Verso una umile e responsabile adultità

Verso una umile e responsabile adultità

 

“Fammi povera, che ti farò ricco”….

Verso una umile e responsabile adultità

a cura dell’équipe di Geapolis

contributi fotografici by Gioacchino Bordo

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1. Il mondo degli adulti: dis-orientati e de-motivati

 

“….Tutti i punti di riferimento che davano solidità al mondo e  favorivano la logica nella selezione delle strategie di vita, i posti di lavoro, le capacità, i legami personali, i modelli di convenienza e decoro,  i concetti di salute e malattia, i valori che si pensava andassero coltivati e i modi collaudati per farlo,  tutti questi e molti altri punti di riferimento un tempo stabili  sembrano in piena trasformazione.  Si ha la sensazione che vengano giocati molti giochi contemporaneamente,  e che durante il gioco cambino le regole di ciascuno.  Questa nostra epoca eccelle nello smantellare le strutture e  nel liquefare i modelli, ogni tipo di struttura e ogni tipo di modello, con casualità e senza preavviso ….“ 

Zygmunt Bauman 

 

Zygmunt Bauman, autorevole sociologo e filosofo contemporaneo, descrive così nel suo libro “L’istruzione nell’età postmoderna” il contesto socio-culturale nel quale l’uomo di oggi si trova a vivere. La trasformazione  e ancora più lo smantellamento di sistemi valoriali e sociali consolidati ci sollecita alcune domande …. Come sarà l’uomo tra dieci anni? Quali saranno i suoi valori di riferimento? Come sarà il suo lavoro? Quale sarà il suo stile di vita? In che modo vivrà le relazioni interpersonali e familiari? Bauman evidenzia la fragilità  dei legami interpersonali, familiari, comunitari a cui assistiamo e l’aumento della solitudine individuale, consegnandoci così una impietosa descrizione della condizione dell’uomo, un uomo sempre più abbandonato al suo destino.

La ricerca Diventare grandi in tempi di cinismo, di Roberto Cartocci (Bologna, 2002), condotta su un campione nazionale di 6000 studenti delle scuole secondarie superiori rivela che: «L’orizzonte dell’ethos, che presiede ai rapporti con gli altri, è improntato alla diffidenza, che nasce dallo scetticismo sulla nostra capacità di collaborare in vista del bene comune; figlia di questa diffidenza è la capacità di arrangiarsi: categoria ambigua che evoca sì inventiva e spirito di iniziativa, ma anche cinismo e spirito di sopraffazione» (p. 224).

Sono trascorsi dodici anni da quella ricerca: quali considerazioni si possono?

Il futuro ci lascia intravedere “un uomo solo”, nonostante l’avvento del web e della comunicazione globale. E’ questo il prezzo che rischiamo di pagare come corrispettivo per quel “diritto alla libertà di essere sé stessi”  senza però  una dimensione morale ed etica che rimanda contemporaneamente al dovere e alle responsabilità verso se stessi e gli altri. E’ il punto in cui il diritto-dovere di essere se stessi diventa  “il gusto di essere come mi pare”. “Come mi pare”  è la vittoria dell’istinto, dell’impulso sulla riflessione e sulla consapevolezza. “Come mi pare” vuol dire egoismo insensato, indifferenza, rinuncia a qualunque ricerca di senso, di significato e di progettualità personale. In  questa prospettiva “il  giusto è ciò che soddisfa i miei desideri“ e i rapporti interpersonali  vengono percepiti attraverso le categorie del possesso o diventano soltanto dei mezzi per raggiungere i miei scopi.

Se questo è l’inquietante scenario di riferimento, largamente condiviso da studiosi di varie discipline e di differenti orientamenti culturali  come trovare una via d’uscita?

… La crisi ci obbliga a riprogettare il nostro cammino,  a darci nuove regole e a trovare nuove forme di impegno,  a puntare sulle esperienze positive e a rigettare quelle negative.   La crisi diventa così occasione di discernimento e di nuova progettualità. In questa chiave fiduciosa piuttosto che rassegnata conviene affrontare le difficoltà del nostro presente.  

Benedetto XVI

L’individualismo crescente coniuga in realtà due fenomeni distinti. Da una parte,  una logica economica, mercantile nei vari settori della vita sociale e con essa la conseguente logica competitiva del “ciascuno per sé”. Nello stesso tempo assistiamo ad un’altra forma di individualismo, con una connotazione più positiva e costruttiva: è quello che rimanda ad una richiesta di affermazione e di riconoscimento della persona, dell’individuo nella sua singolarità. Una richiesta di riconoscimento delle proprie aspirazioni e desideri, delle sue competenze e del potenziale cognitivo e  intellettuale, della sua libertà di scegliere e di agire. In breve,  una richiesta di affermazione e di riconoscimento dell’individuo come soggetto.

 

2. Le nuove frontiere dell’apprendere in età adulta nell’Europa della conoscenza 

…. La strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva  riconosce che l’apprendimento permanente e lo sviluppo delle competenze  sono elementi chiave per rispondere all’attuale crisi economica, all’invecchiamento demografico e  alla più ampia strategia economica e sociale dell’Unione europea. La crisi ha evidenziato il notevole ruolo che l’apprendimento degli adulti  può svolgere  per realizzare gli obiettivi di Europa 2020 consentendo agli adulti,  in particolare ai lavoratori scarsamente qualificati e ai lavoratori più anziani, di migliorare la capacità di adattarsi ai cambiamenti nel mercato del lavoro e nella società.  L’apprendimento degli adulti costituisce un mezzo per l’aggiornamento e la riqualificazione delle persone  confrontate a disoccupazione, ristrutturazioni o transizioni nella carriera e  contribuisce in modo rilevante all’inclusione sociale, alla cittadinanza attiva e allo sviluppo personale…

 Risoluzione del Consiglio su un’agenda europea rinnovata per l’apprendimento degli adulti   (2011/C 372/01)

 

2.1 Il contesto di riferimento:  Il nuovo quadro strategico 2010-2020

 Il nuovo quadro strategico per la cooperazione europea nel settore dell’istruzione e della formazione per il periodo 2010-2020 definisce quattro obiettivi strategici:

  1. fare in modo che l’istruzione e la formazione lungo l’arco della vita e la mobilità divengano una realtà
  2. migliorare la qualità e l’efficacia dell’istruzione e della formazione
  3. promuovere l’equità, la coesione sociale e la cittadinanza attiva
  4. incoraggiare la creatività e l’innovazione, ivi compreso lo spirito imprenditoriale, a tutti i livelli dell’istruzione e della formazione

 

2.2 La sfida del lifelong learning

 

 Lo sviluppo dell’individuo, che ha inizio dalla nascita e continua per tutta la vita, è un processo dialettico che comincia con il conoscere se stessi e si apre poi ai rapporti con gli altri. In tal senso, l’educazione e la formazione sono soprattutto un viaggio interiore, le cui tappe corrispondono a quelle della continua maturazione della personalità. L’educazione, come mezzo per conseguire il fine di una vita professionale condotta con successo, è quindi un processo molto individualizzato e nello stesso tempo un processo che porta alla costruzione dell’interazione sociale…..

tratto da Rapporto all’Unesco della Commissione internazionale sull’educazione per il XXI secolo  presieduta da Jacques Delors

 

La filosofia del Lifelong Learning (LLL) fa riferimento al  comportamento individuale  che riassume in sé l’atteggiamento, la motivazione e  le competenze utili per  continuare ad apprendere lungo tutto l’arco della vita (formazione permanente).  Tutti gli individui dovrebbero avere l’opportunità non solo di realizzare il proprio potenziale ma soprattutto di elevare il loro livello di aspirazioni.

La conoscenza modifica i comportamenti, anche se non è detto che maggiori conoscenze generino di per sé comportamenti migliori: sofisticate conoscenze e abilità possono essere usate anche per fini perversi e antisociali. C’è quindi bisogno di un modello educativo che, fuori da ogni intenzione di indottrinamento, faccia riferimento ad alcuni valori di fondo.  Secondo la Commissione  Delors, nel rapporto all’UNESCO del 1996 (L’éducation: un trésor est caché dedans): “l’educazione deve fornire la mappa di un mondo complesso e in continuo cambiamento e la bussola che consente di orientarsi”.

 Il rapporto raccomanda di prestare uguale attenzione a quattro pilastri base dell’educazione:

  • “imparare a conoscere” (conoscenze di base e cultura generale)
  • “imparare a fare” (competenze professionali e operative in genere)
  • “imparare a vivere con gli altri” (capacità di cooperare, rispetto delle differenze, regole di cittadinanza)
  • “imparare a essere” (capacità critica, autonomia di giudizio, responsabilità)

 

Da un simile modello educativo, in un quadro di LLL, è ragionevole attendersi lo sviluppo di tre tipi di capitale:

  • il capitale umano (conoscenze, titoli di studio e qualifiche), che appartiene agli individui
  • il capitale sociale (una rete di fiducia, di cooperazione e valori condivisi), che è un bene pubblico
  •  un capitale di identità (autonomia critica, responsabilità, coscienza delle proprie potenzialità, aspirazioni più elevate) senza il quale è difficile che crescano il capitale umano e quello sociale.

 La scarsa fiducia in se stessi, nel proprio potenziale e la povertà di aspirazioni del singolo, come di un popolo, sono i nemici da battere.

 In sintesi si può affermare che   la formazione permanente ( Lifelong Learning), dovrebbe rendere ognuno capace

  • di assumere il controllo della propria vita
  • di partecipare con altri alle decisioni che potranno modificarla
  • di essere in grado di prefigurare per se stessi futuri alternativi coerenti con le proprie preferenze e aspirazioni

 

3. Dal “come mi pare”… all’ arte della potatura: 

saper scegliere e saper rinunciare per ri-scoprire la vitalità della vita

 

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Un proverbio contadino immaginava che la vite dicesse al vignaiolo: “Fammi povera, che ti farò ricco”…. per vivere,   vivere a lungo,   vivere bene e star bene quando la condizione umana lo consenta, bisogna sapere, saper volere e saper fare molte cose. Una vita intera, anche se ben spesa, non basta ad acquistare tutti questi saperi…

 In questa prospettiva, la formazione permanente diventa  efficace se centrata sulla categoria del “forse”,  cioè «dell’interrogarsi, del ricercare, del mettersi in discussione», per  non tagliare i rami fecondi e non togliere la linfa alle radici..

 E’ la categoria del “forse”, del “saper mettersi in discussione”  che  caratterizza un’adultità umile e responsabile, dove prevale l’atteggiamento proprio

  • di chi ha identità solida (sa di non perdersi)
  • di chi vuol comprendere (non accetta passività)
  • di chi è animato da curiosità intellettuale e non mette a tacere la ragione
  • di chi di fronte al nuovo è disposto a ri-orientarsi

 

 

E dunque la formazione – quale punto di confluenza di educazione e istruzione – torna ad essere al centro di qualunque progetto emancipativo che sappia coniugare saperi ed emozioni, competenze cognitive ed emotive, dimensione personale e sociale, pluralità dei tempi come dei contesti di vita e di esperienza. Una formazione che, nel quadro della “modernità liquida”, non appare più “concepibile” né “pensabile” “in una forma diversa dalla formazione incessante, perpetuamente incompiuta e aperta”

Bauman, 2009, p. 87

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