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L’équipe di Geapolis ringrazia la Dott.ssa Anna Laura, direttrice del Museo Civico Archeologico “Pietro e Turiddo Lotti” di Ischia di Castro, per la consulenza scientifica, la documentazione e per l’autorizzazione alla pubblicazione delle foto. Il materiale costituisce uno strumento didattico-divulgativo, un contributo alla conoscenza e alla valorizzazione del territorio, della storia e della cultura locale.
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Elementi di abbellimento della facciata della cattedrale di San Savino: lastra altomedioevale in travertino di reimpiego
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… E l’uomo
ha levato la mano….
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Ha destato
un vento feroce
di lame e di fuoco
che ha spazzato dimore,
troncato gli arbusti
e trafitto le madri…. leggi tutto
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Nella Città di Castro numerose erano le chiese ed alcune di esse anche molto antiche. Vari documenti ci permettono di conoscere questi edifici ed il primo è la ben nota Relazione sulla Città di Castro dello Zucchi, redatta nel 1630.
Altro documento da cui è possibile ottenere informazioni più ampie, più sicure ed anche più precise, in merito agii edifici sacri della città, è la relazione della visita pastorale del Vescovo Giovanni Ambrogio Caccia, effettuata il 7 maggio 1603.
La visita pastorale si svolge circa sessanta anni dopo l’acquisto della Città di Castro da parte di Pier Luigi Farnese e quarantasei anni prima che quegli edifici sacri divengano un cumulo di macerie.
Da tali attendibili documenti è stato possibile conoscere che sulle macerie delle chiese, dopo la distruzione, quasi a placare le anime dei trapassati che giacevano nei grandi sepolcreti di tali edifici sacri, furono poste delle croci.
E di croci, dopo la distruzione, i soldati di Innocenzo X dovettero costruirne parecchie, almeno tredici, come minimo, mettendo nel conto le chiese che sorgevano entro le mura della città, quelle che si trovavano fuori le mura e gli oratori.
Probabilmente la più grande, la più imponente di queste croci venne posta sulla collina di detriti sorta al posto della cattedrale dedicata a S. Savino, protettore della città.
Fonte battesimale della Cattedrale di San Savino – Museo Civico Archeologico “Pietro e Turiddo Lotti” di Ischia di Castro
Il duomo, antico e solenne, in stile romanico, in base a ciò che è stato riportato alla luce, a ciò che rimane dei resti dell’antica facciata e da quanto è possibile rilevare dai documenti più noti, è da ritenere che avesse delle forme architettoniche preromaniche caratteristiche della nostra regione e molto simili a quelle di S. Maria in Tuscania, costruzione che ancora possiamo ammirare nella sua integrità, avendo superato anche la dura prova del terremoto.
Elementi di abbellimento della facciata della cattedrale di San Savino – Museo Civico Archeologico Ischia di Castro – Sala Medioevale.
La notizia più antica dell’edificio risale al 1286 anno in cui si ricorda la sua consacrazione, avvenuta alla presenza del Vescovo Bernardo e di altri vescovi della Tuscia, in particolare di quelli di Sutri e di Bagnoregio.
Pianta della cattedrale di San Savino. (Disegno di D. Gasseau)
La cattedrale di San Savino si apriva con tre portali su una platea sopraelevata nella piazza del Vescovado, spazio urbano di forma trapezoidale pavimentato con clasti di basalto e travertino. Sulla base delle mappe urbane antiche e dei sondaggi archeologici effettuati nel 1960-61 e nel 1967-80, la chiesa aveva un impianto basilicale a tre navate, con abside sporgente rettangolare. La navata centrale, quasi doppia rispetto alle laterali, era distinta da esse mediante colonne formate da blocchi di basalto e travertino. Il presbiterio era rialzato rispetto all’assemblea e la torre campanaria inserita nel fondo della navata sinistra, torre che per la sua altezza svolgeva anche funzioni di avvistamento e di difesa. La facciata, conservata solo nella parte inferiore, era movimentata in basso da tre ingressi a rincasso, di cui il centrale maggiore, decorati con cornici modanate e colonne laterali. Nella parte mediana vi era una teoria di archetti ciechi sostenuti da colonnine in nenfro di altezza maggiore rispetto ad altri esempi documentati nel territorio dell’Alto Lazio. Nella parte alta doveva esserci un rosone chiuso da vetro colorato (testimoniato da frammenti impiombati rinvenuti al momento dello scavo), del quale rimangono due colonnine marmoree della raggiera, decorate con motivo tortile e a squame, e le cornici dei piccoli oculi della fascia esterna. Il prospetto era inoltre abbellito con l’inserzione di lastre di reimpiego databili al IX-X secolo e di conci lavorati di nenfro, alcuni con raffigurazioni zoomorfe e antropomorfe ad altorilievo, altri con racemi vegetali.
La sua copertura doveva essere a capriate, almeno fino ai lavori di ristrutturazione che interessarono l’edificio alla fine del 1500. Infatti nel 1588 e ancora nel 1594 un consistente smottamento del fianco della rupe causò il crollo del tetto e forti lesioni alle murature perimetrali; solo la facciata rimase integra. Gli interventi di restauro furono radicali e modificarono in parte l’iconografia della chiesa. Furono ampliate le cappelle delle navate laterali con aggiunte poco profonde a terminazione lineare; le colonne furono trasformate in pilastri cruciformi con rivestimento di mattoni e travertino, furono ricostruiti gli archi trasversali e chiuso un portale laterale. In questa circostanza è probabile che la navata centrale abbia ricevuto una copertura con volta a botte. La pavimentazione messa in luce con gli accertamenti archeologici consta nella navata centrale di mattoni di cotto rettangolari, esagonali e ottagonali disposti secondo uno schema geometrico, nella laterale sinistra di mattoni rettangolari; rimangono indeterminabili i pavimenti della navatella di destra e del presbiterio. Nel mattonato erano inoltre alloggiate diverse sepolture, chiuse da lastre di travertino, pertinenti a vescovi e notabili della città. Scarse sono le informazioni circa la decorazione interna dell’edificio. Oltre a un affresco raffigurante S. Savino, restaurato nel 1642, si conoscono le suppellettili e alcune effigi grazie alle descrizioni contenute in talune visite pastorali.
Teoria di archi in nenfro che decorava la facciata di S. Savino. (Disegni D. Gasseau).
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Prima dell’erezione a cattedrale di S. Savino svolse tale funzione la chiesa di S. Maria intus civitatem, definita la più antica cattedrale di Castro nella visita di mons. Caccia del 1603.
Se vuoi conoscere LA CATTEDRALE DI S. MARIA INTUS CIVITATEM clicca qui
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Elementi di abbellimento della facciata: a. lastra altomedioevale in travertino di reimpiego; b. concio in nenfro con decorazione fitomorfa.-Museo Civico Archeologico Ischia di Castro – Sala Medioevale.
L’antichissimo tempio di S. Savino, per cause che non si conoscono, crollò nell’anno 1598, ma venne riedificato nello stesso luogo e sulle stesse fondamenta. Era rimasta in piedi solo la facciata su cui una lapide di marmo ricordava ai posteri la data della precedente consacrazione per mano del Vescovo Bernardo… era l’anno 1286, tre giorni prima delle calende di maggio.
La pietra, che si trovava sulla facciata della cattedrale di San Savino a Castro, venne utilizzata nel 1700 per costruire il piano di un’altare sito nella chiesa parrocchiale di Ischia di Castro dedicala a S. Ermete Martire. Nel 1961, mentre venivano eseguite opere di restauro, venne rinvenuta tale pietra che fu posta dell’Arciprete Parroco Don A. Papacchini in sacrestia. Gli abatini, per giocare, nel dicembre 1969 la ruppero; la calcina che la ricopriva si staccò dal piano scolpito ed affiorarò l’iscrizione in caratteri gotici. La lapide venne ripulita e si iniziò il lavoro di ricostruzione da parte del professor Giuseppe Gavelli, essendo la stessa mutilata della parte superiore ed iniziarono le ricerche.
XXX XXX
XXXXX XXXXX XXXXX
XXXXXXXXX XXXXXXXXX XXXXXXXXX
TEMPLUM – SAVINI STU
DUIT – SUB MILLE DUCĖTIS
ANNIS – ADIŨCTIS – CUM – SE
‘NIS – OTTUAGINTA:-
ATQ.DIE – TRINA – MAII
PREEUNTE KALĖDAS:-
QUATUOR – ET DEČE
PRELATI QŨAPOTUE
RUNT – MISERUNT
VENIAM – SE PREŠĖ
TES – TRES TRIBUERŨṪ
BALNEOREGESIS – CASTRE
SIS – SIQE SUTRINUS
Bibliografia: Giuseppe Gavelli, tratto da La Città di Castro e Antonio da Sangallo, Ischia di Castro 2007
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Bartolozzi E. Migliori – “Tuscia Viterbese” – Editoriale D.E.A. – Roma – 1968 – A. Arcangeli: L’Arte pag. 234-235-236 – “…La facciata della cattedrale di San Savino è composta da tre portali, riccamente ornati di colonnine. Il portale centrale, caratteristico per la profonda strombatura, è sormontato da una loggetta (fiancheggiata dalle figure di un leone e di un grifo) e da un ricchissimo rosone (contornato dai simboli degli Evangelisti). Il medesimo portale è ricco di motivi ornamentali: colonnine tortili e scanalate poggianti su figure leonine e sormontate da capitelli anch’essi con ornamentazioni animalesche”. La descrizione della facciata della bella chiesa pre-romanica di Santa Maria Maggiore in Tuscania può essere messa a confronto con quanto è stato rinvenuto in seguito agli scavi eseguiti nella zona della cattedrale della Città di Castro dedicata a S. Savino protettore della città.
P. Mazzetti – N. A.Montuori – G. E. Onali- G. Ragnisco – M. Russo – “IL DUOMO DI SAN SAVINO A CASTRO- Relazione Tecnica pag. 44: “Il portale si presenta tipicamente duecentesco incassato con tre ordini di colonne avente nella parte anteriore un sagrato largo circa mt. 4. tutto in lastre di travertino e con una serie di gradini che ci dimostrano come la chiesa fosse su un punto alto” . pag. 45: “Nello stesso scavo sono state ritrovate due singolari maschere che facevano parte della facciata come elemento ornamentale”, pag. 49-50: “In base a ciò possiamo quindi ritenere trattarsi di una chiesa romanica con forme architettoniche proprie dell’Italia centrale, e molto simile alla chiesa di S. Maria in Tuscania.
A tre navate di cui la centrale più larga e rialzata rispetto alle laterali,. S. Savino di Castro poggiava su di un blocco tufaceo di ottima qualità e resistenza: costruita quasi per intero con pianellette squadrate dello stesso materiale con sguinci, angoli e decorazioni di nenfro di qualità e di colore variabile dal grigio al rosa violaceo, aveva tre portali d’ingresso in triplice ordine di colonne sormontate da archi a tutto sesto” … “La facciata abbellita di molti elementi di nenfro e basalto era coperta a tetto con doppia falda nella parte centrale, come si può vedere nella “Stampa del Salminci risalente al 1641″ in occasione della prima resa della città di Castro. Inoltre dalla medesima risulta avere un rosone centrale del quale sono state rinvenute alcune colonnine di marmo e di nenfro alte circa cm. 15, di squisita fattura ed elementi di vetro fìssati a piombo. In prossimità del rosone dovevano trovarsi anche quattro sculture, simbolo dei quattro evangelisti, delle quali abbiamo alcuni elementi raffiguranti un leone ed un rapace. Durante gli scavi del 1961 effettuati dall’Arch. Tadolini, vennero riportate alla luce due splendide transenne di marmo ed una scultura in nenfro raffigurante forse un santo pellegrino, i quali, a nostro giudizio dovevano fungere da amboni del portale centrale, come si piò vedere in S. Pietro e S. Maria in Tuscania ed anche nella Cattedrale di Savana, ricca di elementi romani incastonati con gusto nella facciata. … Il portale centrale era sormontato dalla caratteristica falsa loggetta composta di colonnine di nenfro ed archi dai conci lavorati. Ma a differenza degli altri loggiati a questo simili e contemporanei, il nostro si distingue per l’altezza dell’arcata mt. 1.60 e per l’interasse di mt. 0.80 il che ci fa supporre una facciata abbastanza imponente”.
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.Giuseppe Gavelli, tratto da La Città di Castro e Antonio da Sangallo, Ischia di Castro 2007
a cura di Anna Laura, Il Museo Civico Archeologico “Pietro e Turiddo Lotti” di Ischia di Castro- Quaderni del Sistema Museale del lago di Bolsena-2008
Eraclio Stendardi, Memorie storiche della distutta città di Castro (1957)- Ristampa 2009
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La documentazione è disponibile preso la biblioteca comunale di Ischia di Castro e il Museo Museo Civico Archeologico “Pietro e Turiddo Lotti” di Ischia di Castro.
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Elementi di abbellimento della facciata. Museo Civico Archeologico Ischia di Castro – Sala Medioevale.
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CASTRO… L’ANTICA CAPITALE FARNESIANA
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LA PRIMA CATTEDRALE: Santa Maria “intus civitatem”
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