11 Mar L’apprendere ad apprendere nel pensiero di Michel de Montaigne
by Gioacchino Bordo
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- Ho fiducia nella mia capacità di apprendere?
- Controllo accuratamente il perché dei miei successi e dei miei insuccessi?
- Se sbaglio, ci rifletto bene sopra?
- Chiedo aiuto quando ne ho bisogno?
- Mi concedo tempo per riflettere sui miei apprendimenti?
- Mi considero una persona che continua a crescere e ad apprendere?
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Capita alle persone veramente sapienti quello che capita alle spighe di grano: si levano e alzano la testa dritta e fiera finché sono vuote, ma quando sono piene di chicchi cominciano a umiliarsi e ad abbassare il capo
Michel De Montaigne
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Michel de Montaigne nasce il 1533 nel castello di Montaigne, nel Perigord, studia diritto in gioventù e in seguito ricopre cariche pubbliche a Bordeaux; ma a partire dal 1571 si ritira nel suo castello a vita privata, lontano dalle lotte politiche e religiose che insanguinano la Francia dei suoi tempi. Egli decide di ritirarsi nell’otium contemplativo e trascorrere l’ultima parte della sua vita nella torre del castello familiare, immerso nei libri della sua biblioteca, “nel seno delle dotte vergini” (come recita un intaglio nella parete del suo gabinetto di lavoro). Muore il 13 settembre 1592.
Michel De Montaigne sostiene che il problema della formazione umana non ha conclusioni definitive ma si riapre in ogni fase della vita. I suoi Saggi (Essais) sono, sotto molti aspetti, un libro di autoformazione, una preziosa raccolta di esperienze umane molto varie su cui egli riflette per la propria educazione permanente. La pedagogia, però, che di questo processo costituisce l’avvio, ha, secondo lui, il compito più difficile… Scrive: “La maggiore e più grave difficoltà della scienza umana par che s’incontri proprio là dove si tratta della educazione e della istruzione dei fanciulli”. Alla pedagogia Montaigne dedica espressamente il capitolo XXVI del primo libro dei Saggi, (Essais). In questo testo, Montaigne si rivolge alla contessa di Gurson, una sua amica prossima al primo parto. Le consiglia soprattutto la scelta di un precettore “con la testa ben fatta piuttosto che ben piena”; un precettore che non “blateri negli orecchi come si versa in un imbuto”, che cominci subito a mettere alla prova il fanciullo “facendogli gustare le cose, sceglierle e discernerle da solo; a volte aprendogli la strada, a volte lasciando a lui di aprirla”.
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“Non desidero che [il precettore] inventi e parli lui solo, desidero che ascolti il suo discepolo parlare a sua volta … E’ bene che se lo faccia trottar davanti per giudicar la sua andatura, e giudicare fino a che punto debba abbassarsi per adattarsi alle sue possibilità. Se manca questa proporzione, guastiamo tutto, e saperla trovare, e regolarsi di conseguenza con giusta misura, è uno dei più ardui compiti che io conosca … Ci hanno – dice – sottoposto per tanto tempo alle dande che non sappiamo più camminare da soli. Il nostro vigore e la nostra libertà sono spenti”…. “Che gli faccia passar tutto allo staccio e non gli metta in testa nulla con la sola autorità e a credito: i principi di Aristotele non siano i suoi principi non più di quanto lo siano quelli degli stoici o degli epicurei. Lo si metta davanti a questa varietà di giudizi: se può sceglierà, altrimenti rimarrà in dubbio. Soltanto i pazzi sono sicuri e risoluti.
Michel De Montaigne, Cap. XXVI primo libro dei Saggi (Essais) 1580
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Scrive Montaigne .. “Per il nostro ragazzo, una camera, un giardino, la tavola e il letto, la solitudine, la compagnia, il mattino e la sera, tutte le ore saranno uguali, tutti i luoghi gli serviranno di studio… Così egli ozierà meno degli altri … Anche i giochi e gli esercizi saranno una buona parte dello studio: la corsa, la lotta, la musica, la danza, la caccia, il maneggio dei cavalli e delle armi. Io desidero che il decoro esteriore e il comportamento e gli atteggiamenti della persona si foggino contemporaneamente all’anima. Non è un’anima, non è un corpo che si educa: è un uomo; non bisogna dividerlo in due … si abbia il coraggio di rendere un giovane adatto a ogni nazione e a ogni compagnia, perfino alla sregolatezza e agli eccessi, se è necessario. Che la sua educazione segua l’uso. Che egli possa fare ogni cosa, e non desideri fare che le cose buone … non desista dal fare il male né per mancanza di forza né di capacità, ma per mancanza di volontà”
In sintesi … per Michel De Montaigne l’educazione deve mirare alla digestione e all’assimilazione del sapere, non al suo accumulo. Per far questo “non c’è che da secondare il desiderio e l’amore, altrimenti non si fanno che asini carichi di libri”. Michel De Montaigne, Cap. XXVI primo libro dei Saggi (Essais) 1580
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“Ho sempre amato Montaigne come nessun altro. Ho sempre cercato rifugio nel mio Montaigne quando avevo una paura mortale. Da Montaigne mi sono fatto guidare e dirigere, e anche condurre e sedurre.”
Thomas Bernhard, Montaigne. Un racconto
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Disponiamo di due menti per risolvere problemi, prendere decisioni, migliorare la nostra vita e svolgere le nostre attività quotidiane. Come due elementi di una squadra, le due menti unite pensano meglio, perché ognuna ha una visione specifica. La chiave per pensare con qualità sta nell’associazione delle due menti di una persona.
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RAZIONALE
PRATICO
LOGICO
LINEARE
ANALITICO
MATEMATICO
EMOTIVO
CREATIVO
IMMAGINATIVO
INTUITIVO
OLISTICO
ALLARGATO
Le ricerche dimostrano che qualsiasi attività viene compiuta con maggiore facilità, efficienza e abilità se entrambe gli emisferi partecipano simultaneamente. Le funzioni di cui sono incaricati i due emisferi hanno la stessa importanza e sono complementari. La chiave per sfruttare il nostro potenziale mentale sta nell’usare assieme e in modo equilibrato le nostre due menti in tutte le attività. Per sviluppare e utilizzare i nostri talenti dobbiamo usare la nostra capacità globale.
Leonardo (Vinci, 15 aprile 1452 – Amboise, 2 maggio 1519) spronava gli artisti e gli scienziati ad “andare alla natura” nel cammino verso la conoscenza e la comprensione. Se contemplate la struttura di un albero o di una pianticella come la stella di Betlemme, vedrete che è una rete di vita che si espande in ogni direzione, dal tronco o dallo stelo. Le nostre falde acquifere, il sistema della telecomunicazione globale e il sistema solare sono reti organizzate in maniera simile. La struttura della comunicazione in natura è non lineare e autoorganizzata; funziona attraverso reti e sistemi.
Studi di fiori: stella di Betlemme (UK, Windsor-Windsor Castle, Royal Library)
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