Se vogliamo pensare seriamente al futuro del merletto e delle arti del filo, io credo che lo si debba immaginare legato alla tradizione, ancorato alla realtà e proiettato verso il futuro.
Quando parlo di tradizione mi riferisco ai musei. Dobbiamo dare spazio alla testimonianza antica delle merlettaie che ci hanno preceduto, dare voce a chi non c’è più ma ha lasciato un messaggio. La testimonianza riguarda la conservazione dei manufatti ma non solo. Una delle emergenze è sicuramente la mancanza di biblioteche specializzate in questo settore. Abbiamo perduto molto tempo e non solo.
Penso per esempio a Fulvia Zerauscheck Lewis, grande collezionista di merletti che ha messo insieme oltre duemila campioni di merletto. Alla sua morte questo immenso patrimonio è stati divisi tra i quattro figli, di cui uno abita a Bolsena. Una parte di questa eredità, attraverso la casa d’aste di Christie’s, è finita sparsa in tutto il mondo. Un’altra parte è andata al Mart – Il museo di arte moderna e contemporanea Rovereto e non ancora esposta. Una parte è rimasta collezione privata di una delle figlie e un’ultima parte riguarda la collezione di trecento volumi in inglese, francese, italiano dedicati al merletto e alla sua storia. Il contributo italiano attraverso un lavoro sistematico e organizzato non è particolarmente ricco se si esclude quello di Elisa Ricci e qualche altro piccolo contributo.
Da parte mia ho cercato di lavorare in questa prospettiva. Nel 2004 è stato pubblicato il mio primo volume L’arte del ricamo e del Merletto in Europa … un fazzoletto per la sposa… seguito poi nel 2007 dal volume Il merletto di Orvieto e l’Ars Wetana. Cento Anni di Storia.