26 Apr 4/I luoghi del silenzio … e poi “ci misero una croce sopra! “
Lo spazio dedicato ai luoghi del silenzio, offre una proposta culturale caratterizzata da contenuti e strumenti metodologici utili a potenziare due delle otto competenze chiave: le competenze sociali e la consapevolezza ed espressione culturale.
All‘interno di questo percorso, fatto di continue attese e scoperte, l‘incontro con il patrimonio culturale, custodito dal territorio in cui la persona vive, assume una connotazione profondamente educativa non solo perché le permette di svelare le origini della propria identità o dell‘identità dell‘altro, individuando un terreno comune di comunicazione, ma anche perché tale patrimonio suscita spesso emozioni e suggestioni culturali, capaci di lasciare segni profondi nella sua identità e nella sua formazione.
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APPROFONDIMENTI DAL WEB
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Pagina collaborativa con i contributi di
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Anna Laura (archeologa) – Direttrice del Museo Civico Archeologico “Pietro e Turiddo Lotti” – Ischia di Castro
Elettra De Maria (Insegnante in pensione) – Scrittrice autodidatta
Ennio De Santis – Poeta autodidatta
Progettazione e coordinamento web content Antonella Cesari (Progettista di formazione)
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“Siamo ora a Castro, dove piglio in gran diletto di considerare i giramenti del mondo. Questa città, la quale altre volte mi parve una bicocca di zingari, sorge ora con tanta e si subbita magnificenza, che mi rappresenta il nascimento di Cartagine…”
Annibal Caro, Lettera a Paolo Giovio 28 Luglio 1543
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Papa Paolo III Farnese con Bolla Pontificia nomina suo figlio Pierluigi Duca di Castro con licenza di battere moneta d’oro e d’argento. Il ducato di Castro comprendeva una piccola fascia territoriale dell’attuale Lazio a ridosso della Toscana. Si estendeva dal mar Tirreno al lago di Bolsena, in quella striscia di terra delimitata dal fiume Marta e dal Fiora, risalendo fino all’affluente Olpeta e al lago di Mezzano, di cui è un emissario. Castro, una cittadina arroccata su una rupe tufacea nei pressi del fiume Fiora, era la capitale e la residenza del duca. Il suo territorio era composto in parte di paesi già appartenenti ai Farnese, e in parte da paesi aggregati dalla Camera apostolica.
Settembre- dicembre 1649 la città viene rasa al suolo Il Ducato di Castro inserito come un cammeo nel cuore del Patrimonio di San Pietro in Tuscia e quindi nello Stato della Chiesa, incontra la mal tolleranza dei successivi Papi che condurrà nel 1649 alla completa distruzione della città di Castro per mano delle milizie pontificie…Una sorta di damnatio memoriae della città di Castro fu suggellata dallo spargimento del sale sulle sue rovine… leggi tutto clicca qui
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1/ I luoghi del silenzio … VERSO CASTRO 13 dicembre 2016 clicca qui
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2/ I luoghi del silenzio … ECHI DALLA CARTAGINE DI MAREMMA 24 gennaio 2017 clicca qui
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3/ I luoghi del silenzio … LE PIETRE DELLA CATTEDRALE RACCONTANO 3 aprile 2017 clicca qui
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Gerard ter Borch, Donna che scrive -1640
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La croce più grande
al posto della Cattedrale di San Savino
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Elemento di abbellimento della facciata della cattedrale di San Savino: particolare di concio in nenfro con decorazione fitomorfa. Museo Civico Archeologico Ischia di Castro – Sala Medioevale.
Nella Città di Castro numerose erano le chiese ed alcune di esse anche molto antiche…. Da un documento attendibile è stato possibile conoscere che sulle macerie delle chiese, dopo la distruzione, quasi a placare le anime dei trapassati che giacevano nei grandi sepolcreti di tali edifici sacri, furono poste delle croci. E di croci, dopo la distruzione, i soldati di Innocenzo X dovettero costruirne parecchie, almeno tredici, come minimo, mettendo nel conto le chiese che sorgevano entro le mura della città, quelle che si trovavano fuori le mura e gli oratori. Probabilmente la più grande, la più imponente di queste croci venne posta sulla collina di detriti sorta al posto della cattedrale dedicata a S. Savino, protettore della città. Il duomo, antico e solenne, in stile romanico …
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Fuga nell’oblio
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Dodici anni. Avevo dodici anni e mi chiamo Felicita. La febbre non mi lascia e sento che sto morendo, ma ora so, ora ricordo.
So di avere settantasei anni e che sono nata Castro.
Castro! Voi forse non sapete nemmeno dov’è perché non esiste più….
La mia storia!Fino a poco tempo fa non avrei saputo dire altro che ciò che mi hanno raccontato: un soldato mi ha trovato vagare nei boschi a strapiombo sull’Olpeta e, diretto a Roma, passando per Montefiascone, mi ha lasciato qui…
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Sopra un muro di fuoco
un’onda spaventosa di vertigini
mi ha preso e spinto,
una voragine inghiottino.
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Inabisso nel buio.
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Come due remi impazziti
le mie mani ruotano.
Il mio corpo sbatte negli argini
di questo duro paese.
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Ad ogni caduta
lascio un pezzo di carne.
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Sono io un sepolto a brani
che non conosce morte.
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Dove passo
lascio un’orma che geme.
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La terra é un gemito
in un vortice di fuoco.
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Ennio de Santis (tratto da In un cavo di terra -1977)
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Violenti uragani
mi scalpellano dentro.
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D’ ogni pioggia svuotati
i tuoni del sangue
si scagliano in brace;
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e, lunari le orbite
a labbra spaccate
bevono fuoco
nei pozzi delle occhiaie.
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Ho cieli sepolti
fulminati nel cuore.
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Ennio de Santis (tratto da In un cavo di terra- 1977)
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