# Letture tra noi

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LETTURA tra NOI” è una iniziativa promossa da La Piccola Galleria che, da più di due anni, permette a tre generazioni di incontrarsi, discutere, interagire. Perché la lettura, come ogni altra passione, è più bella se condivisa.

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Letture resilienti

Letture tra noi  a cura di Chiara Mezzetti e Giacomo Piciollo

Focus: LA RESILIENZA

Tra le tantissime opere letterarie che hanno come tema portante l’idea di resilienza, ho scelto due romanzi cui sono particolarmente legato e che vi voglio qui consigliare. Il primo è Il rosso vivo del rabarbaro” di Auður Ava Ólafsdóttir”: una vera e propria favola ambientata in un villaggio di pescatori sulla costa islandese, la cui protagonista è una ragazzina costretta da una malattia alle gambe a muoversi con delle stampelle. La sua forza d’animo, tuttavia, le permette di superare ogni difficoltà e di esplorare ogni angolo della sua terra, spingendosi fino alla cima delle montagne.

L’altro romanzo che vi consiglio è “Aspetta primavera, Bandini” di John Fante, primo capitolo delle avventure di un Arturo qui ancora giovane, nonché perfetto ritratto delle dinamiche sociali all’interno di una famiglia italiana emigrata negli Stati Uniti all’inizio del XX secolo. Un ambiente senza dubbio ostile, che può tramutarsi in terra di opportunità soltanto grazie alla tenacia e alla voglia di integrazione degli italo-americani di II generazione, proprio come Arturo.

Giacomo Piciollo

Perché, persino là, c'era qualcosa che assomigliava alla felicità

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 “Non esiste assurdità che non possa essere vissuta con naturalezza.”

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Ho letto “Essere senza destino” scritto da  Imre Kertész  in previsione di un viaggio a Budapest. Volevo entrare nelle ferite di questa città e della cultura ungherese. E alla fine, dentro le fessure dolorose aperte nella pelle del protagonista, ho scorto l’umanità, la resilienza, la speranza, l’amicizia nel senso più stretto e più puro. E la cosa più assurda di tutte: la felicità nei campi di concentramento. Lo sguardo di Kertész, premio Nobel per la letteratura 2002, è attento a scorgere frammenti di umanità anche laddove sembrerebbe perdersi, in quei campi di concentramento che la storia ci racconta, ma spesso non ci sa narrare. Consiglio questo libro a chi ama guardare le cose alla rovescia, chi pensa che la resilienza stia nel mantenere il senso di umanità anche lì, nell’Inferno che tenta di risucchiarlo.

Chiara Mezzetti

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