Autoformazione educativa

ACCOMPAGNAMENTO E MEDIAZIONE: L’AUTOFORMAZIONE EDUCATIVA

Effettivamente, spesso, il termine educazione permanente è utilizzato come sinonimo di educazione degli adulti … al contrario l’educazione permanente deve apparire come un’educazione che ingloba sotto una nuova forma l’educazione dell’infanzia e l’educazione degli adulti. L’educazione degli adulti non deve più essere semplicemente “un sistema aggiunto ai sistemi esistenti, un’appendice della scuola… Si tratta d’integrare sotto il nome di educazione permanente, educazione dei giovani ed educazione degli adulti in “un solo e unico sistema” un’integrazione che suppone, evidentemente, una trasformazione profonda delle strutture, dei contenuti, e dei metodi dell’educazione iniziale …” (Bertrand Schwartz, da L’educazione domani 1973)

L’autoformazione educativa crea dispositivi efficaci e predispone condizioni utili affinché il soggetto possa maturare la propria autonomia. Essa gravita intorno alla messa in pratica di metodi, tecniche, strumenti che, dall’esterno, agiscono sull’individuo e lo sostengono nel percorso di costruzione e di rafforzamento della capacità di progettarsi nei contesti socio-professionali e nelle situazioni esistenti.

L’autoformazione educativa funge dunque da zona “cuscinetto” nella quale il soggetto si allena all’indipendenza  e all’autonomia, portando alla luce la sua specificità apprenditiva ed esistenziale.

L’autoformazione educativa  è emblematicamente sintetizzata nella figura del formatore, (mentore, tutor, mediatore, guida o counsellor)  che accompagna il soggetto e lo trasforma da alunno passivo in attore attivo della sua formazione tramite l’individualizzazione del programma, la personalizzazione dell’apprendimento, la scelta del metodo, l’offerta di risorse, l’uso di strumenti e materiali adatti, la vicinanza emotiva nella relazione, la partecipazione alle decisioni, il consiglio nelle scelte. L’accompagnamento principale resta, in ogni caso, quello della relazione educativa in presenza. Il modello di riferimento è quello teorizzato da Carl Rogers nella sua opera Libertà nell’apprendimento, in cui l’azione del formatore ha lo scopo di potenziare processi di significazione, di esperienza  e “di destare gli interessi vitali del soggetto che apprende”. Un apprendimento di questo tipo, sostiene Rogers, non coinvolge l’individuo esclusivamente dal collo in su, né si basa sulla passività della memoria, ma è caratterizzato da aspetti distintivi. Infatti, esso:

Comporta una partecipazione globale della persona, che si impegna nell’apprendimento sul piano affettivo ed emotivo, oltre che a livello conoscitivo

È automotivante, perché fa leva sulla scoperta interiore, anche quando sono presenti stimoli esterni

Ha una profonda incidenza sul comportamento e sugli atteggiamenti del soggetto

Viene autovalutato, in quanto è prerogativa esclusiva di colui che apprende verificare bisogni, esigenze e direzioni di apprendimento

È significativo, dal momento che quello che viene appreso acquista valore solo all’interno del quadro complessivo delle esperienze del soggetto

BERTRAND SCHWARTZ  IL MAESTRO DEGLI ESCLUSI

Bertrand Schwartz, (Parigi 26 febbraio 1919 – 30 luglio 2016) è stato uno dei principali protagonisti della pedagogia e della formazione del ‘900, fondatore dell’autoformazione educativa. Nel 1989 è stato insignito del premio Grawemayer, una sorta di Premio Nobel per l’Educazione. Tra i suoi volumi tradotti in italiano sono da segnalare: L’educazione domani (La Nuova Italia); Educazione degli adulti ed educazione permanente (Liviana); Modernizzare senza escludere (Anicia). Ha  iniziato  la sua carriera di protagonista di innovazioni educative e formative come ingegnere minerario, professore e direttore della Scuola di Ingegneria mineraria di Nancy.

Dal 1960 al 1972 ha diretto il Centro Universitario di cooperazione economica e sociale di Nancy, dove fonda l’Istituto Nazionale di Formazione degli Adulti.  Nel 1981 è incaricato dal Governo francese del Rapporto sull’inserimento sociale e professionale dei giovani in difficoltà e, nel 1982, di creare la rete delle “Missions locales” per l’inserimento sociale e professionale dei giovani. Dal 1983 al 1985 è delegato interministeriale per l’inserimento professionale e sociale dei giovani in difficoltà.  Nel 1984 lancia l’iniziativa “Nouvelle Qualifications” per giovani con bassi livelli di competenze. Nel 1986-1988 realizza, per il Consiglio regionale del Nord-Pas-de-Calais, un’iniziativa di riqualificazione delle maestranze della MCA (Renault).  Nel 1988 riceve dal Ministro del lavoro l’incarico di lanciare una missione nazionale, che incorpora le metodologie sperimentate durante l’iniziativa “Nouvelle Qualifications” e quella di riqualificazione de gli operai della MCA.  Nel 1989 riceve il premio internazionale dell’educazione Grawemayer. Nel 2013 viene insignito della Gran Croce della Legion d’Onore della repubblica francese.

Lo sviluppo del sapere, a partire dall’esperienza

Lo sviluppo del sapere, a partire dall’esperienza, è considerato da Schwartz come un elemento imprescindibile della lotta contro l’esclusione sociale e professionale. Partendo dal rifiuto della fatalità dell’esclusione, Schwartz ha mostrato che si possono trovare delle risposte, sia pure parziali e circoscritte, ma utili a riconciliare i soggetti esclusi dal sistema formativo con il sapere, impedendo che si instauri nelle persone una rassegnazione fatalista rispetto alla loro condizione. Schwartz si è posto, pertanto, nella prospettiva dell’educazione permanente, da lui definita, nel rapporto predisposto per il Consiglio d’Europa, un orientamento teorico e operativo capace di interpretare le realtà, ma anche di modificarla.

La dimensione territoriale dell’azione educativa

Il territorio assume  un particolare significato come luogo dell’azione educativa, come luogo di partecipazione, come contenuto del programma di formazione, come distretto socio-educativo e culturale. Il sistema educativo, secondo Schwartz, è caratterizzato dalla separazione: separazione dal lavoro, dalla vita, dall’ambiente; separazione delle attività formative da quelle culturali, e di entrambe dal territorio. La dimensione territoriale, se assunta operativamente, contrasta la frantumazione e si configura come luogo di ricomposizione dei processi formativi e sede di sviluppo di progetti che possono essere articolati in relazione ai soggetti di riferimento e ai loro specifici bisogni.

IX COLLOQUIO INTERNAZIONALE SULL’AUTOFORMAZIONE – ANGERS 26-28 ottobre 2016

L’ARTE DEL MERLETTO: IL TEMPO  E IL RITMO DELLE MANI CHE DANZANO … è il titolo della comunicazione presentata  da  Geapolis in partenariato con la Scuola Bolsena Ricama.  Il contributo ha proposto una riflessione sull’autoformazione educativa in rapporto all’adulto  che auto-apprende  con gli altri, attraverso gli altri e grazie agli altri. A partire dall’esperienza di apprendimento intergenerazionale che caratterizza le attività della scuola Bolsena Ricama, una particolare attenzione é stata riservata all’apprendimento per imitazione che caratterizza la trasmissione del  savoir-faire  legato all’arte del merletto. Leggi tutto clicca qui 

BIBLIOGRAFIA

BIASIN, Che cos’è l’autoformazione, Ed. Carocci, Roma (2009)

ROGERS, Un Modo Di Essere (Ed. Giunti) 2012

TREMBLAY, L’autoformation pour apprendre autrement, PUM, Montréal 2003

BONGIOVANNI – F. FAVA  Accedere all’originalità personale. La formazione nelle organizzazioni complesse, Pardes, Bologna (2007)

COSTA- B. KALLIK, Le disposizioni della mente. Come educarle insegnando. Edizione italiana a cura di Mario Comoglio, Roma, Libreria Ateneo Salesiano, 2007