine e ricami, un mestiere antico che a Palestrina ha avuto uno slancio notevole, anche per merito dell’invenzione di un punto chiamato “Palestrina” che è conosciuto in tutto il mondo.   

Era il 1907 quando il marchese fiorentino Ferdinando Ulivieri ideò il punto Palestrina e, in una sala del Palazzo Barberini, aprì la sede della  scuola-laboratorio di ricami “Palestrina Ars”. Tra i primi seguaci della Palestrina Ars ci fu anche fu Luigi Croce che iniziò da autodidatta nella Palestrina Ars. Nel 1919 fondò il Museo Artistico di Ricami. L’industrializzazione della fine degli anni Sessanta e alcune questioni legate ai diritti del lavoro (1978) furono le principali cause che decretarono la chiusura dei due laboratori.  Oggi, tutti concordano nel considerarli entrambe  centri  d’eccellenza. 

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Molte delle allieve che hanno frequentato i due laboratori, fino agli anni settanta, sono diventate i le depositarie di un “saper fare” da conservare e da trasmettere  alle generazioni future. Stella Chiapparelli è nata a Palestrina 67 anni fa.

Ha appreso l’arte del ricamo frequentando la scuola del “Maestro” Luigi Croce e del figlio Augusto. Ambasciatrice a livello nazionale ed internazionale del punto Palestrina, oggi, con più di cinquanta anni di esperienza, incarna l’abilità e la tradizione del “Ricamo Prenestino” impegnandosi al massimo per garantirne la sua sopravvivenza e la sua diffusione.

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L’abbiamo incontrata  in occasione della Mostra internazionale del ricamo a Valtopina  nel settembre 2018  e nel’aprile scorso a Bellaria, in occasione di Mani d’oro. La ringraziamo per la disponibilità a condividere con gli amici di Geapolis  la sua esperienza e per l’autorizzazione alla pubblicazione della documentazione fotografica. Lasciamo  a lei la parola.

A quanti anni e in che modo ti sei  avvicinata al mondo del  ricamo? Puoi raccontare brevemente il tuo percorso? 

Agli inizi degli anni sessanta, avevo appena terminato la terza media, quando entrai nel laboratorio di ricamo di Luigi Croce. Il mio desiderio era quello di continuare gli studi ma in famiglia eravamo cinque figli e io ero la più grande. La mia scelta è stata quasi obbligata. Ho sempre amato ricamare e dipingere, perciò ho cercato di mettere a frutto i talenti che avevo. All’epoca, a Palestrina c’erano tre scuole-laboratorio: la Palestrina Ars diretta da Maria Cicerchia, il Museo Artistico di Ricami fondato da Luigi Croce e la scuola delle suore Clarisse del Bambin Gesù. Fino a qualche decennio fa l’arte del ricamo si tramandava di madre in figlia. Mia madre era una sarta ma anche lei sapeva ricamare. Come molte ragazze di Palestrina, si era preparata da sola il corredo da sposa e lo aveva anche ricamato. Da bambina, con lei, ho iniziato a ricamare i miei primi punti. Inoltre, avevo una mia cugina, più grande di me, che lavorava nel laboratorio di Maria Cicerchia. Con lei passavo diverso tempo e ricordo che realizzai un lenzuolo  ricamato per mia madre. 

 Piccole ricamatrici crescono…Stella Chiapparelli con la nipotina…

La scuola laboratorio Palestrina Ars  fu fondata dal Marchese Ferdinando Ulivieri di Firenze  e aveva sede in un’ala del palazzo Barberini.  All’inizio i ricamatori erano soltanto uomini. Successivamente, il marchese vi riunì un  buon numero di apprendiste, allieve e ricamatrici. 

disegno rinascimentale  di Augusto Croce, ricamato a punto erba e stuoia

Nel 1913 la scuola passò sotto la direzione di Ettore Papa, già direttore delle “Industrie femminili italiane” e la gestione e la direzione artistica fu affidata a Maria Cicerchia, mansioni che ha svolto  fino alla sua morte. Poi subentrò la nipote Emma che svolse l’attività di direttrice e disegnatrice fino al 1978 quando, a seguito di un’inchiesta per motivi  sindacali, la scuola  fu costretta a chiudere.

Un altro rappresentante di questa scuola fu Luigi Croce che iniziò da autodidatta nella Palestrina Ars, ma se ne staccò ben presto, spinto dal desiderio di portare innovazioni in questo campo. Nel 1919 fondò il Museo Artistico di Ricami.  

Alla morte di Luigi, avvenuta nel 1955, lo spirito artistico e la passione per il ricamo furono ereditate dal figlio Augusto, altrettanto abile  nel disegnare nuovi motivi ornamentali. 

L’industrializzazione della fine degli anni  Sessanta danneggiò molto l’artigianato in questo settore tanto che Augusto Croce nel 1969 chiuse il suo Museo Artistico. Nel 1992, nell’Enciclopedia del miglior artigianato del secolo è stata dedicata una pagina ai suoi preziosi lavori.

Luigi Croce e il figlio Augusto trasferivano su arazzi, tovaglie e centri  tavola  i capolavori dell’arte italiana,  dagli affreschi  di Raffaello delle Logge Vaticane ai bassorilievi di Villa Albani, e gli intramontabili soggetti della mitologia classica, riproduzioni dei pavimenti dei duomo di Siena, dei rilievi bizantini di S. Sofia a Costantinopoli, delle decorazioni dei vasi di terracotta rinvenuti a Cnosso di creta, degli interni della cupola del battistero di  S. Giovanni a Firenze, dei paliotti della sacrestia di S. Francesco  ad Assisi,  dei fregi dell’Evangelario greco del XI secolo, dei mosaici normanni nel palazzo reale di Palermo.  Questi capolavori venivano riprodotto su tela bianca, che costituiva  il corpo delle figure, mentre intorno ad esse  veniva creato un fondo monocromo, generalmente oltremare, azzurro, marrone, dorato. Luigi Croci e il figlio Augusto ricevettero  riconoscimenti, sia alle mostre italiane che straniere dove vennero  invitati ad esporre, alle mostre di Roma, Parigi, Barcellona, Anversa, Londra e Milano. Le mie creazioni risentono molto del loro stile. 

Manufatti realizzati con la tecnica del Punto Palestrina  by Stella Chiapparelli 

A tredici anni, ho iniziato a frequentare il laboratorio di Luigi Croce, seguendo poi le attività con il figlio Augusto. Ho lavorato con loro come apprendista, fino agli inizi degli anni settanta. Si “imparava facendo”, come va di moda dire oggi. All’epoca eravamo una sessantina di ragazze.  Si lavorava molto. Venivano da noi persone per commissionare lavori importanti o corredi da sposa di  particolare ricercatezza. A volte arrivavano richieste particolari come quella di realizzare un corredo da sposa ricamato su tessuto nero! Ricordo di aver realizzato tantissime tovaglie. A seconda  della grandezza della tovaglia ci si lavorava da quattro a sei ricamatrici. Noi eravamo giovanissime ma ricordo che c’erano anche delle persone anziane che avevano lavorato con il papà di Augusto Croce. A loro veniva affidato il lavoro che richiedeva particolare specializzazione e perizia.  Ho lasciato il laboratorio nel 1971, quando  mi sono sposata.  Ho continuato così a lavorare autonomamente cercando di conciliare  anche gli impegni familiari. I miei lavori risentono molto  della tecnica  introdotta da Luigi Croce.  Egli  infatti  lanciò un altro punto nuovo, il “punto fondo” il quale consiste nel ricamare a colori intensi  il contorno delle forme disegnate, lasciando le forme stesse vuote. Tutto il contrario di quello che si era fatto per secoli.

La natività by S. Chiapparelli

Quali sono le tecniche di lavorazione principali alle quali ti dedichi/ti sei dedicata? Sono in grado di eseguire lavori  con i punti del ricamo classico e ad intaglio ma la mia specializzazione e la mia passione rimane il punto Palestrina. Si tratta di un punto particolare che permette di realizzare un ricamo molto decorativo, in rilievo, dall’effetto plastico, e tale da conferire subito un aspetto autorevole al manufatto. L’esecuzione del ricamo  è  semplice. Con quattro entrate dell’ago sopra la tela si ottiene il nodo che richiede sempre, come ogni ricamo, attenzione. Il punto a stuoia di Palestrina si lavora da sinistra verso destra, al contrario di quello medievale che andava da destra a sinistra, mentre il punto annodato di Palestrina viene lavorato verticalmente sul diritto della tela. Il vantaggio è che si lavora con più scioltezza, non si sporca il  ricamo passandoci sopra la mano.

La denominazione di “Punto Palestrina” caratterizza lo stile e la tecnica di ricamo che comprende il punto annodato -caratterizzato da due punti a nodi, semplici e di effetto: uno che forma picots, l’altro che forma una piccola treccia tipo passamaneria- e il punto stuoia, che forma la parte più importante nei ricami di Palestrina. Esso  nacque dalle  necessità di trovare un punto che permettesse di coprire di ricamo, rapidamente e con facilità,  delle superfici estese e lisce, in genere  gli sfondi dei disegni artistici.

Secondo te, nella lavorazione prevale l’aspetto della tecnica, della disciplina, della passione per ciò che si fa? In che modo questi aspetti si integrano e interagiscono tra loro? Sono ugualmente importanti! È necessario perfezionare le tecniche di lavoro, è fondamentale la disciplina, sono necessarie la costanza e  la perseveranza nel lavoro. Tutto questo si può fare se hai veramente passione. Io ne ho sempre avuta molta! Mi fa tanto piacere condividere  con gli altri ciò che so fare. Quello che maggiormente mi sento ripetere da tante persone nei contesti più diversi: è che  “… ho l’aria bonaria ed accogliente di una mamma, le mani capaci di capolavori inimitabili, la dedizione e la pazienza di una donna d’altri tempi…..(io dico che forse sono troppo buoni)…. Questo mi fa piacere, non lo nego!

Il mondo del ricamo lo sento mio. Mi piace entrarci starci e mi piace condividerlo con le persone… Lo amo e forse questo viene percepito! Forse per questo  ricevo inviti  in occasione di mostre  sia a livello locale che nazionale  e internazionale per rappresentare i ricami di Palestrina e presentare il punto Palestrina.  Ricordo con molto piacere la manifestazione tenutasi a Bièvres (Francia), città gemellata con il comune di Palestrina, in occasione di un viaggio organizzato dal Museo delle Arti. Attraverso attività di dimostrazione e workshop ho presentato agli amici francesi  le tecniche de punto Palestrina.  È stato un momento di condivisione e di scambio molto ricco e stimolante dal punto di vista culturale e umano.

Diario di viaggio a Bièvres (città gemellata con il Comune di Palestrina)

Ci racconti un aneddoto particolarmente significativo legato alla tua esperienza di ricamatrice? Ogni manufatto ha una storia e a modo suo è unico. Quando realizzo un lavoro, sia su commissione, sia che nasca da una mia idea, all’inizio mi fa piacere anche pensare che potrò ricavare un guadagno da quel lavoro. Ma ogni volta, quanto si avvicina il giorno che devo staccarmi dal manufatto che ho creato provo un grande dispiacere.  Ricordo la volta che, durante una mostra, sono riuscita a vendere un cuscino a cui ero particolarmente legata. Fu un grandissimo dispiacere. È come lasciare andar una parte di me, è un vero distacco.   Ho una galleria di quadri che considero veramente il mio mondo. Un mondo nel quale trovo serenità e ispirazione anche per le nuove “creazioni-creature” in cantiere…

Che cosa significa per te realizzare un manufatto? Come nasce l’idea, come si sviluppa? Quante ore al giorno dedichi al ricamo?  Per realizzare un manufatto occorre innanzitutto scegliere il tipo di tessuto da utilizzare, il tipo di filati, i colori e  prima ancora  individuare il disegno di ciò che si vuole ricamare. Fedele  alla scuola di Luigi e Augusto Croce mi ispiro molto ai disegni rinascimentali e comunque a quelli che ho visto passare nel  loro laboratorio.

Le mie creazioni risentono molto del loro stile. In ogni caso disegnare e ricamare   sono attività dove emerge sempre lo stile personale. Grifoni,  uccelli alati, animali mitologici sono stati i disegni che hanno caratterizzato gran parte dei miei lavori nel corso degli anni.  Per quanto riguarda il tessuto, in genere, il punto Palestrina viene ricamato su tessuto di canapa o  lino, con filati che possono essere di varia grandezza.

Per quanto riguarda il tempo che dedico al lavoro dipende se lavoro per qualche manufatto commissionato oppure se mi dedico a qualche progetto personale. In ogni caso, quotidianamente, se posso, dedico sempre un po’ di tempo al ricamo. Per me è vitale! A titolo di esempio posso dire che per realizzare una tovaglia a tombolo, lavorando  otto  ore al giorno, si impiegano  un paio di mesi.

by Stella Chiapparelli

Tradizione e innovazione:  quale possibile incontro e quale il tuo impegno in questa prospettiva?  La creatività e la ricerca sono fondamentali per continuare a crescere e a migliorarsi. A me piace tanto sperimentare nuovi filati, nuove tecniche del colore e anche nuovi disegni. Penso, per esempio,  alle farfalle ricamate,  tessute a telaio elettronico, che ho contornato con il punto Palestrina. Ho anche “osato” per quanto riguarda i colori. I ricami tradizionali della scuola di Luigi Croce venivano realizzati con sfondi dove prevaleva il rosso pompeiano, rifiniti a punto picots o punto erba ricamato in nero. Ho iniziato a ricamare i contorni utilizzando  il color  bronzo metallizzato. Il risultato lo trovo interessante e anche alle persone sembra piacere molto. L’innovazione però non deve cambiare la tradizione della tecnica del punto Palestrina. In alcune mostre mi è capitato di ascoltare signore che frequentano scuole di ricamo dove il punto Palestrina viene insegnato utilizzando un solo filo. Sbagliatissimo. Il punto Palestrina  deve essere realizzato con il filo doppio. Questo serve per dare plasticità e movimento al punto che deve evidenziarsi ed emergere dal tessuto.   

Con Stella Chiapparelli… il punto Palestrina tra innovazione e tradizione 

Quale futuro per il mondo del ricamo e in particolare per il ricamo prenestino? Fino a pochi decenni fa si realizzavano splendidi corredi da sposa e manufatti di grande valore. Una tovaglia poteva costare fino a diecimila euro. A Palestrina,  la tradizione affidava alle nonne il compito di pensare al corredo delle nipoti. Così capitava che si rivolgessero proprio alle allieve delle vecchie scuole di ricamo di Palestrina per realizzare questi manufatti. Oggi di tutto questo non rimane assolutamente niente. Le giovani generazioni non desiderano e non sono più neanche in grado di apprezzare il valore di questi manufatti. In molti  casi, corredi di famiglia di grandissimo valore sono stati svenduti  per pochissimi euro. Ho un baule  pieno i disegni  per le lenzuola da corredo. L’ultimo l’ho realizzato dieci anni fa. 

Oggi prevalentemente vengono richiesti manufatti di arredo:cuscini, copritavolo, tende. Recentemente mi sono stati commissionati dei canovacci da una signora di Parma che aveva visto i miei lavori su facebook.  Sono più di cinquant’anni che  vivo nel mondo del ricamo e  l’avvento del ricamo a macchina e industriale ha stravolto il settore. In ogni caso resto fedele alla mia passione  e cerco di dare il mio contributo in ogni iniziativa che  può essere utile per custodire e conservare le tradizioni del mio  territorio e contribuire a  promuovere un settore che  testimonia  il Made in Italy più autentico. Ho partecipato alla costituzione del laboratorio Sinergie a Zagarolo, tengo  corsi individuali e a piccoli gruppi di persone  che desiderano imparare il Punto Palestrina, continuo a partecipare alle mostre nazionali e internazionali  di ricamo  che  periodicamente si tengono in Italia. Spero che le nuove generazioni possano riscoprire la bellezza sul filo ..  di un ricamo ben fatto… con passione e competenza!

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Il Punto Palestrina  emerge dal “punto a stuoia che si presenta con il suo vasto spazio come un mare leggermente increspato, in cui la dolce onda che il punto obliquo costruisce, canta la dolcezza e la tranquillità del punto e di tutto l’assieme ricamato”.

(Angelo Di Tullio, Il ricamo ed i due “punti Palestrina”, dattiloscritto inedito 1988)

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work in progress… Il punto stuoia 

APPROFONDIMENTI/ LA TRADIZIONE DEL RICAMO A PALESTRINA...

La scuola laboratorio Palestrina Ars  fu fondata dal Marchese Ferdinando Ulivieri di Firenze  e aveva sede in un’ala del palazzo Barberini. Il marchese vi riunì un  buon numero di apprendiste, allieve e ricamatrici. Nel 1913 la scuola passò sotto la direzione di Ettore Papa, già direttore delle “Industrie femminili italiane” e la gestione e la direzione artistica fu affidata a Maria Cicerchia, mansioni che svolgerà fino alla sua morte.  Poi subentrò la nipote Emma che svolse l’attività di direttrice e disegnatrice fino al 1978 quando a seguito di un’inchiesta,  per motivi  sindacali, la scuola  fu costretta a chiudere.

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Con Maria Cicerchia la scuola, sorta con fini commerciali, divenne un “istituto educativo e formativo delle ragazze del popolo” attraverso l’arte del ricamo, come si leggeva nello Statuto.  La scuola infatti, aveva un suo regolamento da rispettare e, oltre all’attività produttiva, c’erano una serie di materie come letture di carattere morale e vari aspetti ricreativi, oltre la preghiera quotidiana.  Si cercava, quindi, di curare l’arricchimento culturale e morale delle ragazze in anni in cui l’istruzione non era ancora obbligatoria e la maggior parte di esse era analfabeta. Maria Cicerchia faceva parte del  terz’ordine francescano il cui ideale faceva vivere anche alle ragazze. La scuola laboratorio Palestrina Ars si affermò subito, anche fuori dai confini nazionali, per l’accuratezza dell’esecuzione e per la straordinaria bellezza dei disegni. La produzione era rivolta alla riproduzione dei ricami antichi italiani: fregi di catacombe, esemplari in stile romanico, rinascimentale, barocco,  orientale, bizantino, rococò, e anche di epoche più recenti. Tra i disegnatori che hanno collaborato con la scuola Palestrina Ars occorre ricordare l’artista Luigi Cicerchia e Angiolino di Tullio, il famoso cappellaio della piazza centrale di Palestrina, autore di molti quadri, che per molti anni collaborò disegnando molti lavori.

( tratto da Angelo Pinci, Il Punto Palestrina. Un’arte che si tramanda da cento anni -2007)

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